“Tosca” in diretta su Rai3 in collaborazione con Ministero della Cultura e Rai Cultura

Un evento straordinario per celebrare uno dei capolavori più amati della storia dell’opera. Sabato 1° novembre, alle 20.50 in diretta in mondovisione su Rai3, Tosca, nella ricostruzione dell’allestimento originale del 1900 riproposto al Teatro dell’Opera di Roma, dove nacque il capolavoro di Giacomo Puccini. L’iniziativa, realizzata in collaborazione con il Ministero della Cultura e Rai Cultura, anticipa l’apertura della stagione 2025/2026 dell’Opera di Roma e celebra il 125esimo anniversario dell’opera. A introdurre e commentare la serata su Rai3, saranno Cristiana Capotondi e Alessandro Preziosi, protagonisti del progetto televisivo.

 

Il 14 gennaio del 1900, Roma assiste alla prima assoluta di Tosca, un evento che lascia un segno indelebile nella storia della musica e della città. Sullo stesso palcoscenico torna oggi una ricostruzione completa e dettagliatissima dell’allestimento originale ideato da Adolf Hohenstein, realizzata con la supervisione dell’Archivio Storico Ricordi.

Sul podio il maestro Antonino Fogliani, mentre la regia è firmata da Alessandro Talevi. Protagoniste tre grandi stelle della lirica: Eleonora Buratto (Tosca), Jonathan Tetelman (Cavaradossi) e Luca Salsi (Scarpia). Completano il cast Gabriele Sagona (Angelotti), Domenico Colaianni (Sagrestano), Matteo Mezzaro (Spoletta), Daniele Massimi (Sciarrone), Alessandro Guerzoni (Carceriere) e Maria Nardone (Pastorello). La regia TV è affidata a Fabrizio Guttuso Alaimo.

 

Le scene e i costumi originali di Adolf Hohenstein sono stati ricreati rispettivamente da Carlo Savi e Anna Biagiotti, con le luci firmate da Vinicio Cheli. L’Orchestra e il Coro, quest’ultimo diretto da Ciro Visco, sono del Teatro dell’Opera di Roma. È prevista anche la partecipazione della Scuola di Canto Corale.

 

Il regista Alessandro Talevi sottolinea invece la modernità dell’opera: «Non ho mai smesso di ammirare la sottigliezza e la cura dei particolari con cui Puccini crea i suoi scenari e il modo in cui richiedono costantemente un’indagine psicologica profonda da parte di cantanti e regista».

 

Seguendo le indicazioni originali di Puccini, l’allestimento restituisce la Roma vissuta dal compositore, dalle vedute dell’alba su Castel Sant’Angelo agli interni dorati di Sant’Andrea della Valle, fino ai rintocchi del Mattutino che il compositore di Lucca ascoltava all’alba per coglierne l’intonazione autentica da inserire in partitura.

 

In occasione della recita straordinario di Tosca, il Teatro dell’Opera di Roma presenta anche la mostra ‘Tosca 125. Oltre la scena’, che ne esplora la genesi e la fortuna attraverso documenti, bozzetti, fotografie e costumi provenienti dall’Archivio Storico Ricordi e dalle collezioni del Teatro.

 

Roma, 29 ottobre

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Una notte a Teatro – 3° Edizione, 8 e 9 novembre

Da sabato 8 novembre ore 17.00 a domenica 9 novembre ore 12.00

La magica Notte a Teatro torna per il terzo anno consecutivo!

Un’esperienza unica dedicata ai bambini dagli 8 ai 10 anni con giochi, attività a sorpresa e laboratori pensati per accompagnare i giovani ospiti in un viaggio divertente e coinvolgente nel mondo dell’Opera.

Il più incredibile sleep over della città attende 120 piccoli fortunati, che avranno l’opportunità straordinaria di dormire in teatro!

I bambini dovranno presentarsi in tuta da ginnastica (che utilizzeranno anche per dormire) e portare con sé: stuoino o materassino, sacco a pelo, torcia, calzettoni di ricambio, piccolo asciugamano e spazzolino da denti.

 

Biglietto: € 35,00 (cena e colazione incluse)

Iscrizioni: a partire dalle ore 15 del 30 ottobre. Non è possibile iscrivere più di un bambino o bambina dalla stessa mail.

Per informazioni e iscrizioni: didattica@operaroma.it

Le richieste saranno accolte fino a esaurimento dei posti disponibili e confermate tramite mail.

Iniziativa realizzata in collaborazione con AGESCI Lazio

 

 

Roma, 30 ottobre 2025

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Simone Agrò nominato Primo Ballerino del Teatro dell’Opera di Roma

Grande festa al Teatro Costanzi al termine della ‘prima’ di Marco Spada di venerdì 24 ottobre. Simone Agrò è stato nominato Primo Ballerino del Teatro dell’Opera di Roma dal sovrintendente Francesco Giambrone, su proposta della direttrice del Corpo di Ballo Eleonora Abbagnato.

Durante i calorosi applausi del pubblico che aveva appena ammirato le vicende avventurose del brigante romano, nella ricostruzione dell’allestimento storico del 1981, così come Pierre Lacotte lo aveva ricreato proprio per l’Opera di Roma, a sorpresa sono saliti sul palcoscenico il sovrintendente e la direttrice del ballo. Una pioggia di coriandoli ha reso ancora più palpabile l’emozione del danzatore siciliano, classe 1998 che, al termine della recita in cui aveva interpretato il ruolo di Federici, ha appreso la notizia del meritato riconoscimento.

 

«Il Corpo di Ballo del nostro Teatro rappresenta una delle eccellenze di cui andiamo più orgogliosi – ha dichiarato il sovrintendente Francesco Giambrone – e sono felice di vederlo crescere con tanto talento e tanta passione. Questo importante riconoscimento a uno dei suoi componenti, al termine di una recita che ha riscosso uno straordinario successo, conferma i livelli di qualità raggiunti da tutti sotto la guida di Eleonora Abbagnato. Oggi è davvero una giornata di festa per tutto il nostro Teatro».

 

«Simone è un danzatore di una versatilità unica, in grado di esprimersi in interpretazioni intense tanto nel repertorio classico quanto nelle declinazioni più contemporanee del linguaggio coreografico – ha dichiarato Eleonora AbbagnatoÈ un talento cresciuto artisticamente al Teatro dell’Opera di Roma, dalla Scuola, dove si è diplomato con il massimo dei voti, fino alla Compagnia, dove è arrivato quando io ero già alla direzione. Questo è un ulteriore motivo di orgoglio nel dare questa nomina. È un danzatore dalla grande passione, oltre che dotato di tecnica ed eleganza. È una gioia sapere che giovani promesse della danza possono contare su una carriera come quella da lui intrapresa e possono crescere professionalmente in Italia».

 

Classe 1998, Simone Agrò è nato ad Agrigento. A quattro anni ha iniziato a studiare alla scuola Progetto danza delle sorelle Bartolomeo a Realmonte (Agrigento). Notato dall’étoile Alessandro Molin, a dodici anni ha vinto una borsa di studio per la Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma. Dopo essersi diplomato qui, nel 2017 con il massimo dei voti, è entrato a far parte del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera diretto da Eleonora Abbagnato. Ha interpretato sin da subito ruoli da primo ballerino quali Basilio in Don Chisciotte, Conrad ne Il Corsaro, Mercuzio in Romeo e Giulietta, Colas ne La fille mal gardée, L’idolo d’oro e il capo fachiro ne La Bayadère, l’uccellino azzurro ne La bella addormentata, Phoebus in Notre-Dame de Paris, il celebre passo a due dei contadini in Giselle, e ha danzato in Pink Floyd Ballet, In the Night, Suite en blanc, Bolero, Within the Golden Hour, Blanche Neige, Walking Mad, Glass Pieces, Manon, tutti balletti firmati dai più grandi coreografi del panorama nazionale e internazionale di balletto. Recenti Yellow, coreografia firmata da Adriano Bolognino in prima assoluta al Teatro Nazionale, al Costanzi Playlist track 1, 2 di William Forsythe, Il rosso e il nero di Uwe Scholz, Lo schiaccianoci di Chalmer (Fritz; Schiaccianoci), Carmen di Bubeníček (Lucas, anche in tournée a Parigi), Onegin (Lenskij) di Cranko, a La Nuvola S di Kratz. Ha ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui il Premio Europa in danza come giovane promessa della danza, il Premio Foligno in danza come artista emergente e il premio Danza&Danza 2023 come interprete emergente.

 

Roma, 24 ottobre 2025

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“Piramo e Tisbe” alla Centrale Montemartini

Dal 25 al 29 ottobre una produzione del Teatro dell’Opera di Roma
in collaborazione
con la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e il Teatro di Roma

 

Frutto di una collaborazione inedita fra tre importanti istituzioni culturali della Capitale, il Teatro dell’Opera di Roma, il Teatro di Roma – Teatro Nazionale e la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, l’allestimento dell’opera Piramo e Tisbe di John Frederick Lampe (1703-1751), fagottista nell’orchestra di Händel a Londra, proposto in prima esecuzione italiana, debutta nella Sala Macchine, prestigioso spazio del Museo Centrale Montemartini (Via Ostiense 106) sabato 25 ottobre alle ore 20.00, in occasione del World Opera Day, con repliche dedicate alle scuole il 28 e 29 alle ore 11.00. La prima rappresentazione (ingresso su invito) sarà trasmessa in diretta sul canali Instagram ufficiale del Teatro dell’Opera di Roma.

Un’alleanza virtuosa promossa nell’ambito di un bando del Ministero della Cultura volto alla valorizzazione delle attività di spettacolo dal vivo negli spazi museali, con l’obiettivo di creare nuove occasioni di incontro tra patrimonio e creatività contemporanea. Il progetto ha una forte vocazione formativa e generazionale: coinvolge infatti giovani artisti emergenti — cantanti, attori, scenografi, costumisti e light designer — provenienti da “Fabbrica” – Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma e dal Corso di perfezionamento per attori del Teatro di Roma, offrendo loro un’opportunità concreta di crescita professionale in un contesto unico.

Da diversi anni, infatti i giovani talenti di “Fabbrica”, si cimentano con il repertorio lirico. Ora, per la prima volta, affrontano un’operina del tardo periodo barocco dalla storia curiosa e affascinante: la mock opera – o parodia in musica. L’opera si ispira alla celebre vicenda narrata da Ovidio nelle Metamorfosi (Libro IV vv.55-166) e ripresa in chiave comica nell’ultima scena del Sogno di una notte di mezza estate (1595) di Shakespeare, in cui bottegai e artigiani mettono in scena una bizzarra parodia della tragedia antica.

La partitura di Lampe è stata riscoperta dal musicologo barocchista Lorenzo Tozzi nella biblioteca del Conservatorio Superiore di Musica di Parigi. Tozzi firma anche la consulenza musicale dello spettacolo. Alla tastiera il maestro Antonio Pergolizzi, mentre la regia è affidata a Cesare Scarton, che cura anche, insieme a Tozzi, la drammaturgia e l’adattamento del testo. Gli elementi scenici sono di Sofia Sciamanna, i costumi di Virginia Blini e le luci di Zofia Pinkiewicz. Interpreti dell’opera sono Guangwei Yao (Piramo), Jessica Ricci (Tisbe), Jiacheng Fan (Muro), Alejo Alvarez Castillo (Leone), Dayu Xu (Luna), tutti provenienti dalla quinta edizione di “Fabbrica”. A loro si uniscono gli artisti del Corso di perfezionamento del Teatro di Roma: Federico Gariglio (maestro suggeritore), Giacomo Cremaschi (primo gentiluomo), Andrei Cuciuc (secondo gentiluomo), Emanuele Baldoni (Semibreve) e Niccolò Massi (prologo/epilogo).

La Centrale Montemartini, sede dell’originale allestimento, è uno dei luoghi più suggestivi e simbolici della città di Roma, dove il dialogo tra antico e moderno si fa esperienza concreta. Prima centrale termoelettrica pubblica di Roma, venne inaugurata nel 1912. Dopo aver ospitato la mostra “Le macchine e gli dei”, inaugurata nel 1997, che presentava al pubblico importanti opere delle collezioni capitoline, l’esposizione temporanea si è trasformata in un museo permanente, che accoglie una straordinaria raccolta di sculture romane e mosaici esposti tra turbine, motori diesel e macchinari industriali d’inizio Novecento.

 Considerata un’anticipazione della vicenda di Romeo e Giulietta, la storia di Piramo e Tisbe ha goduto di grande fortuna nei secoli, dal Medioevo fino ai giorni nostri. I due giovani amanti, osteggiati dalle rispettive famiglie, comunicano di nascosto attraverso una fessura nel muro che separa le loro case. L’incontro notturno, ostacolato da un leone e da un tragico equivoco, porterà entrambi al suicidio.

Citazioni o trattamenti di questa vicenda si ritrovano da Dante a Boccaccio, da Chrétien de Troyes a Geoffrey Chaucer, sino a Shakespeare. Ma se in quest’ultimo la satira era rivolta ai commedianti e agli attori da strapazzo del suo tempo, in Lampe (che forse impersonava il ruolo di Semibreve mentre la moglie Isabella Young quello di Tisbe) la parodia è diretta contro l’opera italiana, allora molto in voga a Londra, e contro gli strapagati castrati e cantatrici.

Il libretto si ispira al perduto Comick Masque of Pyramus and Thisbe di Richard Leveridge (Lincoln’s Inn Fields Theatre, 1716), probabilmente abbreviato dallo stesso Lampe. Gli spettatori della commedia shakespeariana Teseo, Ippolita e la corte ateniese – sono qui sostituiti da Semibreve, dal maestro suggeritore e da due anonimi gentiluomini inglesi, uno dei quali reduce da un viaggio in Italia, dove aveva avuto modo di apprezzare l’opera italiana.

Compositore sassone e difensore dell’opera inglese, Frederick Lampe si trasferì a Londra intorno al 1724, dove fu fagottista nell’orchestra di Händel al King’s Theatre. Collaborò con Henry Carey e Thomas Arne, cercando di creare un’opera in lingua inglese. Il suo successo maggiore fu The Dragon of Wantley (Covent Garden, 1737), parodia ironica dell’opera italiana e in particolare del Giustino di Händel, che ottenne grande favore di pubblico. Anche Pyramus and Thisbe (1745), presentata al Covent Garden, mise alla berlina gli eccessi e le assurdità dei libretti d’opera dell’epoca, sostituendo al tragico un lieto fine ironico. Figura centrale nelle dispute tra sostenitori dell’opera italiana e fautori di una tradizione nazionale, Lampe fu lodato da Charles Burney per l’efficacia e l’originalità della sua musica, giudicata superiore persino alla Beggar’s Opera di Gay e Pepusch.

Se i tredici numeri musicali superstiti (dieci arie e tre duetti, mentre i recitativi sono andati perduti) sono stati conservati nella lingua inglese, le sezioni recitate sono state tradotte in italiano per favorire la comprensione del pubblico.

 

Una produzione del Teatro dell’Opera di Roma Capitale in collaborazione con Teatro di Roma – Teatro Nazionale

In collaborazione con la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e la rete dei Musei in Comune di Roma Capitale

Con il sostegno del Ministero della Cultura – Direzione Generale Spettacolo
Progetto vincitore dell’avviso pubblico “Sostegno per la valorizzazione delle attività di spettacolo dal vivo da parte di Istituti e luoghi della cultura statali presenti su tutto il territorio nazionale e da parte di soggetti giuridici creati o partecipati dal Ministero della Cultura che si occupano della conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale” per l’anno 2025

 

 

Centrale Montemartini, Sala Macchine

 

sabato 25 ottobre 2025 ore 20.00
martedì 28 ottobre 2025 ore 11.00 (scuole)
mercoledì 29 ottobre 2025 ore 11.00 (scuole)

 

Piramo e Tisbe

Mock opera in un atto (1745)
di John Frederick Lampe

dalle Metamorfosi di Ovidio e al Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare

Adattamento e drammaturgia Cesare Scarton e Lorenzo Tozzi
Consulenza musicale Lorenzo Tozzi

Prima esecuzione in Italia

Regia Cesare Scarton
Elementi scenici Sofia Sciamanna*
Costumi Virginia Blini*
Luci Zofia Pinkiewicz*

 

Personaggi e interpreti

Piramo Guangwei Yao*
Tisbe Jessica Ricci*
Muro Jiacheng Fan*
Leone Alejo Alvarez Castillo*
Luna Dayu Xu*

 Maestro suggeritore Federico Gariglio**
Primo gentiluomo Giacomo Cremaschi**
Secondo gentiluomo Andrei Cuciuc**
Semibreve Emanuele Baldoni**
Prologo/Epilogo Niccolò Massi**

Antonio Maria Pergolizzi tastiere

 

*artisti di “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma

**artisti del corso di perfezionamento del Teatro di Roma

 

Una produzione del Teatro dell’Opera di Roma

In collaborazione con Teatro di Roma – Teatro Nazionale

In collaborazione con la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e la rete dei Musei in Comune di Roma Capitale

 

Con il sostegno del Ministero della Cultura – Direzione Generale Spettacolo

Progetto vincitore dell’avviso pubblico “Sostegno per la valorizzazione delle attività di spettacolo dal vivo da parte di Istituti e luoghi della cultura statali presenti su tutto il territorio nazionale e da parte di soggetti giuridici creati o partecipati dal Ministero della Cultura che si occupano della conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale” per l’anno 2025

 

In occasione del World Opera Day 2025

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Al Teatro Nazionale un dittico Janáček/Poulenc firmato da Andrea Bernard

«Il cuore di questo lavoro nasce dal desiderio di mettere in dialogo due opere lontane per lingua, forma e contesto, ma unite da un identico nucleo emotivo: la solitudine e l’impossibilità di comunicare davvero». Andrea Bernard si riferisce al dittico che accosta Il diario di uno scomparso (Zápisník zmizelého) di Leoš Janáček e La voix humaine (La voce umana) di Francis Poulenc. Il regista nato a Bolzano, classe 1987, per il suo debutto con l’Opera di Roma firma questo nuovo allestimento in scena dal 18 al 24 ottobre 2025 al Teatro Nazionale. Riconosciuto sulla scena internazionale, Bernard è uno dei più giovani vincitori del Premio Abbiati (miglior regista emergente 2024 per il suo Don Carlo). «Non parlo di una solitudine intesa come semplice isolamento – prosegue il regista – bensì come condizione dell’anima, capace di trasformare lo spazio e il tempo in gabbie invisibili. Ho immaginato entrambe le vicende ambientate in due stanze di uno stesso albergo, come se le due storie si svolgessero nello stesso istante. Un “non-luogo” anonimo, neutro, di passaggio, che non racconta nulla di chi lo abita se non l’appartenenza sociale. Qui il passato e il futuro si affacciano soltanto attraverso i pensieri dei protagonisti». Così Bernard descrive l’approccio alle due opere, parabole identitarie messe in relazione dal regista attraverso la costruzione scenografica di due stanze dello stesso hotel, grazie alle scene di Alberto Beltrame. Completano l’allestimento i costumi di Elena Beccaro e le luci di Marco Alba.

I due atti unici vengono proposti nella versione per pianoforte, eseguita dallo statunitense Donald Sulzen.

Il primo, Il diario di uno scomparso di Janáček su libretto di Josef Kalda, arriva per la prima volta nella storia dell’Opera di Roma e in continuità con la proposta del compositore ceco di questi anni, di cui sono state rappresentate al Costanzi Káťa Kabanová (2022), Da una casa di morti (2023) e Jenůfa(2024). Protagonisti il tenore Matthias Koziorowski e il mezzosoprano Veronica Simeoni. Koziorowski, resident guest nell’ensemble dell’Opera di Graz, dove si è esibito come tenore solista nel War Requiem di Britten e nelle Scene dal Faust di Goethe di Schumann, è stato anche membro dell’ensemble dell’Opera di Halle. Simeoni è stata già interprete per l’Opera di Roma in The Bassarids di Henze con la regia di Mario Martone e La damnation de Faust di Berlioz firmata da Damiano Michieletto, spettacoli entrambi vincitori del Premio Abbiati.

La voix humaine di Poulenc, dal celebre libretto di Jean Cocteau, torna dopo le messe in scena del 1971 con la regia di Sandro Sequi e del 2001 con quella di Giorgio Barberio Corsetti, e dopo il concerto diretto da Maxime Pascal nel 2017. Protagonista di quest’ultima era proprio Anna Caterina Antonacci. Cantante tra le più raffinate della sua generazione, ha affrontato numerose volte questo titolo di Poulenc, recentemente anche con la regia di Emma Dante. Antonacci al Teatro Nazionale incontra nuovamente Donald Sulzen dopo i concerti che li hanno visti interpreti alla Wigmore Hall di Londra e all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma.

 

Composti a quarant’anni di distanza l’uno dall’altro Il diario di uno scomparso (1917-19) e La voix humaine (1958) descrivono due tormenti d’amore radicali. In Janáček quello del giovane Jan invaghito della zingara Zefka per cui decide di lasciare la famiglia d’origine, in Poulenc la conversazione al telefono di una donna con l’uomo che l’ha lasciata. Due capolavori del contemporaneo che hanno ispirato generazioni di artisti, fra cui Annibale Ruccello, il cui dramma Le cinque rose di Jennifer richiama i temi de La voix humaine di Cocteau.

 

Andrea Bernard si è affermato sulla scena internazionale grazie alla vittoria dell’European Opera-directing Prize nel 2016. Da allora firma regie di prosa e d’opera in Italia ed Europa. Recenti Ernani al Teatro La Fenice in coproduzione con il Palau de Les Arts di Valencia (2023) e Il viaggio a Reims di Rossini per l’apertura del Landestheater di Salisburgo (2024). Ha vinto il Premio Abbiati 2024 come miglior regista emergente per la regia di Don Carlo. Bernard ha inoltre collaborato con realtà internazionali quali Opéra de Rouen, Opéra Grand Avignon, Théâtre des Champs-Élysées. Nel 2024 ha aperto la stagione del Teatro Stabile di Bolzano con A Kind of Miles, spettacolo dedicato a Miles Davis scritto e interpretato da Paolo Fresu.

 

Donald Sulzen è il pianista del Munich Piano Trio. Artista di fama internazionale, è richiesto collaboratore di cantanti quali Anna Caterina Antonacci, Laura Aikin, Julie Kaufmann, Ofelia Sala e James Taylor. La sua musica è stata apprezzata in molte trasmissioni radiofoniche e televisive.

 

La programmazione 2025/26 al Teatro Nazionale prosegue a novembre con Al lupo, al lupo! di Gaetano Panariello, interpretato dalla Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera di Roma (23 novembre). A dicembre 2025 seguono il balletto Coppélia, nella coreografia di Giorgio Mancini e interpretato dagli allievi della Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma (dal 3 al 7 dicembre) e la performance di danza Die Seele am Faden / Soul Threads basata sul testo Il teatro delle marionettedi Heinrich Von Kleist, con protagonista Friedemann Vogel (12 e 13 dicembre). La stagione riprende poi ad aprile 2026 con Serata Preljocaj, omaggio a uno dei coreografi più innovativi della scena contemporanea, affidato a étoiles, primi ballerini, solisti e Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma (14-19 aprile). A maggio 2026 sono previsti inoltre due nuovi allestimenti dedicati a Hans Werner Henze, La piccola cubana ed El Cimarrón, realizzati in occasione del centenario della nascita del compositore, tratti da testi di Miguel Barnet (15-21 maggio). Chiude la stagione, in ottobre 2026, la nuova commissione del Teatro dell’Opera di Roma La vita nuda di Matteo D’Amico, liberamente ispirata a L’uomo dal fiore in bocca e La patente di Luigi Pirandello (21-25 ottobre).

 

Dopo la prima rappresentazione, sabato 18 ottobre (ore 20), Il diario di uno scomparso / La voix humaine torna in scena al Teatro Nazionale domenica 19 (ore 16.30), martedì 21 (ore 20), giovedì 23 (ore 20) e venerdì 24 ottobre (ore 20).

 

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Corso di Formazione Insegnanti 2025-26 della Scuola di Danza

Da lunedì 20 ottobre la Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma avvia per l’anno accademico 2025-26 un Corso di Formazione Insegnanti con l’obiettivo di trasferire ai partecipanti le competenze didattiche qualificate per l’insegnamento professionale della danza classica.

Il piano formativo del Corso si compone di tutte le discipline pratiche e teoriche che costituiscono l’assetto didattico di una scuola di danza professionale; il corpo docente, di assoluto prestigio, ha elaborato un programma di studi fortemente strutturato e comprensivo dei requisiti necessari a ottenere un futuro riconoscimento di formazione superiore.

Le lezioni del primo anno 2025/2026 si svolgeranno sia nelle modalità in presenza, presso la sede della Scuola di Danza del Teatro dell’Opera, sia a distanza e termineranno a giugno 2026.

Le lezioni frontali della Metodologia didattica e della Tecnica accademica sono affidate alla professoressa Nicole Cavallin, prestigiosa e stimata docente della Scuola dell’Opéra di Parigi; ma anche per tutte le altre discipline, sarà impegnato un team di lavoro formato da esperti del settore di comprovata esperienza professionale.

 

Le iscrizioni per accedere al percorso di formazione sono aperte fino alla fine di ottobre.

 

Per informazioni scrivere a:

corsoinsegnanti.scuolaballo@operaroma.it

scuola.ballo@operaroma.it

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Santa Cecilia e Opera di Roma insieme per Wagner

Le due istituzioni lirico-sinfoniche romane per la prima volta collaborano, portando Wagner a Roma con opere, mostre e promozioni speciali per il pubblico. A distanza di quasi 150 anni dal celebre soggiorno nella capitale con la moglie Cosima (1876), il compositore tedesco torna protagonista della vita musicale romana: l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e il Teatro dell’Opera di Roma apriranno, infatti, le rispettive stagioni con le rappresentazionidelle opere La Valchiria a Santa Cecilia, diretta da Daniel Harding (23 ottobre), e Lohengrin al Teatro dell’Opera, diretto da Michele Mariotti (27 novembre).

 

Massimo Biscardi, Presidente-Sovrintendente di Santa Cecilia, così afferma: «Questa iniziativa segna l’inizio di un dialogo concreto tra due Istituzioni che condividono la stessa missione e una visione comune: promuovere la musica e la cultura nella nostra città, valorizzandone il ruolo a livello locale e internazionale. Siamo felici di poter collaborare con il Teatro dell’Opera di Roma in un progetto che unisce le forze di due grandi realtà al servizio della Capitale. Wagner, con la sua musica che fonde dimensione sinfonica e teatrale, rappresenta simbolicamente l’incontro tra le nostre identità artistiche. È un segnale di apertura e di fiducia nel futuro, nella convinzione che insieme si possa fare molto per la musica e per Roma».

 

Dichiara Francesco Giambrone, Sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma: «È un grande piacere condividere con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia un progetto che celebra uno dei più grandi compositori della storia: è un segnale importante di unità e condivisione tra le due grandi istituzioni musicali della Capitale. Aprire la nostra stagione con Lohengrin mentre Santa Cecilia propone La Valchiria significa celebrare non soltanto la potenza del teatro e della musica wagneriana, ma anche riaffermare il valore della cultura come spazio d’incontro e di dialogo. Insieme offriamo al pubblico un percorso che ci unisce nel segno di una visione comune: fare della musica un bene vivo, condiviso e profondamente radicato nella città e rafforza con questa importante collaborazione la progettualità delle nostre istituzioni. È il primo passo di un cammino comune che costruiamo nell’interesse del nostro pubblico e della città di Roma».

 

Queste due produzioni saranno affiancate da iniziative comuni: in primo luogo, è stata prevista una promozione speciale per il pubblico. Grazie a un accordo tra le due istituzioni romane, tutti i possessori di un biglietto per La Valchiria o per Lohengrin, così come gli abbonati alla Stagione 2025/26 di Santa Cecilia o del Teatro dell’Opera, potranno acquistare un biglietto per l’altra opera con uno sconto del 25%, presentando il proprio titolo di ingresso alle rispettive biglietterie, fino a esaurimento dei posti disponibili.

 

Tra le ulteriori proposte, due mostre dedicate al rapporto tra Wagner e Roma allestite presso le due fondazioni, in cui saranno esposti bozzetti, foto, lettere, e documenti d’epoca.

In particolare, la mostra allestita a Santa Cecilia – che si apre il 23 ottobre – sarà dedicata al soggiorno romano di Wagner durato quasi un mese, nel 1876, organizzato dopo la prima del Ring des Nibelungen a Bayreuth. I luoghi che più ebbero rilevanza durante la permanenza furono Villa Caffarelli, l’Ambasciata di Prussia a Roma e la sede dell’Associazione artistica internazionale di vicolo d’Alibert, dove si tennero due importanti ricevimenti in onore di Wagner. Durante quel periodo, Wagner incontrò numerose personalità di spicco dell’epoca, dalla contessa Sayn-Wittgenstein agli archeologi Helbig e Curtius, dal letterato Pietro Cossa al filosofo e Joseph Arthur de Gobineau, dai pittori Scipione Vannutelli e Guglielmo De Sanctis, allo scultore Ettore Ferrari, il quale realizzò per l’occasione il noto busto in gesso dell’artista. Il busto sarà eccezionalmente esposto nella mostra, concesso in prestito dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma. Tra i musicisti incontrati spicca la figura di Giovanni Sgambati, allievo di Liszt, i cui quintetti per archi e pianoforte riscossero non solo l’approvazione di Wagner, ma addirittura il suo personale interessamento affinché li pubblicasse la casa Schott di Magonza, da allora il principale editore del musicista romano. Durante la sua permanenza romana, Wagner fu inoltre insignito dell’aggregazione all’Accademia di Santa Cecilia in qualità di socio ‘illustre’, come testimoniano i documenti conservati nell’Archivio storico della istituzione. La mostra conterrà anche un’esposizione di foto, a cura di Musacchio, Pasqualini e Fucilla (MUSA), che illustrano le varie fasi dell’allestimento delle scenografie per la produzione della Valchiria, con la regia di Vincent Huguet e l’impianto scenico di Pierre Yovanovitch.

 

È il secondo anno che la nuova sala espositiva del Teatro dell’Opera di Roma, inaugurata lo scorso gennaio con l’evento dal titolo Tosca 125, ospiterà una mostra, questa volta dedicata espressamente al Lohengrin a Roma, titolo inaugurale della stagione 2025-26. Il concept della mostra – che si apre il 22 novembre – ruoterà attorno a una serie di sezioni che illustreranno alcuni episodi della vita del Teatro dell’Opera legati al titolo wagneriano. Una sarà dedicata a bozzetti, figurini e costumi, appartenenti a un importante allestimento storico del 1929, presso l’allora Teatro Reale dell’Opera: produzione prestigiosa firmata dal poliedrico artista figurativo Duilio Cambellotti (1876-1960) in qualità di scenografo e costumista, affiancato nella realizzazione dei costumi da Luigi Sapelli in arte Caramba, primo vero importante sarto teatrale. Ulteriori suggestioni deriveranno dall’esposizione di un significativo cimelio artistico, di proprietà della Fondazione: una delle due copie esistenti del busto in gesso di Wagner, scolpito da Ettore Ferrari nel 1876, in presenza del grande musicista tedesco. Ad altri aspetti particolari della storia del Teatro Costanzi sarà invece dedicata una ulteriore sezione, caratterizzata da documenti audiovisivi di grande interesse storico.

 

Fra i vari appuntamenti, l’Accademia di Santa Cecilia organizza mercoledì 15 ottobre – a partire dalle ore 14 – una giornata di studi interamente dedicata alla figura di Richard Wagner, in collaborazione con l’Accademia Tedesca Roma – Villa Massimo. Nella storica sede di Villa Massimo, le relatrici e i relatori proporranno una serie di interventi per restituire un ritratto sfaccettato di Wagner, dal suo soggiorno a Roma fino a una ricognizione sui più importanti allestimenti scenici della Valchiria.

 

Grazie a queste iniziative congiunte, le due istituzioni, protagoniste della vita musicale romana, collaborano per offrire alla città un evento di grande rilievo, capace di intrecciare musica, storia e arte attorno alla figura di Wagner.

 

Roma, 8 ottobre 2025

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Dal 24 ottobre “Marco Spada” nella ricostruzione di Lacotte

È una rarità Marco Spada, omaggio al coreografo francese Pierre Lacotte (1932-2023) a poco più di due anni dalla sua scomparsa. Lo spettacolo, che chiude la stagione di balletto 2024/25, va in scena al Costanzi dal 24 al 29 ottobre nella ricostruzione dell’allestimento storico del 1981, così come Lacotte lo aveva ricreato proprio per l’Opera di Roma firmando anche scene e costumi. Una prima, quella del 15 marzo 1981, considerata quasi europea, se non mondiale. Il balletto infatti aveva debuttato sulle scene parigine nel 1857, su musica di Daniel-François-Esprit Auber, libretto di Eugène Scribe e coreografia di Joseph Mazilier. Poi era praticamente sparito dai cartelloni. Dopo oltre 120 anni Lacotte lo aveva riportato in vita nella città dove si svolge la vicenda che vede protagonista il brigante romano Marco Spada. Ripreso solo l’anno successivo, nel 1982, questa rarità torna in scena al Costanzi dopo più di 40 anni di assenza.

 

Gli artisti ospiti chiamati ad interpretare i ruoli principali sono i russi Igor’ Cvirko (Marco Spada: 24; 25 ore 20; 28; 29) e Dmitrij Vyskubenko (Federici: 26; 28), rispettivamente Principal Dancer e leading soloist del Teatro Bol’šoj ed entrambi al debutto a Roma, insieme alla danzatrice ucraina Iana Salenko (Angela: 24; 25 ore 20; 28), Principal Dancer dello Staatsballett Berlin. Con Salenko si alterna la solista Marta Marigliani (25 ore 15; 26; 29); con Cvirko l’étoile Alessio Rezza (25 ore 15; 26); con Vyskubenko Simone Agrò (24; 25 ore 20) e Mattia Tortora (25 ore 15; 29). L’étoile Alessandra Amato è la Marchesa (26; 28) in alternanza con le prime ballerine Marianna Suriano (24; 25 ore 20) e Federica Maine (25 ore 15; 29); Pepinelli è interpretato dai primi ballerini Claudio Cocino (24; 25 ore 20) e Michele Satriano (26; 28) e dal solista Giacomo Castellana (25; 29). In scena in tutte le sette recite il Corpo di Ballo della Fondazione capitolina. L’Orchestra è diretta dall’esperta bacchetta di David Garforth. Alla produzione partecipano gli allievi della Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma diretta da Eleonora Abbagnato. Le luci sono di Jean-Michel Désiré. Riprendono la coreografia Anne Salmon e Gil Isoart.

 

È nato a Parigi Marco Spada, che ha visto la sua prima assoluta nel 1857 al Theatre Imperial de l’Opéra sotto il binomio Auber-Scribe, lo stesso della versione operistica (1852, Opéra Comique). Il libretto è molto simile. La musica, rimaneggiata dallo stesso compositore, vede un collage dei migliori pezzi da sue opere precedenti (Fra Diavolo, La Barcarola, Figliol Prodigo …). Il tema del balletto è quello del brigantaggio italiano, di moda, insieme allo spagnolismo, al tempo di Joseph Mazilier (1801-1868). Il danzatore, maître de ballet e coreografo ha trasposto in danza la farraginosa vicenda fatta di intrighi e colpi di scena, narrata nell’inverosimile e fantastico libretto.

Quando Pierre Lacotte ha iniziato il lavoro di ricostruzione le testimonianze della coreografia, sparita dalle scene da ben oltre un secolo, erano praticamente assenti. Per l’occasione erano stati chiamati nei ruoli principali Rudolf Nureyev (Marco Spada) e i francesi Ghislaine Thesmar (Angela), Michael Denard (Federici) e Francesca Zumbo (Marchesa Sampietri).

 

Il debutto del balletto è preceduto dal ‘Passaporto di Danza’ dedicato a questo titolo, mercoledì 22 ottobre alle ore 18.30 al Teatro Costanzi, con Eleonora Abbagnato e la giornalista, critica e docente di storia della danza e del balletto Sara Zuccari. Dopo la prima di venerdì 24 ottobre (ore 20), Marco Spada torna in scena sabato 25 (ore 15 e ore 20), domenica 26 (ore 16.30), martedì 28 (ore 20) e mercoledì 29 ottobre (ore 20).

 

Roma, 16 ottobre 2025

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Passione doppia: l’opera contemporanea e il balletto classico si incontrano

Il Teatro dell’Opera di Roma è lieto di proporre al pubblico Passione doppia, uno speciale pacchetto che accosta un titolo di assoluto rilievo nel panorama operistico contemporaneo e un classico del balletto ottocentesco:

Acquistando Passione doppia, si potrà assistere ad una replica a scelta di:

  1. Adriana Mater di Kaija Saariaho
    Capolavoro diretto da Ernest Martínez Izquierdo con la regia di Peter Sellars
    In scena dal 9 al 16 ottobre
  2. Marco Spada di Daniel François Esprit Auber
    Balletto con le coreografie di Pierre Lacotte nella ricostruzione dell’allestimento storico del 1981
    In scena dal 24 al 29 ottobre


Per l’elenco esaustivo delle repliche, si rimanda alla pagina dei singoli spettacoli. Dal pacchetto sono escluse le prime rappresentazioni.

 

Modalità di acquisto
È possibile acquistare il pacchetto recandosi presso la Biglietteria del Teatro oppure inviando una mail a ufficio.biglietteria@operaroma.it (pagamento tramite bonifico bancario).

Prezzi pacchetto:

  • Intero: Platea e palchi centrali € 125 / Palchi laterali di platea e primo ordine € 80
  • Under 30: Platea e palchi centrali € 90 / Palchi laterali di platea e primo ordine € 60

 

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Dal 4 ottobre al Nazionale il mito di Edipo riscritto da Alessandro Serra

Come rendere Sofocle accessibile a tutti? Come elaborare il lutto per la perdita della polis e del sacro? Come liberare Edipo dalla sua colpa?”. Sono le domande da cui è partito Alessandro Serra per il suo progetto teatrale, Tragùdia – Il canto di Edipo, liberamente ispirato alle opere di Sofocle e ai racconti del mito. Lo spettacolo arriva per la prima volta a Roma, dal 4 al 7 ottobre 2025, al Teatro Nazionale per la stagione del Teatro dell’Opera di Roma. “Edipo, – prosegue il regista – il fortunato salvatore della polis che risponde a un indovinello per bambini. Edipo, l’incestuoso e il parricida. Edipo, che ha il coraggio supremo di voler conoscere sé stesso. Edipo che rinnega gli dèi e i veggenti, Edipo che discende dalle radici marce del suo albero genealogico, si riconosce e acceca gli occhi. Non per punirsi ma acquisire una vista profetica”.

Prodotto da Sardegna Teatro in collaborazione con Teatro Bellini di Napoli, Emilia-Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Fondazione Teatro Due, Compagnia Teatropersona e I Teatri di Reggio Emilia, Tragùdia arriva nella capitale, dopo i successi raccolti in Italia e all’estero, dove ha conquistato importanti riconoscimenti, tra cui quattro Golden Laurel Wreath al Festival MESS di Sarajevo (miglior spettacolo, miglior regia, miglior attrice e il premio Radio “Sound of MESS” per il miglior uso dei suoni in teatro).

Tragùdia – dal greco “canto del capro”, origine etimologica del termine tragedia – interpreta la figura di Edipo attraverso un impianto scenico e drammaturgico di forte impatto simbolico, dove Edipo incarna letteralmente il capro espiatorio per eccellenza della vicenda tragica. “In un’epoca di macerie – afferma Serra – non c’è altra possibilità che lavorare su ciò che resta, soffiare sulle ceneri per riattivare il fuoco. Ciò che resta del rito: parole senza suono. Ciò che resta della polis: una società di estranei. Ciò che resta del rito: una drammaturgia spenta. Ciò che resta di un mito: una storiella venuta a noia. Ciò che resta di un eroe: un personaggio fuori fuoco. Il canto di Edipo si edifica sulle macerie”.

Serra firma regia, scene, costumi, luci e paesaggio sonoro, costruendo un dispositivo teatrale totale che annulla ogni distanza tra performer e spettatori. I testi, tratti da Sofocle, sono recitati in grecanico. “L’italiano – spiega il regista – sembra abbassare il tragico a un fatto drammatico. Abbiamo perciò scelto il grecanico, lingua che ancora oggi risuona in un angolo remoto di quella che fu la Magna Grecia, una striscia di terra che dal mare si arrampica sull’Aspromonte scrutando all’orizzonte l’Etna”. La traduzione è di Salvino Nucera, studioso e custode della lingua grecanica.

Per Tragùdia – Il canto di Edipo in scena un cast di interpreti internazionali: Alessandro Burzotta, Salvatore Drago, Francesca Gabucci, Sara Giannelli, Jared McNeill, Chiara Michelini e Felice Montervino. Voci e canti di Bruno de Franceschi.

 

A partire dalla vicenda di Edipo – l’uomo che si acceca dopo aver scoperto di aver sposato sua madre e ucciso il re di Tebe, Laio, suo padre naturale – Serra intreccia la ricerca sulla contaminazione tra gesto arcaico, parola poetica e spazio contemporaneo, con una parabola corale sull’identità, la colpa e il destino. L’ambientazione scenica è ridotta all’essenziale: corpi, terra e “luce nera della tragedia”. Ogni elemento contribuisce a creare un’atmosfera sacrale e ipnotica, che riconduce gli spettatori verso la comunità del rito.

 

Alessandro Serra è regista, autore, scenografo e light designer, noto per la ricerca scenica che intreccia mito, linguaggio arcaico e simbolismo. Nel 1999 fonda la Compagnia Teatropersona e inizia a rappresentare le sue creazioni in diversi paesi europei, raccogliendo successi e riconoscimenti prestigiosi. Vince il Premio europeo Beckett & Puppet 2006 con Beckett Box, il Premio dell’Osservatorio critico degli studenti al Premio Scenario Infanzia 2008/2009 con Il Principe Mezzanotte, il Premio ETI Nuove Creatività e il Premio Lia Lapini di scrittura di scena nel 2009 con Trattato dei manichini, il Premio del Pubblico al FIT Festival di Lugano 2013 con Il Grande Viaggio. Si impone ancora all’attenzione internazionale del 2017 grazie a Macbettu ispirato a Shakespeare e recitato in lingua sarda da soli uomini come in epoca elisabettiana. L’opera gli vale, fra gli altri, il premio UBU come Spettacolo dell’anno, il premio ANCT dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro e il Golden Laurel Wreath Award per miglior regista. Nel 2019 sempre Mcbettu, si aggiudica i premi miglior scenografo e miglior spettacolo a Le maschere del Teatro Italiano.

 

 

Dopo la prima rappresentazione, sabato 4 ottobre (ore 20), due le repliche di Tragùdia: domenica 5 (ore 18) e martedì 7 (ore 20).

 

Nello spettacolo è previsto l’utilizzo di luci stroboscopiche.

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