Dal 4 ottobre al Nazionale il mito di Edipo riscritto da Alessandro Serra

Come rendere Sofocle accessibile a tutti? Come elaborare il lutto per la perdita della polis e del sacro? Come liberare Edipo dalla sua colpa?”. Sono le domande da cui è partito Alessandro Serra per il suo progetto teatrale, Tragùdia – Il canto di Edipo, liberamente ispirato alle opere di Sofocle e ai racconti del mito. Lo spettacolo arriva per la prima volta a Roma, dal 4 al 7 ottobre 2025, al Teatro Nazionale per la stagione del Teatro dell’Opera di Roma. “Edipo, – prosegue il regista – il fortunato salvatore della polis che risponde a un indovinello per bambini. Edipo, l’incestuoso e il parricida. Edipo, che ha il coraggio supremo di voler conoscere sé stesso. Edipo che rinnega gli dèi e i veggenti, Edipo che discende dalle radici marce del suo albero genealogico, si riconosce e acceca gli occhi. Non per punirsi ma acquisire una vista profetica”.

Prodotto da Sardegna Teatro in collaborazione con Teatro Bellini di Napoli, Emilia-Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Fondazione Teatro Due, Compagnia Teatropersona e I Teatri di Reggio Emilia, Tragùdia arriva nella capitale, dopo i successi raccolti in Italia e all’estero, dove ha conquistato importanti riconoscimenti, tra cui quattro Golden Laurel Wreath al Festival MESS di Sarajevo (miglior spettacolo, miglior regia, miglior attrice e il premio Radio “Sound of MESS” per il miglior uso dei suoni in teatro).

Tragùdia – dal greco “canto del capro”, origine etimologica del termine tragedia – interpreta la figura di Edipo attraverso un impianto scenico e drammaturgico di forte impatto simbolico, dove Edipo incarna letteralmente il capro espiatorio per eccellenza della vicenda tragica. “In un’epoca di macerie – afferma Serra – non c’è altra possibilità che lavorare su ciò che resta, soffiare sulle ceneri per riattivare il fuoco. Ciò che resta del rito: parole senza suono. Ciò che resta della polis: una società di estranei. Ciò che resta del rito: una drammaturgia spenta. Ciò che resta di un mito: una storiella venuta a noia. Ciò che resta di un eroe: un personaggio fuori fuoco. Il canto di Edipo si edifica sulle macerie”.

Serra firma regia, scene, costumi, luci e paesaggio sonoro, costruendo un dispositivo teatrale totale che annulla ogni distanza tra performer e spettatori. I testi, tratti da Sofocle, sono recitati in grecanico. “L’italiano – spiega il regista – sembra abbassare il tragico a un fatto drammatico. Abbiamo perciò scelto il grecanico, lingua che ancora oggi risuona in un angolo remoto di quella che fu la Magna Grecia, una striscia di terra che dal mare si arrampica sull’Aspromonte scrutando all’orizzonte l’Etna”. La traduzione è di Salvino Nucera, studioso e custode della lingua grecanica.

Per Tragùdia – Il canto di Edipo in scena un cast di interpreti internazionali: Alessandro Burzotta, Salvatore Drago, Francesca Gabucci, Sara Giannelli, Jared McNeill, Chiara Michelini e Felice Montervino. Voci e canti di Bruno de Franceschi.

 

A partire dalla vicenda di Edipo – l’uomo che si acceca dopo aver scoperto di aver sposato sua madre e ucciso il re di Tebe, Laio, suo padre naturale – Serra intreccia la ricerca sulla contaminazione tra gesto arcaico, parola poetica e spazio contemporaneo, con una parabola corale sull’identità, la colpa e il destino. L’ambientazione scenica è ridotta all’essenziale: corpi, terra e “luce nera della tragedia”. Ogni elemento contribuisce a creare un’atmosfera sacrale e ipnotica, che riconduce gli spettatori verso la comunità del rito.

 

Alessandro Serra è regista, autore, scenografo e light designer, noto per la ricerca scenica che intreccia mito, linguaggio arcaico e simbolismo. Nel 1999 fonda la Compagnia Teatropersona e inizia a rappresentare le sue creazioni in diversi paesi europei, raccogliendo successi e riconoscimenti prestigiosi. Vince il Premio europeo Beckett & Puppet 2006 con Beckett Box, il Premio dell’Osservatorio critico degli studenti al Premio Scenario Infanzia 2008/2009 con Il Principe Mezzanotte, il Premio ETI Nuove Creatività e il Premio Lia Lapini di scrittura di scena nel 2009 con Trattato dei manichini, il Premio del Pubblico al FIT Festival di Lugano 2013 con Il Grande Viaggio. Si impone ancora all’attenzione internazionale del 2017 grazie a Macbettu ispirato a Shakespeare e recitato in lingua sarda da soli uomini come in epoca elisabettiana. L’opera gli vale, fra gli altri, il premio UBU come Spettacolo dell’anno, il premio ANCT dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro e il Golden Laurel Wreath Award per miglior regista. Nel 2019 sempre Mcbettu, si aggiudica i premi miglior scenografo e miglior spettacolo a Le maschere del Teatro Italiano.

 

 

Dopo la prima rappresentazione, sabato 4 ottobre (ore 20), due le repliche di Tragùdia: domenica 5 (ore 18) e martedì 7 (ore 20).

 

Nello spettacolo è previsto l’utilizzo di luci stroboscopiche.