Le parole di Vito Mancuso e i madrigali di Orlando Di Lasso per l’apertura del Caracalla Festival

«Non c’è nulla di più importante della gioia interiore, di quella armonia di sé con sé che consente di affrontare ogni situazione senza soccombere, anche le più noiose, anche le più tragiche, perché il soggetto dimora in una fortezza interiore (“acropoli”, la chiamava Marco Aurelio) che nulla e nessuno può conquistare e in cui si è sempre al sicuro. In questo consiste la meta del lavoro su di sé, secondo la testimonianza unanime delle grandi tradizioni religiose e filosofiche dell’umanità». Sono le parole di Vito Mancuso, teologo laico, filosofo e comunicatore. A lui è affidata l’apertura del Caracalla Festival 2025 “Tra sacro e umano”, ideato da Damiano Michieletto per il Teatro dell’Opera di Roma, che si tiene alla Basilica di Massenzio domenica 29 giugno (ore 21), giorno dei SS. Pietro e Paolo, festa patronale della Città di Roma. Nella sua conferenza, Mancuso offre un percorso di riflessione in cui trovare spunti per rispondere, in maniera strettamente personale, a domande quali: come si definisce la gioia interiore? Come si raggiunge? A quali condizioni? Rinunciando a che cosa, perseguendo che cosa?

La serata, intitolata “La gioia interiore”, alterna riflessione spirituale e musica in segno di accoglienza e dialogo nei confronti dei pellegrini e del Giubileo, si completa con l’esecuzione del più celebre ciclo di madrigali spirituali mai scritto: Lagrime di San Pietro, ultima opera di Orlando di Lasso, dedicata a Papa Clemente VIII. Testamento del compositore, è una summa dello stile di tutta la sua carriera. Terminata nel 1594, poche settimane prima della sua morte, è stata pubblicata postuma (1959) da Adam Berg a Monaco. È considerata una delle più alte vette della polifonia del Rinascimento. È composta da venti madrigali a sette voci, su versi di Luigi Tansillo, e dal mottetto latino Vide Homo quae pro te patior, su un tema, quello delle lagrime, molto diffuso nel tardo cinquecento, anche in letteratura e pittura. La musica rende con chiarezza il centro tematico del testo: lo sguardo di Cristo, il dolore iscritto nella sua vicenda umana, il pianto amaro di Pietro che si pente per averlo tradito e rinnegato. I brani sono interpretati dall’ensemble vocale romano di madrigalisti ‘Errar Cantando’, nato con l’obiettivo di far conoscere e promuovere il repertorio vocale del XVI e XVII secolo. Gli interventi in live electronics sono del compositore Vittorio Montalti.

 

Vito Mancuso ha insegnato all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e all’Università di Padova. Attualmente è docente del master in Meditazione e Neuroscienze dell’Università di Udine. Al MAst di Bologna ha fondato e dirige il «Laboratorio di Etica». È autore di saggi che hanno suscitato notevole attenzione da parte del pubblico su argomenti quali la filosofia di Kant e di Hegel, le malattie e il dolore, la fede, la natura di Dio, l’anima e la vita eterna, l’autenticità, l’amore, la libertà, l’etica e le virtù cardinali, il coraggio, la paura, il senso della vita. Sul suo pensiero, definito come «filosofia della relazione», è uscita in Germania la monografia ‘Essentials of Catholic Radicalism. An Introduction to the Lay Theology of Vito Mancuso’.

 

Il fiammingo Orlando di Lasso (Mons 1532 – Monaco di Baviera 1594) ha italianizzato il proprio nome in virtù del lungo periodo trascorso in Italia. Considerato uno dei massimi compositori di musica polifonica del Rinascimento, è anche tra i più prolifici della storia della musica e artista dalla stupefacente versatilità espressiva. Ha scritto mottetti sacri e profani, madrigali, chansons, lieder, messe, magnificat, passioni, inni, lezioni, lamentazioni, offizi, nunc dimittis, salmi penitenziali, profetiae. Intorno al 1580 inizia a produrre l’ultimo terzo della sua opera immane, coronata dal passaggio al madrigale spirituale e dominato dagli effetti del Concilio di Trento, dalla religiosità del duca Guglielmo, che in quell’anno aveva assunto il potere, e dalla propria depressione.

 

Roma, 14 gennaio 2025

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Rivive la Carmen firmata da Guttuso nel 150° anniversario del capolavoro di Bizet

Compie 150 anni Carmen, l’immortale capolavoro di Georges Bizet, di cui pure ricorre il 150° anniversario della morte. Per l’occasione il Teatro dell’Opera di Roma ripropone lo storico allestimento con scene e costumi firmati da Renato Guttuso, ideato nel 1970 e ripreso una sola altra volta, nel 1973. Le sette rappresentazioni, dal 21 al 28 giugno, precedute dall’Anteprima Giovani di venerdì 20 gennaio (ore 19), vedono sul podio Omer Meir Wellber, prossimo direttore musicale della Staatsoper Hamburg e della Filarmonica di Amburgo all’Elbphilharmonie; la regia è appositamente commissionata a Fabio Ceresa, al suo debutto al Costanzi. Giuseppe Di Iorio firma le luci, Mattia Agatiello è il coreografo per i movimenti mimici. La prima rappresentazione, sabato 21 giugno alle ore 20, è trasmessa anche in diretta da Radio3 Rai.

 

Imponente da parte della Fondazione capitolina il lavoro di ricostruzione di scene e costumi di questo allestimento, che per la sua realizzazione scenica nel 1970 aveva impegnato per oltre un anno il regista Sandro Bolchi e Renato Guttuso. Erano mille i disegni da lui realizzati, di cui più di cinquecento distrutti prima di concretizzare le scene: «Avevo nitida l’idea di come dovessero essere cielo, case, balconi, arena, mare, – confessava il pittore – ma mi sfuggiva spesso che non potevo prescindere dalla loro attuazione scenica».

Dell’allestimento originale sono sopravvissute solo le tele dipinte. Per la ricostruzione delle quinte armate e gli elementi praticabili, con un necessario ripensamento delle soluzioni scenotecniche e costruttive adatte ai tempi odierni e che prevedono il trasporto e l’immagazzinaggio, ci si è basati sulle foto di scena dell’epoca. Tutto questo lavoro ha prodotto oltre 150 disegni tecnici. Sono stati realizzati ex novo 30 pareti, 20 carrelli, 80 elementi costruiti, un nuovo fondale e un nuovo soffitto per il terzo atto. Degli oltre 350 costumi disegnati da Guttuso e indossati alla prima assoluta di questo allestimento, ne sono stati ritrovati e catalogati 310. Anche se non tutti utilizzabili, sono stati una base fondamentale per il lavoro di ricostruzione. Indispensabili inoltre i disegni in bianco e nero fortunatamente pubblicati in un articolo dell’epoca e le foto e all’unico bozzetto a colori (di una sigaraia) custodito presso la Fondazione Guttuso.

 

Lo spettacolo aveva fatto molto parlare sia prima sia dopo il debutto. In seguito alla prima, l’11 marzo 1970 con una serata di gala da tutto esaurito come le repliche, l’opera è stata ribattezzata dai media “La Carmen in minigonna”. Interprete principale il celebre mezzosoprano Grace Bumbry. Aveva interpretato il ruolo più di 125 volte in tutto il mondo ma mai in Italia, dove cantava per la seconda volta in assoluto dopo Napoli. Importanti anche gli altri nomi in locandina, primo fra tutti quello del tenore Richard Tucker (Don José) e non ultimo un giovane Leo Nucci (Dancairo).

 

Anche per questa ripresa sono chiamate star internazionali, tra le quali Gaëlle Arquez, impegnata nel ruolo del titolo e per la prima volta sul palco della Fondazione capitolina. Il mezzo soprano francese, nominata “Révélation Lyrique” al Victoires de la Musique 2011, è regolarmente presente sui più prestigiosi palcoscenici internazionali. Carmen è il suo ruolo d’elezione. Dopo averlo debuttato nel 2016 a Francoforte (regia di Berrie Kosky), l’ha reinterpretato alla Royal Opera House, al Bregenzer Festspiele e al Teatro Real di Madrid. Al suo fianco, nei panni di Don José, una stella in ascesa come Joshua Guerrero, che al Costanzi ha interpretato Faust nel Mefistofele di Boito che ha inaugurato la stagione 2023/24. E ancora Erwin Schrott nella parte di Escamillo e Mariangela Sicilia, che torna dopo il successo di Alcina in marzo, nei panni di Micaëla. Nelle repliche del 22, 25 e 27 giugno è impegnato il cast alternativo con Ketevan Kemoklidze (Carmen), Jorge de León (Don José), Andrei Bondarenko (Escamillo) ed Ekaterina Bakanova. In tutte le recite Meghan Picerno è Frasquita, Anna Pennisi Marcedes, Alessio Verna Dancairo, Nicolas Brooymans Zuniga e Matteo Torcaso Morales. In scena il Coro del Teatro dell’Opera di Roma diretto da Ciro Visco. Con la partecipazione della Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera di Roma.

 

Dopo la prima di sabato 21 giugno (ore 20) Carmen torna in scena domenica 22 (ore 16.30), martedì 24 (ore 20), mercoledì 25 (ore 20), giovedì 26 (ore 20), venerdì 27 (ore 20) e sabato 28 giugno (ore 18). Le rappresentazioni dello spettacolo sono precedute dalla ‘Lezione di Opera’ tenuta da Giovanni Bietti, sabato 14 giugno alle ore 18, e dall’Anteprima Giovani, riservata ai minori di 30 anni, venerdì 20 giugno alle ore 19.

 

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Prorogato fino al 22 giugno il Bando per La Scuola di Canto Corale

È stata prorogata fino al 22 giugno l’apertura del bando per le nuove ammissioni alla Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera di Roma: tutti i bambini e i ragazzi interessati, tra i 6 e i 16 anni di età, potranno partecipare alle selezioni che si terranno nel mese di giugno.

I candidati ammessi avranno l’opportunità di frequentare durante l’anno un ricco calendario di appuntamenti didattici e di partecipare a concerti ed eventi istituzionali; potranno, inoltre, essere coinvolti nelle produzioni operistiche della Stagione 2025-26.

 

Per informazioni: didattica@operaroma.it – 06/48160533-536-507

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“Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma

Tra Italia, Europa, Asia per promuovere l’eccellenza artistica nel mondo

 

Portare la grande musica italiana e valorizzare i giovani talenti su prestigiosi palcoscenici internazionali è una delle missioni principali di “Fabbrica”, il Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma. Nei prossimi giorni, il progetto sarà protagonista di una serie di eventi di rilievo internazionale, rafforzando il dialogo culturale tra l’Italia e il mondo.

In occasione della Festa della Repubblica Italiana, il 2 giugno, “Fabbrica” sarà contemporaneamente presente in due Paesi: al Consolato Italiano a Friburgo (Germania) e all’Ambasciata Italiana a Doha (Qatar). Il giorno successivo, 3 giugno, sarà la Qatar Music Academy di Doha ad accogliere i giovani artisti per una Lezione-Concerto, preziosa occasione di scambio formativo e culturale con la scena musicale mediorientale.

Questa intensa attività conferma la vocazione internazionale di “Fabbrica” e l’impegno del Teatro dell’Opera di Roma nella formazione, promozione e diffusione dell’eccellenza musicale italiana, sia in patria che all’estero.

Lo scorso 18 e 19 maggio, “Fabbrica” ha rappresentato l’eccellenza musicale italiana all’Expo 2025 di Osaka (Giappone), partecipando all’inaugurazione della Settimana della Regione Lazio presso il Padiglione Italia. Un’occasione significativa per celebrare e far conoscere il patrimonio musicale e culturale del nostro Paese in un contesto di grande visibilità globale. Fino al 22 giugno, “Fabbrica” sarà inoltre protagonista nelle piazze romane con OperaCamion, progetto promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura, che mira a rendere l’opera accessibile a tutti, portando uno dei simboli della nostra tradizione culturale direttamente tra i cittadini.

Con un calendario che coniuga radicamento territoriale e proiezione internazionale, “Fabbrica”, progetto fortemente sostenuto da Banca del Fucino, si conferma ambasciatore della cultura italiana nel mondo.

 

Roma, 31 maggio 2025

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Al Costanzi l’opening del Romaeuropa Festival con il Ballet Nacional de España

Per la sua prima collaborazione con il Ballet Nacional de España, Marcos Morau firma Afanador, spettacolo che inaugura il 4 e 5 settembre al Teatro Costanzi la quarantesima edizione del Romaeuropa Festival e si inserisce nelle celebrazioni dei 160 anni di relazioni diplomatiche tra Italia e Spagna.

Un incontro straordinario tra danza e fotografia, tradizione e avanguardia, ispirato ai libri Ángel Gitano e Mil Besos e alle iconiche sessioni fotografiche di Ruvén Afanador in Andalusia.
Afanador parte dall’alchimia irripetibile tra il fotografo, noto per il suo stile unico, capace di trasformare la moda, il ritratto e la danza in visioni oniriche e surreali, e leggende del flamenco come Israel Galván, Matilde Coral, Eva Yerbabuena, José Antonio e Rubén Olmo. Con le sue immagini, caratterizzate da un’estetica teatrale e fortemente espressiva, Ruvén Afanador ha ridefinito l’immaginario del flamenco, svelandone una bellezza mistica e fuori dal tempo.
Affascinato da questa capacità, Morau insieme a 33 danzatori del Balletto e 9 musicisti, traduce le fotografie in movimento e musica, trasformandole in un universo coreografico visionario e surreale. «Le magistrali sessioni fotografiche di Afanador in Andalusia sono uniche: l’alchimia che si è creata in questo luogo tra il fotografo e figure carismatiche del flamenco è irripetibile» ha dichiarato Morau «Ruvén Afanador osserva il flamenco attraverso una lente deformante, fatta di sogno, desiderio e memoria».
Danza, fotografia e musica costruiscono un omaggio al grande artista e ad un pezzo di storia della tradizione spagnola e della danza internazionale.

giovedì 4 settembre, ore 20 ACQUISTA
venerdì 5 settembre, ore 20 ACQUISTA

MARCOS MORAU
AFANADOR

Idea e direzione artistica: Marcos Morau
Coreografia: Marcos Morau & La Veronal, Lorena Nogal, Shay Partush, Jon López, Miguel Ángel Corbacho
Drammaturgia: Roberto Fratini
Scenografia: Max GlaenzelSenografia: Mambo Decorados e May Servicios para Espectáculos
Costumista: Silvia Delagneau
Costumista: Iñaki Cobos
Composizione musicale: Juan Cristóbal Saavedra
Collaborazione speciale: Maria Arnal
Musiche per Minera e Seguiriya: Enrique Bermúdez e Jonathan Bermudez
Testi TemporeraTrillaLivianaBambera e Seguiriya: Gabriel de la Tomasa
Disegno luci: Bernat Jansà
Design e dispositivi elettronici: José Luis Salmerón de la CUBE PEAK
Progettazione audiovisiva: Marc Salicrú
Fotografia: Ruven Afanador
Scenografia: Carmela Cristóbal
Copricapi: JuanjoDex
Consulenza parrucchieri: Manolo Cortes
Consulenza per il trucco: Roció Santana
Calzature: Gallardo

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Dal 5 giugno “L’italiana in Algeri” diretta da Sesto Quatrini al debutto romano

Il Teatro dell’Opera di Roma rende omaggio a uno dei più grandi artisti italiani del Novecento, Emanuele Luzzati, riportando in scena L’italiana in Algeri di Gioachino Rossini, dal 5 al 12 giugno, in un allestimento molto amato. A oltre vent’anni dall’ultima rappresentazione al Costanzi, il titolo torna nella stessa versione scenica, favolistica e travolgente, creata da Luzzati nel 2000 per il Teatro Massimo di Palermo, capace ancora oggi di incantare con la forza del colore, dell’ironia e dell’immaginazione. La regia originale di Maurizio Scaparro, ripresa da Orlando Forioso, che ne custodisce lo spirito e l’equilibrio teatrale, è il primo omaggio al regista scomparso nel 2023.

«È evidente – commentava Scaparro – che in una improbabile ‘Algeri’, Rossini si è divertito alle spalle di un mondo poco conosciuto, oggetto di facile e un po’ rozzo scherno, traguardo di tante opere buffe. Mi sembra si sia voluto divertire in eguale misura dei “turchi” e degli “italiani”, fino a costruire con Isabella e Taddeo una coppia di straordinario e vitalissimo divertimento. A “Mammaliturchi” Rossini sembra aggiungere con il sorriso anche “Mamma gli italiani”, e questo anche consente di leggere L’italiana in Algeri con distacco e divertimento inevitabilmente attualizzabile».

Sul podio, per la prima volta alla guida dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, Sesto Quatrini, direttore romano dalla carriera internazionale. Il Coro della Fondazione capitolina è diretto da Ciro Visco, le luci sono di Vinicio Cheli.

 

Due i cast vocali che si alternano nei ruoli principali: Chiara Amarù (5, 10, 12 giugno) e Laura Verrecchia (6, 8 e 11 giugno) in quello di Isabella, Paolo Bordogna (5, 10, 12 giugno) e Adolfo Corrado (6, 8 e 11 giugno) in quello di Mustafà, Dave Monaco (5, 10, 12 giugno) e Antonio Mandrillo (6 e 11 giugno) in quello di Lindoro e Misha Kiria (5, 10, 12 giugno) con Vincenzo Taormina (6, 8 e 11 giugno) in quello di Taddeo. Completano il cast i talenti di ‘Fabbrica’, lo Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma: Jessica Ricci (Elvira), Maria Elena Pepi (Zulma), Alejo Alvarez Castillo (Haly).

 

Con L’italiana in Algeri, il Teatro dell’Opera di Roma celebra la magia senza tempo di Emanuele Luzzati. La sua visione scenica fa da guida allo spettacolo: un mondo popolato da geometrie fantastiche, colori accesi e sagome immaginifiche che, ancora una volta, mostrano come il teatro possa diventare pittura viva, sogno e meraviglia. Emanuele Luzzati, illustratore, scenografo e artista visivo di fama internazionale, ha lasciato con questo spettacolo uno dei suoi contributi più indelebili al teatro musicale. Le sue scene, insieme ai costumi della storica collaboratrice Santuzza Calì, restituiscono un mondo che trasforma l’Algeri rossiniana in un luogo sospeso tra fiaba e commedia, tra arte visiva e musica. Un universo riconoscibile e unico, che continua a parlare al pubblico con una forza visiva rara, rendendo questa produzione un vero e proprio omaggio all’immaginario luzzatiano.

 

Dramma giocoso in due atti, su libretto di Angelo Anelli, L’italiana in Algeri è andato in scena per la prima volta il 22 maggio 1813 al Teatro San Benedetto di Venezia. Il grandissimo successo consacrò definitivamente Rossini, allora appena ventunenne, come il massimo operista del tempo, che diede nuova vita all’opera comica italiana.

 

Dopo la prima di giovedì 5 giugno (ore 20), L’italiana in Algeri di Gioachino Rossini torna in scena venerdì 6 (ore 18), domenica 8 (ore 16.30), martedì 10 (ore 20), mercoledì 11 (ore 20) e giovedì 12 giugno (ore 20). Lo spettacolo è preceduto dalla Lezione di Opera tenuta da Giovanni Bietti, sabato 31 maggio (ore 18), e dall’Anteprima Giovani, riservata ai minori di trent’anni, mercoledì 4 giugno (ore 19).

 

Roma, 29 maggio 2025

 

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Francesco Giambrone confermato sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma

A seguito della proposta unanime espressa dal Consiglio di Indirizzo della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma presieduto dal Sindaco e Presidente Roberto Gualtieri, il Ministro della Cultura Alessandro Giuli ha nominato, in conformità alla proposta ricevuta, Francesco Giambrone Sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma, con decorrenza dal 22 maggio 2025 e fino al 16 maggio 2030.

Sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma dal dicembre 2021 e Presidente dell’AGIS – Associazione Generale Italiana dello Spettacolo – dall’ottobre 2022, Francesco Giambrone è nato a Palermo nel 1957. È stato Sovrintendente del Lirico della sua città natale, la Fondazione Teatro Massimo dal 1999 al 2002, e poi dal 2014 al 2021. Nella sua carriera, dedicata alla cultura, ha ricoperto ruoli apicali in prestigiose istituzioni: è stato Sovrintendente della Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino dal 2006 al 2010, Assessore alla Cultura della Città di Palermo dal 1995 al 1999, e poi dal 2012 al 2014, Presidente del Conservatorio di Palermo dal 2007 al 2013. È stato anche Presidente dell’Associazione Nazionale delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche (ANFOLS) dal 2019 all’ottobre 2022.

«Accolgo con sincera emozione la conferma a Sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma, un incarico che rappresenta per me un grande onore – dice Francesco Giambrone –. Ringrazio il Ministro Giuli, il Sindaco Gualtieri e l’intero Consiglio di Indirizzo per la fiducia accordatami. Sono molto contento di continuare questa esperienza con l’Opera di Roma, un teatro che mi ha dato tanto e che ha al suo interno delle straordinarie professionalità che hanno saputo in questi anni essere partecipi e protagoniste di un progetto di rilancio della Fondazione, che ha dato a tutti noi grandi soddisfazioni. Abbiamo condiviso una visione di teatro costruita su innovazione, eccellenza artistica, apertura a nuovi pubblici, presenza all’interno del tessuto urbano della città di Roma, con l’obiettivo di rendere il teatro aperto a tutti, strumento di crescita culturale, inclusione e accessibilità sociale. Una visione che ha visto sempre molto vicine al Teatro tutte le Istituzioni, a partire dai Soci Fondatori Pubblici, Stato, Regione Lazio e Comune di Roma Capitale, e i tanti Privati che in questi anni hanno sostenuto la Fondazione. Una visione che porteremo avanti nei prossimi cinque anni con l’energia, le competenze e la passione di tutti».

 

 

 

Francesco Giambrone

 Francesco Giambrone, classe 1957, è Sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma daldicembre 2021. Dal 2022 ricopre la carica di Presidente dell’Associazione Generale Italiana dello Spettacolo (AGIS). È stato Presidente dell’Associazione Nazionale delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche (ANFOLS) dal 2019 al 2022 e membro del Board di Opera Europa.
È stato Sovrintendente della Fondazione Teatro Massimo di Palermo dal 1999 al 2002 e dal 2014 al 2021. Dal 2006 al 2010 è stato Sovrintendente della Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino.
Dal 2007 al 2013 è stato Presidente del Conservatorio di Musica “Vincenzo Bellini” di Palermo.
È stato componente della Commissione Consultiva Musica presso il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali dal 2003 al 2006.
Per due volte ha ricoperto la carica di Assessore alla Cultura del Comune di Palermo, prima dal 1995 al 1999 e poi dal 2012 al 2014.
Giornalista pubblicista, ha scritto come critico musicale e di danza per quotidiani come il Giornale di Sicilia, il Mattino e per riviste come Danza & Danza, Segno, Nuove Effemeridi, Il Giornale della Musica, ricoprendo anche il ruolo di Direttore responsabile del periodico di Cultura, Politica e Società, Casba.
Dal 2004 ha insegnato discipline di organizzazione della musica e dello spettacolo e politiche culturali presso l’Università degli Studi di Palermo, l’Università degli Studi di Firenze, la IULM (Libera Università di Lingue e Comunicazione) di Milano, il Conservatorio di Musica Vincenzo Bellini di Palermo, la Trento School of Management. Attualmente è anche docente di Giornalismo culturale presso il Master in “Giornalismo e comunicazione multimediale” della LUISS “Guido Carli” di Roma e presso il Global master in “Performing arts management” dell’Accademia del Teatro alla Scala di Milano.
È membro del Comitato scientifico della Rivista Economia della Cultura edita da Il Mulino. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Dopo il silenzio. Racconti di teatri d’opera che sfidano la pandemia del 2023 (Ledizioni), Palerme n’est pas une ville en friche, in Richard Heuré, SicilieBaroque et rebelle del 2021 (Editions Nevicate), Politiche per la cultura in Europa. Modelli di governance a confronto del 2013 (Franco Angeli), Teatri Negati. Il primo censimento dei teatri chiusi in Italia del 2008 (Franco Angeli), I cantieri di Palermo. Azione di governo e politiche culturali per le città del 2006 (Nicolodi Editore).

 

23 maggio 2025

 

 

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Dal 25 maggio riparte OperaCamion

«È come un circo che attraversa la città, pieno di musicisti e acrobati. Un palcoscenico che si apre alle piazze, ai cortili, agli incroci, dove un’umanità variegata e, speriamo, incuriosita, incontra o ritrova la meravigliosa musica di Rossini». Così la regista Manu Lalli racconta OperaCamion, il progetto itinerante del Teatro dell’Opera di Roma che trasforma un TIR in un vero e proprio teatro mobile. Il container si apre come un sipario e si trasforma in palcoscenico, portando orchestra, cantanti, luci e costumi direttamente nelle piazze dei municipi di Roma. La prima sosta è prevista domenica 25 maggio a Spinaceto. Seguiranno altre otto tappe, fino al 22 giugno. E poi, in autunno, una nuova produzione che coinvolgerà tutti gli altri municipi.

 «In occasione del Giubileo 2025, torna il progetto OperaCamion che porterà Il barbiere di Siviglia di Rossini nelle periferie di Roma. – dichiara Roberto Gualtieri, Sindaco di Roma Capitale e Presidente della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma – Spettacoli itineranti e gratuiti trasformeranno anche le piazze meno conosciute in un palcoscenico a cielo aperto, rendendo l’opera accessibile a tutti. Portare la lirica fuori dai suoi luoghi tradizionali significa investire nella cultura per diffonderla a tutti e quindi sostenerla, valorizzando i territori e creando nuove opportunità di rigenerazione artistica e sociale».

«OperaCamion, progetto itinerante del Teatro dell’Opera di Roma, – dichiara Massimiliano Smeriglio, Assessore alla Cultura di Roma Capitale – trasforma le piazze della città, dal Centro Storico a Centocelle, in un sorprendente palcoscenico grazie al TIR allestito con luci, orchestra e cantanti. Tutta la cittadinanza avrà l’opportunità di vedere l’opera, gratuitamente e nel proprio quartiere. Un’esperienza culturale di grande spessore, un’occasione di socialità e condivisione della bellezza, che nelle quattro edizioni precedenti ha riscosso un successo straordinario e che vogliamo sostenere con forza».

«OperaCamion è una delle esperienze più originali e inclusive della nostra programmazione, – dichiara Francesco Giambrone, Sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma – pensata per portare l’opera fuori dal Teatro e dai luoghi convenzionali e nel cuore dei quartieri della città. L’edizione 2025, anno del Giubileo, si distingue in modo particolare per alcune fondamentali novità: anzitutto, per la prima volta, raggiungeremo tutti i quindici municipi di Roma, con un progetto che abbraccia l’intero territorio cittadino e che rinnova il nostro impegno a rendere l’opera accessibile a tutti. Sempre per la prima volta, inoltre, c’è un coinvolgimento di tutte le forze artistiche della Fondazione, a partire dall’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma che affiancherà un cast di giovani interpreti provenienti da “Fabbrica” Young Artist Program».

Un modo inedito e festoso di vivere l’opera lirica, che si fonde con lo spirito della strada e con l’energia dei quartieri, per avvicinare il grande repertorio alla vita quotidiana delle persone. Gli spettatori – grandi e piccoli – portano le sedie da casa, si ritrovano in piazza e diventano parte di un rito collettivo, dove la cultura si fa accessibile, conviviale, popolare.

Il capolavoro di Rossini è presentato in una versione snella ma completa, con l’Orchestra dell’Opera di Roma diretta da Carlo Donadio. La regia è firmata da Manu Lalli, che cura anche costumi e luci, in uno stile visivo vivace e immediato, ispirato all’immaginario del circo, della commedia dell’arte e della strada.

«In questo Barbiere di Siviglia – prosegue la regista – vedremo pagliacci che si fingono signori, domatori crudeli, illusionisti d’amore e, al centro della scena, Figaro: un factotum ironico e trasgressivo, il ‘mago’ delle soluzioni. Perché è l’amore, nell’opera come nella vita, il vero filo conduttore».

La compagnia di canto è composta da giovani talenti, molti dei quali fanno parte di “Fabbrica” Young Artist Programdel Teatro dell’Opera di Roma. Un investimento concreto sulle nuove generazioni di artisti. L’adattamento musicale è a cura di Tommaso Chieco e Marco Giustini, con le scene di Daniele Leone e i movimenti mimici di Chiara Casalbuoni.

 

Il calendario 2025 di OperaCamion/Barbiere coinvolge ben nove municipi, abbracciando un’ampia mappa della città e dei suoi quartieri, dal centro alle periferie:

Domenica 25 maggio – Via Raffaele Aversa, piazzale della Chiesa di San Giovanni Evangelista, Spinaceto (Municipio IX)

Mercoledì 28 maggio – Piazza Gaetano Mosca, Monte Cucco (Municipio XI)

Venerdì 30 maggio – Piazza Vittorio Emanuele II (Municipio I)

Domenica 1 giugno – Piazza Jan Palach (Municipio II)

Giovedì 5 giugno – Parcheggio di via Crisafulli, fronte civico 30 (Municipio XIII)

Giovedì 12 giugno – Viale Galvano della Volpe 1 (Municipio VII)

Mercoledì 18 giugno – Via Carlo Terron, fronte IC Via Cassia (scuola Amaldi), La Storta (Municipio XV)

Venerdì 20 giugno – Via Tommaso Smith, piazza del mercato (Municipio IV)

Domenica 22 giugno – Piazzale della Chiesa di San Felice da Cantalice (Municipio V)

 

Tutti gli spettacoli inizieranno alle ore 21.15. L’ingresso è libero e gratuito.

OperaCamion è un progetto del Teatro dell’Opera di Roma promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura. È finanziato dall’Unione Europea, Next Generation EU nell’ambito del PNRR, e rientra tra gli Interventi de “Il Giubileo dei Pellegrini: eventi artistici e culturali nella città di Roma, dal centro alla periferia, al fine di favorire la fruizione turistica nel periodo giubilare” (PNRR – M1C3-Inv.4.3 Caput Mundi).

 

Il progetto OperaCamion è stato presentato la prima volta nel 2016 con la regia di Fabio Cherstich e le scenografie di Gianluigi Toccafondo.

 

Roma, 19 maggio 2025

 

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Dal 20 maggio un nuovo Trittico di Danza

Un viaggio attraverso la danza contemporanea firmata da quattro grandi nomi del panorama internazionale: David Dawson, Sol León – Paul Lightfoot e Alexander Ekman. Dal 20 al 25 maggio il Teatro dell’Opera di Roma presenta un nuovo trittico coreografico, formula fortemente voluta dalla direttrice Eleonora Abbagnato, che unisce ironia, poesia e intensità emotiva in un’unica serata. In scena tre balletti d’eccezione: Four Last Songs di Dawson, Subject to Change di León – Lightfoot e Cacti di Ekman. Dopo la prima del 20 maggio, cinque le repliche fino a domenica 25, cui si aggiunge l’Anteprima Giovani, domenica 18 alle ore 16.30.

Protagoniste le étoiles Rebecca Bianchi, Susanna Salvi e Alessio Rezza, i primi ballerini Federica Maine e Michele Satriano, i solisti e il Corpo di Ballo dell’Opera di Roma. In Four Last Songs, dove la parte vocale è interpretata dal soprano Madeleine Pierard, è attesa l’ospite Alice Mariani, prima ballerina del Teatro alla Scala di Milano. In scena in Cacti anche il Quartetto Sincronie. Sul podio Thomas Herzog dirige per la prima volta l’Orchestra dell’Opera di Roma.

Apre la serata Cacti di Alexander Ekman, un’allegra e sagace parodia su musiche di Haydn, Beethoven e Schubert. Creato nel 2010, è il pezzo di maggior successo del coreografo svedese, classe 1984. Eseguito da importanti compagnie in tutto il mondo, è arrivato all’Opera di Roma nel 2017.

Si prosegue con Subject to Change, intensa e visionaria creazione di Sol León e Paul Lightfoot del 2003, per la prima volta al Costanzi. Sulla musica di Der Tod und das Mädchen di Schubert, nell’arrangiamento di Mahler, sei danzatori sono protagonisti di un balletto pieno di emozioni, che varia da un duetto opprimente a una vorticosa danza di gruppo.

Chiude il trittico Four Last Songs creato dall’inglese David Dawson. Il toccante balletto prende il titolo dalla musica che lo ha ispirato, il ciclo di lieder di Richard Strauss (Vier letzte Lieder), che ha avuto un ruolo fondamentale nella vita del coreografo. La prima assoluta di questo titolo al Costanzi segna anche il debutto romano della prima ballerina del Teatro alla Scala di Milano, Alice Mariani, che danza nel ruolo per lei creato nel 2020, ma mai interpretato a causa del covid.

Dopo la prima di martedì 20 maggio (ore 20), Dawson / León – Lightfoot / Ekman torna in scena mercoledì 21 (ore 20), giovedì 22 (ore 20), venerdì 23 (ore 20), sabato 24 (ore 18) e domenica 25 maggio (ore 16.30). Le recite sono precedute dall’Anteprima Giovani, riservata ai minori di trent’anni, domenica 18 maggio (ore 16.30).

 

16 maggio, 2025

 

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Due celebri “Quinte” per James Conlon all’Opera di Roma

Nei giorni in cui torna sul podio dell’Opera di Roma per Tosca di Puccini, dal 9 al 13 maggio, James Conlon è protagonista anche di un concerto sinfonico con l’Orchestra dell’Opera di Roma, sabato 10 maggio alle ore 20. Direttore musicale della Los Angeles Opera dal 2006, Conlon ha precedentemente guidato prestigiose istituzioni internazionali, tra cui l’Opéra di Parigi e l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, di cui è stato direttore principale, e insieme la Gürzenich-Orchester e l’Oper Köln come direttore musicale generale della Città di Colonia. Nel concerto del 10 maggio interpreta, con l’Orchestra della Fondazione capitolina, la Sinfonia n. 5 in do minore op. 67 di Beethoven e la Sinfonia n. 5 in re minore op. 47 di Šostakovič.

La celebre Sinfonia n. 5 in do minore op. 67 di Ludwig van Beethoven è stata scritta tra il 1804 e il 1808. Nella sua aperta professione di eroismo, che raggiunge l’apice nella possente cellula ritmica iniziale, definita dallo stesso compositore «il destino che bussa alla porta», il brano lascia intravedere le vette in cui l’autore si avventurerà negli anni successivi.

La Sinfonia n. 5 in re minore op. 47 di Dmitrij Šostakovič è stata scritta nel 1937 all’indomani degli attacchi della censura di regime contro le tendenze formalistiche dell’opera Una Lady Macbeth del Distretto di Mcensk. Con il proposito di attenuare la sua immagine di artista pericolosamente al di fuori degli schemi del realismo socialista, Šostakovič ritirò la Quarta Sinfonia che aveva scritto nel frattempo e presentò la Quinta in occasione del ventesimo anniversario della Rivoluzione d’ottobre. Grazie a un linguaggio solo in apparenza semplificato e ottimistico, il brano gli procurò un immediato riscatto senza intaccare la sua personalità autoriale.

 

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