Il Caracalla Festival 2025 si chiude con un messaggio contro la guerra

“Un Teatro che sceglie di non stare in silenzio davanti all’orrore indescrivibile di quello che sta accadendo nel mondo. Non è possibile restare indifferenti. Abbiamo sentito l’urgenza di prendere una posizione chiara contro la guerra e per la pace”. Con queste parole il sovrintendente Francesco Giambrone commenta il concerto conclusivo del Caracalla Festival 2025: Carmina Burana di Carl Orff, in programma giovedì 7 agosto alle Terme di Caracalla.

Attorno a noi ci sono persone meno fortunate che stanno vivendo nella povertà e nella disperazione creata dalla violenza della guerra: non considerare il loro dolore significa tradire la nostra dignità. Anche nelle atrocità dei conflitti ci sono dei diritti umani inviolabili. Sta a noi pretendere che vengano rispettati. Pretendere che nessun bambino e nessun essere umano sia umiliato e disprezzato, lasciato senza cibo e senza acqua. È a chi sta soffrendo, a chi è costretto ad affrontare l’inferno della guerra che tutti noi del Teatro dell’Opera di Roma vogliamo dedicare il concerto conclusivo del Festival. Non stanchiamoci di pretendere che i nostri governi perseguano la pace, non stanchiamoci mai di far sentire la nostra voce per un mondo in cui i diritti e la dignità umana vengano sempre rispettati.

Così Damiano Michieletto introduce l’esecuzione del lavoro di Orff, in cui sono impegnati il direttore Diego Matheuz con l’Orchestra e il Coro dell’Opera di Roma, quest’ultimo diretto da Ciro Visco. Solisti Giuliana Gianfaldoni, Levy Sekgapane e Vito Priante. Con la partecipazione del Coro di Voci Bianche della Fondazione capitolina.

Mentre le note di Orff risuonano nello scenario delle terme romane, sul profilo delle rovine appare in proiezione: Pax optima rerum (La pace è la cosa migliore).

L’edizione 2025 del cartellone estivo del Teatro dell’Opera di Roma ha saputo coniugare innovazione artistica e coinvolgimento del pubblico, mantenendo la promessa di offrire un’esperienza culturale di alto livello. “È stata una scelta vincente – prosegue Giambrone – affidare la direzione del Festival estivo a Damiano Michieletto, che ha costruito un cartellone tanto innovativo quanto capace di dialogare con l’eterogeneità di pubblico che un anno come quello giubilare sta portando nella capitale. È stato un festival segnato da un grande impegno produttivo che ha visto ben cinque nuove produzioni realizzate in un mese e mezzo e tutti i lavoratori della Fondazione (Orchestra, Coro, Corpo di Ballo, tecnici e amministrativi) coinvolti in uno sforzo straordinario per garantire, come sempre, eccellenza e professionalità. Un festival caratterizzato dalla scommessa vinta di un investimento sulla qualità delle scelte, degli artisti e del progetto”.

Un festival di record che ha registrato la partecipazione totale di 122mila spettatori, con l’85% di riempimento medio delle due platee: la consueta, presso le antiche Terme, e la nuova, presso la Basilica di Massenzio, per la prima volta sede di messinscene operistiche.

Sold out per tutte e quattro le recite di Don Giovanni di Mozart a Massenzio, per l’ultima recita di West Side Story di Bernstein e per la data unica dei Carmina Burana di Orff alle Terme. Record assoluto di incassi per uno spettacolo d’opera a Caracalla per la prima de La traviata di Verdi (271.604,50 €) e record assoluto di presenze e incasso per un balletto alla replica del Trittico Bausch / Béjart / Wheeldon (4.037 spettatori; 205.705 €). Con le due serate di danza si è celebrato il cinquantesimo anniversario del debutto assoluto de Le Sacre du printemps di Pina Bausch, interpretato per la prima volta da una compagnia italiana, quella dell’Opera di Roma diretta da Eleonora Abbagnato.

Un programma fortemente innovativo quello pensato da Damiano Michieletto, che ha portato a Roma la “nouvelle vague” della regia operistica europea ad animare platee e dibattiti in questa speciale edizione “Tra sacro e umano”. Titolo scelto per rappresentare le molteplici forme artistiche che si sono incontrate nel Festival nell’anno del Giubileo universale della Chiesa cattolica: l’audace spettacolo firmato dal russo Vasily Barkhatov, alla seconda regia italiana e al suo primo Don Giovanni, la versione laica di Ilaria Lanzino dell’oratorio di Händel La Resurrezione, la visione femminista de La traviata di Sláva Daubnerová, entrambe registe al debutto in Italia, il successo internazionale di West Side Story celebrato anche dal ‘New York Times’. Opera, musica sacra, musical, danza, concerti e incontri, un complesso di voci eclettiche internazionali, a cui si unisce quella di Michieletto nell’invocare il diritto alla bellezza, alla gioia e alla pace.

Dopo la pausa estiva il sipario del Teatro Costanzi torna ad alzarsi il 4 settembre sullo spettacolo inaugurale del 40° Romaeuropa Festival, Afanador di Marcos Morau interpretato dal Ballet Nacional de España. Gli spettacoli della Stagione 2024/25 riprendono invece il 19 settembre. Si annuncia un autunno tutto di altissimo livello con proposte internazionali dedicate al Novecento e alla musica contemporanea. Si parte con The Turn of the Screw, il capolavoro di Benjamin Britten, da un racconto di Henry James, firmato da Deborah Warner. Dal 9 ottobre Peter Sellars porta per la prima volta in Italia Adriana Mater di Kajia Saariaho. Sempre in ottobre la prima regia di Romeo Castellucci per l’Opera di Roma che porta in scena alla Basilica di Santa Maria in Ara Coeli lo Stabat Mater con musiche di Giovanni Battista Pergolesi e Giacinto Scelsi. Al Teatro Nazionale è in programma invece il dittico Il diario di uno scomparso / La Voix Humaine (La voce umana), rispettivamente di Leoš Janáček e Francis Poulenc, firmato dal regista Andrea Bernard.

 

Per la creazione del Caracalla Festival 2025 l’Opera di Roma si è avvalsa della collaborazione con la Soprintendenza Speciale di Roma e con il Parco Archeologico del Colosseo.