Nicoletta Manni e Friedemann Vogel per la prima volta insieme in “Onegin” di Cranko

«La tua Tatiana è un personaggio vero, in carne ed ossa. Devi trasmettere verità per evitare di cadere nella trappola del melodramma». Siamo a Roma nel 1996 e così Reid Anderson-Graefe parla ad Alessandra Ferri, protagonista dell’Onegin di John Cranko, in scena per la prima e unica altra volta al Teatro dell’Opera. A distanza di quasi 30 anni Anderson-Graefe, già direttore dello Stuttgart Ballet e custode dell’eredità artistica di Cranko, è nuovamente supervisore coreografico del balletto in programma al Teatro Costanzi dal 3 al 9 aprile, con Anteprima Giovani il 2 aprile (ore 19). Dramma in danza per eccellenza, ispirato al romanzo in versi di Aleksandr Puškin, Onegin è considerato espressione ed esempio perfetto dello ‘stile Cranko’ per genialità narrativa e spessore drammatico, uno dei capolavori della seconda metà del nostro secolo tra i balletti di questo filone. Anderson-Graefe è assistito da Yseult Lendvai, tra le elette interpreti del personaggio di Tatiana dopo Marcia Haydée, musa di Cranko che ha danzato in questo ruolo alla prima assoluta di Onegin sessant’anni fa, il 13 aprile 1965, a Stoccarda.

A far rivivere la grande storia d’amore infelice narrata nell’Evgenij Onegin da Puškin, sono state chiamate due stelle: Nicoletta Manni e Friedemann Vogel. Già interpreti di Tatiana e Onegin, i protagonisti, li interpretano per la prima volta l’una accanto all’altro, alla prima di giovedì 3 aprile alle 20.00, il 5 (ore 20) e l’8 aprile. Nicoletta Manni debutta così all’Opera di Roma nel ruolo che le è valso il titolo di étoile del Teatro alla Scala di Milano. Friedemann Vogel, star internazionale spesso ospite della Fondazione Capitolina, torna in uno dei suoi ruoli d’elezione, in cui ha debuttato nel 2015. Il danzatore viene dallo Stuttgart Ballet, che Cranko ha diretto dal 1961 alla morte, nel 1973. Qui la sua eredità è custodita e trasmessa.

Nelle altre quattro repliche fino al 9 aprile, cui si aggiunge una rappresentazione riservata alle scuole, gli stessi ruoli sono affidati agli artisti della compagnia capitolina diretta da Eleonora Abbagnato: l’étoile Rebecca Bianchi (4; 6; 9 ore 20) e la prima ballerina Federica Maine (5 ore 15; 9 ore 11 per le scuole), rispettivamente con il primo ballerino Claudio Cocino (4; 6; 9 ore 20) e il solista Giacomo Castellana (5 ore 15; 9 ore 11 per le scuole). Nei ruoli di Olga e Lenskij, complementari a quelli dei protagonisti, l’étoiles Susanna Salvi e Alessio Rezza (3; 5 ore 20; 8), le soliste Flavia Stocchi (4; 9 ore 20) e Marta Marigliani (6 aprile) con Simone Agrò (4; 6; 9 ore 20), Eugenia Brezzi con Mattia Tortora (5 ore 15; 9 ore 11 per le scuole). Dall’interazione fra questi quattro personaggi prendono vita i momenti chiave per lo sviluppo dell’azione drammatica che sono il cuore di Onegin: quei pas de deux fra i più belli della recente scena coreografica, innegabile specialità di Cranko.

Al Corpo di Ballo sono destinate le danze di insieme, folcloriche e contadine, ma anche i valzer, le danze borghesi e quelle aristocratiche.

Le musiche, un collage di brani di Čajkovskij elaborato da Kurt-Heinz Stolze, sono eseguite dall’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma diretta da Philip Ellis.

L’allestimento del De Nationale Opera di Amsterdam vede le scene e i costumi di Elisabeth Dalton e le luci di Steen Bjarke.

Onegin di Cranko non è una semplice versione danzata dell’Evgenij Onegin di Aleksandr Puškin, che il coreografo conobbe per la prima volta attraverso l’omonima opera di Čajkovskij. La gestualità moderna del suo linguaggio coreografico, non ricercato ma che al contrario dà un’impressione di spontaneità, è capace di tratteggiare la psicologia dei personaggi e descriverne le emozioni e i sentimenti, andando oltre quello che le parole e i sublimi versi di Puškin possono esprimere. Questo anche grazie alla perfetta aderenza emotiva tra la danza e la musica di Čajkovskij. Onegindi Cranko narra di un grande amore impossibile, quel tipo di amore che spesso anima la musica del compositore russo. Dell’opera non è stata usata nemmeno una nota. La partitura, affidata a Kurt-Heinz Stolze, è una colonna sonora che serve a narrare la vicenda. I brani scelti da altre composizioni cajkovskiane (quali Francesca da Rimini, Romeo e Giulietta, Le stagioni, Capricci di Osaka, Gli stivaletti e un gran numero di brani pianistici) forniscono l’accompagnamento ideale alle istantanee psicologiche dello ‘stile Cranko’.

Figura centrale del balletto europeo novecentesco, sudafricano (1927-1973) di famiglia israeliana, John Cranko è maturato all’ombra del Royal Ballet con Ashton, de Valois, Helpman e Tudor, fino alla decisione di spostarsi in Germania, allo Stuttgart Ballet (1961), che diresse fino alla sua morte. Qui è stato autore del cosiddetto “miracolo di Stoccarda” che ha portato la compagnia dalla provincia, all’attenzione internazionale.

Dopo la prima di giovedì 3 aprile (ore 20), Onegin di John Cranko torna in scena venerdì 4 aprile, sabato 5 (ore 15 e ore 20), domenica 6 (ore 16.30), martedì 8 (ore 20) e mercoledì 9 aprile (ore 11 turno scuole e ore 20). Lo spettacolo è preceduto dall’Anteprima giovani di mercoledì 2 aprile (ore 19) di cui sono protagonisti l’étoile Rebecca Bianchi (Tatiana), il primo ballerino Claudio Cocino (Onegin), la solista Flavia Stocchi (Olga) e Simone Agrò (Lenskij).

 

Roma, 28 marzo 2025

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Sabato 22 marzo Mariotti dirige “Ein deutsches Requiem” di Brahms

«È un viaggio meditativo e riflessivo intorno all’idea della morte, intesa non solo come parte inalienabile della vita, ma anche come passaggio obbligato verso una dimensione migliore». Così il Direttore musicale dell’Opera di Roma Michele Mariotti descrive Ein deutsches Requiem di Johannes Brahms, che interpreta per la prima volta nel concerto in programma al Teatro Costanzi sabato 22 marzo alle ore 20, trasmesso in diretta su Radio3 Rai.

«La musica di Brahms – prosegue Mariotti – pur nella sua natura matematica, riesce a non diventare mai calcolata, ma rimane sempre profonda e ricca di sorprese armoniche e melodiche. Scompare il rapporto quasi di sudditanza verso un Dio terribile. Il testo di questo Requiem, liberamente modellato dall’autore, ci parla delle fragilità umane che troveranno conforto e consolazione solo dopo la morte. Questo spiega la predominanza di tonalità calde, maggiori e proprio per questo rassicuranti».

 

Accanto a Michele Mariotti sono impegnati il soprano Carolina López Moreno, al debutto al Costanzi, e il baritono Derek Welton, che torna invece dopo aver cantato in Elektra (2010-11), Candide (2011-12) e Curlew River (Basilica di Santa Maria in Ara Coeli, 2013). L’Orchestra e il Coro, diretto da Ciro Visco, sono quelli del Teatro dell’Opera di Roma.

 

Johannes Brahms (1833-1897) ha composto Ein deutsches Requiem tra il 1854 e il 1868, ispirato probabilmente dalla morte dell’amico Robert Schumann (1856) e, sicuramente, da quella della madre (1865). A lei è dedicata la quinta parte dell’opera (Ihr habt nun Traurigkeit per soprano solo e coro). La composizione venne eseguita nella prima versione in sei movimenti il 10 aprile 1868, Venerdì Santo, nella cattedrale di Brema. Il 18 febbraio 1869 vide la luce la versione completa, con sette movimenti, al Gewandhaus di Lipsia, diretta da Karl Reinecke.

Il Requiem tedesco è il lavoro sinfonico che ha dato notorietà al compositore, allora trentacinquenne. Non si può definire un Requiem in senso propriamente liturgico poiché non ha una diretta relazione con le messe funebri. Il testo è formato da brani biblici scelti da Brahms stesso dalla traduzione tedesca di Martin Lutero.

 

La proposta sinfonica della Stagione 2024/25 dell’Opera di Roma prosegue il 28 aprile: il Costanzi ospita l’Orchestra Nazionale Barocca dei Conservatori che, diretta da Ignazio Maria Schifani, propone La gloria di primavera di Alessandro Scarlatti in occasione dei trecento anni della morte del compositore. Un progetto del Ministero dell’Università e Ricerca in collaborazione con il Conservatorio di Palermo. Il 10 maggio, invece, James Conlon dirige la Sinfonia n. 5 in re minore op. 47 di Šostakovič e la Sinfonia n. 5 in do minore op. 67 di Beethoven. La programmazione si chiude il 26 settembre 2025, con il debutto di Diego Ceretta all’Opera di Roma con il Concerto in re maggiore per violino e orchestra op. 77 di Brahms – violino solista Marc Bouchkov – e la Sinfonia n. 7 in re minore op. 70 di Dvořák.

 

Roma, 19 marzo 2025

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Streghe, maghe e incantatrici nel nuovo numero di “Calibano”

Non solo bacchette magiche, tavolette ouija e tarocchi: la magia è prima di tutto un modo di essere e concepire il mondo. Nei secoli, e ancora oggi, streghe, maghe e incantatrici rappresentano il sovvertimento di un ordine precostituito, devoto al raziocinio e all’efficienza. Attraverso di esse, e in particolare partendo dalla figura della maga Alcina, il sesto numero di “Calibano”, la rivista di attualità culturale dell’Opera di Roma realizzata in collaborazione con effequ, si interroga sul bisogno odierno di reincantare il mondo, e sull’universo di credenze e fenomeni soprannaturali che ancora sollecitano l’umanità. Il nuovo volume, che ospita un racconto inedito di Claudia Durastanti, esce in occasione dell’Alcina di Händel in scena al Costanzi dal 18 al 26 marzo. Tutte le illustrazioni, compresa per la prima volta anche l’immagine di copertina, sono state realizzate dall’artista Lucio Arese con un software di intelligenza artificiale. “Calibano. Alcina/L’incantesimo del mondo” è in vendita presso lo shop del Teatro dal 18 marzo, nelle librerie e sul sito di effequ dal 26 marzo.

Apre il volume un saggio di Paolo Pecere, il quale si interroga sulle possibilità che l’animismo e l’ecologia offrono per reinventare una visione del mondo e dei rapporti fra uomini, animali e natura. Alle radici del mito delle streghe e del sabba, tra falsi storici e artificiose ricostruzioni, ci conduce invece Giulia Paganelli. Annalisa Perrotta, docente esperta di Rinascimento, scritture femminili e studi di genere, si concentra sul potere incantatorio e seduttivo delle protagoniste femminili dell’Orlando Furioso di Ariosto e dell’Orlando Innamorato di Boiardo: Angelica, Dragoncina e Alcina. Dalla magia narrata in letteratura si passa poi al teatro barocco e ai suoi meravigliosi marchingegni scenici con un testo di Davide Daolmi, mentre sul potere incantatorio della voce, cuore pulsante dello spettacolo operistico, scrive Michela Garda. E se Andrea M. Alesci ci conduce tra gli incantesimi nascosti fra le lettere, con un saggio dedicato alla magia delle parole, dei più clamorosi casi di astrologi, illusionisti e ipnotizzatori della tv italiana racconta invece Alberto Piccinini. Le rubriche sono di Loredana Lipperini, Domitilla Pirro e Giuliano Danieli. Questo numero ospita infine un racconto inedito di Claudia Durastanti e la testimonianza di una strega, Sofia Righetti Nottegar.

«La magia è un fenomeno antichissimo, connaturato con l’uomo stesso e con ciò che lo circonda – dice Paolo Cairoli, direttore di “Calibano” –. Nonostante questo, il soprannaturale è stato la scusa per una guerra di genere drasticamente misogina, volta a disciplinare il corpo delle donne, riconducendolo nell’alveo del capitalismo patriarcale, facendone uno strumento di riproduzione, parte del generale processo di accumulazione».

Nata come spazio di approfondimento di temi di attualità ispirati agli spettacoli in scena al Teatro dell’Opera di Roma, “Calibano” esce in libreria ogni quattro mesi con un volume monografico legato a un’opera e a un tema ad essa correlata. Dal numero 0, pubblicato a gennaio 2023, su Aida e il razzismo, la rivista ha poi esplorato il femminismo con Madama Butterfly, il postumano con Mefistofele, il proibito con Salome, l’outsider con Peter Grimes e il potere con Simon Boccanegra, quest’ultimo in occasione dell’inaugurazione della Stagione 2024/25 del Teatro Costanzi. Per ogni numero, è possibile leggere gratuitamente una selezione di saggi, in italiano e in inglese, nella sezione “Calibano” del sito dell’Opera di Roma.

 

Roma, 14 marzo 2025

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“Alcina” di Händel per la prima volta al Costanzi

Dopo il successo di Giulio Cesare in Egitto della stagione 2022/2023, anche quest’anno il cartellone ospita un capolavoro barocco: Alcina di Händel. A 290 anni dalla sua prima assoluta, al Covent Garden di Londra, l’opera più famosa del compositore tedesco naturalizzato inglese viene rappresentata per la prima volta al Costanzi, dal 18 al 26 marzo. Sul podio dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma sale Rinaldo Alessandrini, che aveva diretto il Giulio Cesare nel 2023. Il Coro è diretto da Ciro Visco.

Il nuovo allestimento è una collaborazione con De Nationale Opera, dove ha debuttato nel 2015, quando il suo regista, Pierre Audi, ne era direttore artistico. Il pluripremiato regista libanese torna così all’Opera di Roma, dove ha già firmato Pelléas et Mélisande con le scene di Anish Kapoor nel 2009 e un memorabile Tristan und Isolde, opera inaugurale della stagione 2016/17. In questo spettacolo, nato già nel 2000 per il teatrino del palazzo reale di Drottningholm, vicino Stoccarda, Audi immerge la vicenda del libretto di autore ignoto adattato da L’isola di Alcina di Riccardo Broschi, basato sull’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, in un’ambientazione elegantemente essenziale, dove le scene minimali e i costumi di Patrick Kinmonth rimandano a un Settecento raffinato e le suggestive luci di Matthew Richardson esaltano una regia che mette in primo piano la gestualità degli interpreti. I protagonisti sono il soprano Mariangela Sicilia, Premio Abbiati 2025 ‘miglior cantante del 2024’, e il controtenore Carlo Vistoli, Premio Abbiati 2024 proprio per il Giulio Cesare romano, che tornano insieme sul palco della Fondazione Capitolina dopo lo straordinario successo ottenuto con l’Orfeo ed Euridice di Gluck del 2019, interpretando Alcina e Ruggiero. Quest’ultimo, nelle repliche del 21 e 26 marzo, è interpretato da Tamar Ugrekhelidze. Completano il cast Caterina Piva, nel ruolo en travesti di Bradamante/Ricciardo, Anthony Gregory in quello di Oronte, Mary Bevan che interpreta Morgana, sorella di Alcina, e infine Silvia Frigato (Oberto) e Francesco Salvadori (Melisso).

Sull’isola magica di Alcina si ritrovano e agiscono diversi personaggi, alcuni spinti dalla volontà di ritrovare affetti perduti, ovvero eroi vittime della maga che li ha trasformati in animali o elementi naturali, altri in preda all’amore, anche se non corrisposto. L’intreccio di relazioni si risolve di pari passo con il lento e progressivo crollo del mondo magico di Alcina. Mentre lei piange il suo perduto potere, gli eroi tornano alle fattezze primitive.

Dopo la prima rappresentazione, martedì 18 marzo alle ore 19.00, in diretta su Rai Radio3, Alcina di Händel, diretta da Rinaldo Alessandrini con la regia di Pierre Audi, torna in scena venerdì 21 (ore 18.00), domenica 23 (ore 16.30), martedì 25 (ore 19.00) e mercoledì 26 marzo (ore 19.00).

 

Roma, 14 marzo 2025

 

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Anna Netrebko è Tosca all’Opera di Roma

Dopo aver festeggiato alla presenza del Presidente della Repubblica Mattarella i 125 anni dalla sua prima rappresentazione assoluta lo scorso 14 gennaio, Tosca, il più romano dei capolavori di Giacomo Puccini torna all’Opera di Roma dal 1° al 6 marzo 2025 con una straordinaria protagonista: Anna Netrebko. Accanto a lei sono impegnati Yusif Eyvazov come Cavaradossi e Amartuvshin Enkbath che canta Scarpia. Nelle repliche del 2 e del 5 marzo i rispettivi ruoli sono invece incarnati da Yolanda Auyanet, Luciano Ganci e Gabriele Viviani. Sul podio è impegnato Daniel Oren. Completano il cast Gabriele Sagona come Cesare Angelotti, Domenico Colaianni nella parte del Sagrestano e Saverio Fiore come Spoletta. Orchestra e Coro, diretto da Ciro Visco, sono del Teatro dell’Opera di Roma. Con la partecipazione della Scuola di Canto Corale. La prima di sabato 1° marzo, ore 20.00, è trasmessa in diretta su Radio3 Rai.

Lo spettacolo è proposto nella versione scenica della prima rappresentazione assoluta, ricostruita dalla fondazione capitolina in collaborazione con l’Archivio Storico Ricordi nel 2015 a partire dagli originali bozzetti e, da allora, in scena regolarmente al Costanzi con la regia di Alessandro Talevi. Le scene e i costumi di Tosca, disegnati da Adolf Hohenstein, sono stati ricostruiti rispettivamente da Carlo Savi e Anna Biagiotti. Luci di Vinicio Cheli. Ospitata anche in Spagna, Israele e Giappone, questa produzione di Tosca ricostruisce per lo spettatore odierno la Roma vissuta dal compositore lucchese. «Non ho mai smesso di ammirare la sottigliezza e la cura dei particolari con cui Puccini crea i suoi scenari – dice Alessandro Talevi e il modo in cui richiedono costantemente un’indagine psicologica profonda da parte di cantanti e regista». Le vedute dell’alba romana dalla terrazza di Castel Sant’Angelo, gli interni dorati di Sant’Andrea della Valle, i rintocchi del Mattutino che Giacomo Puccini aspettava di cogliere all’alba per annotare l’intonazione corretta da inserire in partitura. Seguendo le originali volontà pucciniane, l’allestimento punta a far rivivere al pubblico l’opera così come Puccini la vide per la prima volta.

 

In occasione del 125° anniversario della prima assoluta di Tosca, per esplorarne e approfondirne la genesi, l’Opera di Roma allestisce la mostra ‘Tosca 125. Oltre la scena’, con preziosi documenti, bozzetti, fotografie, manufatti e costumi provenienti dall’Archivio Storico Ricordi e dalle proprie collezioni. Un coinvolgente percorso espositivo in sette tappe, che svela le origini di Tosca nell’omonimo dramma di Victorien Sardou ammirato da Puccini; racconta aspetti poco noti del lavoro del compositore, del suo editore e dei suoi librettisti; illustra come vennero concepite scene, costumi e attrezzeria dell’originario allestimento di Adolf Hohenstein; e narra attraverso contributi audiovisivi in che modo il Teatro dell’Opera di Roma abbia ridato vita, nei propri laboratori e sul proprio palcoscenico, alla prima Tosca. ‘Tosca 125’ è curata da Giuliano Danieli, Maria Pia Ferraris, Pierluigi Ledda e Alessandra Malusardi, ed è frutto della collaborazione istituzionale tra Teatro dell’Opera di Roma e Archivio Storico Ricordi, con l’apporto di LeviDigiLab – Fondazione Ugo e Olga Levi per i contenuti audiovisivi. Sarà fruibile gratuitamente prima e durante gli intervalli degli spettacoli, e nel corso delle visite guidate, nella sala-museo al terzo piano del Teatro Costanzi, per l’occasione rinnovata in uno spazio moderno, immersivo e dinamico, che in futuro ospiterà altre esposizioni in dialogo con la programmazione artistica del Teatro.

 

Il capolavoro di Puccini sarà ripreso nella versione della prima assoluta anche in un ulteriore periodo della Stagione in corso, dal 9 al 13 maggio 2025. A dirigere in questa occasione è James Conlon. Protagonisti Anna Pirozzi nel ruolo di Tosca, Vincenzo Costanzo in quello di Cavaradossi e Claudio Sgura come Scarpia.

 

Roma, 26 febbraio 2025

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V Edizione di “Fabbrica” Young Artist Program: nuovi bandi aperti per due tenori, un basso-baritono e un ligthing designer

La quinta edizione di “Fabbrica” dello lo Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma è appena avviata, ma sono ancora aperte le candidature per la selezione di due tenori, un basso o basso-baritono e un lighting designer. Le candidature, esclusivamente per le figure indicate, vanno inviate compilando il form di iscrizione (https://www.fabbrica.operaroma.itentro e non oltre il 31 marzo 2025.

“Fabbrica” Young Artist Program è aperto a 8 cantanti, 2 maestri collaboratori, 1 regista, 1 scenografo/a, 1 costumista e 1 lighting designer. Il programma è rivolto a giovani provenienti da tutto il mondo che abbiano voglia di trasformare la propria passione in un vero mestiere, che abbiano già terminato un percorso di studi attinente e che preferibilmente abbiano già maturato delle prime esperienze in palcoscenico, pronti ad intraprendere la delicata fase di passaggio tra la fine degli studi e l’inizio della carriera vera e propria. L’obiettivo del bando è selezionare un gruppo che unisca le principali professionalità coinvolte nella produzione di un’opera lirica. Sono previsti 19 mesi di lavoro e una borsa di studio complessiva di 20.900€ per ogni partecipante erogata mensilmente.

Il progetto di Fabbrica Young Artist Program è stato lanciato nel 2016 e si appresta ad avviare la sua quinta edizione. Tantissimi giovani da tutto il mondo hanno scelto Roma e l’Italia come luogo per dare inizio alla propria carriera. Il Teatro dell’Opera di Roma ha accolto oltre 60 talenti provenienti da tutti i continenti: Australia, Asia (Cina), Europa Orientale (Albania, Russia, Polonia, Ucraina), Medio Oriente (Israele, Turchia), Europa (Italia, Portogallo, Spagna, Ungheria), America Latina (Argentina, Brasile, Cile, Cuba). La scommessa iniziale è quella di arrivare a un debutto importante sul palcoscenico del Teatro dell’Opera di Roma, ma l’auspicio è che “Fabbrica” sia trampolino per carriere internazionali, per un adeguato inserimento lavorativo. Così è successo a Roberta Mantegna, soprano che ha già calcato i palcoscenici dei maggiori teatri lirici italiani ed esteri, incluso quello della Scala di Milano; ai pianisti Alessandro Stefanelli e Ramon Theobald che sono entrati rispettivamente all’Opera di Monaco di Baviera e Opera di Parigi; al regista Luis Ernesto Doñas che collabora stabilmente con il Teatro di Bergamo, lavora in sinergia tra l’Italia e Cuba, il suo paese d’origine, ed è stato assistente alla regia e alla direzione di scena ne La bohème, film-opera firmato da Mario Martone per la direzione di Michele Mariotti trasmesso dalla RAI. Nel corso delle quattro edizioni i cantanti sono stati coinvolti in moltissime produzioni in scena al Teatro dell’Opera di Roma, sono stati protagonisti di quattro prime assolute al Teatro Nazionale di cui tre completamente affidate al team creativo di “Fabbrica”: On/Off di Sara Caneva, She di Maria Kallionpää, Un romano a Marte di Vittorio Montalti, Acquaprofonda di Giovanni Sollima (Premio Abbiati per la didattica Filippo Siebaneck, 2022) e una nel corso del Caracalla Festival 2023 (Ricostruzione 1.0). La RAI ha trasmesso “L’Opera in Ambasciata a Roma e a Parigi”, film-concerto girato a Palazzo Farnese per la regia di Giulia Randazzo.

“Fabbrica” intende proseguire nel proprio ruolo di promozione della grande tradizione lirica italiana e nella sua grande capacità di attrazione per giovani artisti provenienti da tutto il mondo.

 

Per informazioni: Come partecipare

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‘TRITTICO CONTEMPORANEO’ A LA NUVOLA

 

Forte del successo delle ultime stagioni, torna la formula del Trittico di danza, tenacemente voluta da Eleonora Abbagnato. L’appuntamento è a La Nuvola dal 2 al 5 marzo, con un nuovo allestimento del Teatro dell’Opera di Roma, in coproduzione con EUR SpA. Il programma è composto da S di Philippe Kratz e In Esisto di Vittoria Girelli, due lavori del 2023 che arrivano in Italia per la prima volta, e Creature di Francesco Annarumma, una prima assoluta. Gli interpreti sono Étoiles, Primi Ballerini, Solisti e Corpo di Ballo della Fondazione Capitolina.

La serata di apre con S di Philippe Kratz. Nato nel 1985 in Germania, dopo il diploma e una prima esperienza nel Ballett Dortmund, è entrato nell’Aterballetto (2008), dove ha iniziato a creare e ad affermarsi sempre di più come coreografo. Premiato nel 2018 ad Hannover e nel 2019 dalla rivista ‘Danza&Danza’ (miglior coreografo), dal 2024 è direttore artistico del Nuovo Balletto di Toscana. Per S, Kratz si è ispirato al mito di Sisifo, condannato a spingere un masso fino alla cima della montagna per vederlo puntualmente ricadere giù e quindi ricominciare la scalata. La ripetitività dell’impresa diventa spunto per una riflessione sulla progressiva sostituzione dell’uomo con la macchina e sull’invadenza della tecnologia nella vita umana. Il tutto avviene attraverso il segno coreografico di Kratz, un linguaggio molto fisico. L’atmosfera rarefatta, creata dalla musica di Soundwalk Collective, le scene di Denis Rubinić e le luci di Valerio Tiberi, impone che tra i ballerini ci siano una particolare connessione, anche visiva, e grandissima complicità. Tra i cinque interpreti, tre uomini e due donne, il primo ballerino Claudio Cocino. Costumi di Mia Rejc Prajninger.

Si prosegue con Creature, nuova creazione di Francesco Annarumma sulla Sonata n.1 “The 12th Room” di Ezio Bosso. Napoletano, nato nel 1988, allo Staatstheater am Gärtnerplatz ha raggiunto la maturità artistica, come ballerino e come coreografo. In quest’ultimo ambito si è presto affermato in Europa. Nel 2023 le prime commissioni da parte della direttrice della Scuola di Danza dell’Opera di Roma, per i cui allievi ha creato Atto Due e Match!. Sempre Eleonora Abbagnato, gli affida ora sedici ballerini della Compagnia, tra cui le étoiles Alessandra Amato e Susanna Salvi e le prime ballerine Federica Maine e Marianna Suriano. Annarumma, con il suo stile neoclassico-contemporaneo che non lascia nulla all’improvvisazione, si è lasciato ispirare completamente dalla musica di Ezio Bosso e dai danzatori, veri protagonisti sotto forma di creature. Sono uccelli, animali liberi che, in una situazione in cui si percepisce qualcosa di cupo, riescono a vedere la luce e a farla vedere al pubblico. È un balletto che parla di relazioni, di leggerezza e di emotività. Interpretando sé stessi, i ballerini arrivano a raccontare qualcos’altro, un messaggio emotivo che il pubblico è lasciato libero di interpretare. I costumi sono di Anna Biagiotti, le luci di Valerio Tiberi.

Chiude la serata In Esisto di Vittoria Girelli. La coreografa italiana, classe 1997, è già affermata in Germania, ma al debutto con l’Opera di Roma. Formatasi all’Accademia del Teatro alla Scala e poi all’English National Ballet School, dal 2016 fa parte dello Stuttgart Ballet, di cui è Demi-Soloist dalla stagione 2022-23. Ha creato In Esisto nel 2023 sull’omonima musica appositamente composta da Davidson Jaconello. L’ispirazione è nata dal movimento artistico anni Sessanta ‘Light and Space’, che incentrava la ricerca sull’influenza che le forme geometriche e l’uso della luce possono avere sull’ambiente e sulla percezione dello spettatore. Avvalendosi della collaborazione di un artista come A.J. Weissbard per le scene e le luci, Girelli crea un ‘luogo-non luogo’, inizialmente asettico e senza identità, che con la musica, le luci, i movimenti, e le varie personalità e anime dei dodici ballerini che entrano in scena si evolve. Con le atmosfere primordiali che evocano diverse sensazioni accompagna il pubblico in un viaggio sul filo dell’essere e del non essere. I bianchi costumi, semplici ma efficaci, sono firmati dalla stessa Vittoria Girelli.

Dopo la prima di domenica 2 marzo, ore 18.00, Trittico Contemporaneo torna in scena, sempre a La Nuvola, martedì 4 (ore 21.00) e mercoledì 5 marzo (ore 21.00).

 

Biglietti in vendita: sul sito https://www.operaroma.it/spettacoli/trittico-contemporaneo-2/ e al botteghino del Teatro dell’Opera; presso La Nuvola solo in occasione degli spettacoli, a partire da un’ora prima dell’inizio.

 

Roma, 21 febbraio 2025

 

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Dietro la maschera di ‘Lucrezia Borgia’ con Roberto Abbado e Valentina Carrasco

«Date al vostro mostro un’anima di madre, e il mostro interesserà e moverà alle lagrime» scriveva Victor Hugo nella prefazione alla sua Lucrèce Borgia. Ispirandosi all’idea di maschera mostruosa che percorre il dramma dello scrittore francese, Valentina Carrasco, la regista argentina che ha inaugurato la Stagione 2019/20 con Les vêpres siciliennes, firma per l’Opera di Roma, dal 16 al 23 febbraio 2025, un nuovo allestimento di Lucrezia Borgia di Gaetano Donizetti, su libretto di Felice Romani tratto dall’omonima tragedia di Hugo. «“La maschera di una donna è sacra come il volto di un uomo”, ci dice il poeta francese. Noi – spiega Carrasco – abbiamo fatto della maschera la corazza di cui fa uso l’eroina per nascondere la sua mostruosità ma anche la sua debolezza. Lucrezia Borgia è una donna da temere, implacabile. Una (aimè rara) figura femminile vittimaria e non vittima. La vogliamo così, pericolosa, spietata, orrenda e inarrestabile, come quella scelta da Donizetti e Hugo, non quella reale, saggia e misurata». Sul podio è chiamato un esperto belcantista come Roberto Abbado: «È con molto entusiasmo – dichiara il direttore – che mi accingo a dirigere questo bellissimo Notturno brillante donizettiano il quale, accanto ai quattro ruoli protagonistici, grazie ad una drammaturgia tesa ed avvincente, presenta sette altri importanti ruoli, una vera e propria corrente che attraversa trasversalmente tutta l’opera».

Nel ruolo del titolo si alternano Lidia Fridman, giovanissimo talento lirico al suo debutto all’Opera di Roma, e Angela Meade, che torna al Costanzi dopo il successo di Ernani del 2022 e dopo aver cantato Turandot al Caracalla Festival 2024. Alfonso I d’Este è interpretato da Alex Esposito, Gennaro da Enea Scala e Maffio Orsini da Daniela Mack. Le scene sono di Carles Berga, i costumi di Silvia Aymonino e le luci di Marco Filibeck. Orchestra e Coro, diretto da Ciro Visco, sono del Teatro dell’Opera di Roma. La prima rappresentazione del 16 febbraio (ore 19.00) è trasmessa in diretta su Radio3 Rai.

Veleni, pugnali, esasperate passioni. L’opera di Donizetti, per la prima volta rappresentata a Milano nel 1833, è incentrata sullo storico personaggio di Lucrezia Borgia, duchessa di Ferrara e figlia illegittima del cardinale Borgia, dalla tradizione tramandata come una femme fatale spietata e avvelenatrice, dal passato oscuro e criminoso. Il compositore, insieme al librettista Felice Romani, trasse dalla tragedia di Hugo un melodramma a tinte forti, che alterna toni grotteschi a momenti di grande patetismo e in cui la protagonista trova riscatto nell’amore materno per il figlio Gennaro.

 

Valentina Carrasco è nota per le sue collaborazioni con il collettivo catalano La Fura dels Baus. Con la compagnia ha allestito spettacoli al Forum Universale delle Culture a Barcellona (2004), al Beiteddine Art Festival a Beirut e per l’apertura della Biennale d’Arte Contemporanea di Valencia. È anche co-autrice di XXX, lo spettacolo più rappresentato del collettivo. In solitaria ha firmato, tra le varie produzioni, la prima mondiale di una nuova versione del ciclo wagneriano al Colón di Buenos Aires, The turn of the Screw all’Opéra di Lione, Don Giovanni a Perm – diretto da Teodor Currentzis e vincitore del Golden Mask di Mosca –, La bella dormente nel bosco di Respighi all’Opéra National du Rhin di Strasburgo e La Favorite al Teatro Donizetti di Bergamo, vincitore di un Premio Abbiati come migliore spettacolo dell’anno (2022). Per l’Opera di Roma, oltre ad aver inaugurato la Stagione 2019/20, ha firmato anche la Proserpina di Rihm al Teatro Nazionale e Carmen alle Terme di Caracalla.

 

Direttore principale della Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna, Roberto Abbado ha diretto produzioni e prime rappresentazioni assolute in alcuni fra i più prestigiosi teatri del mondo. Primo direttore d’orchestra italiano sul podio dell’ormai tradizionale Concerto di Capodanno al Teatro La Fenice di Venezia nel 2004, è stato insignito nel 2008 del Premio Abbiati come Miglior direttore d’orchestra dell’anno, «per la compiuta maturità interpretativa, l’ampiezza e la curiosità del repertorio nel quale ha offerto esiti rimarchevoli attraverso un’intensa attività stagionale». Torna all’Opera di Roma dopo aver diretto, a marzo 2024, la prima esecuzione assoluta di una nuova versione del melologo Bandiere Nere di Fabio Vacchi e la Madama Butterfly firmata da Àlex Ollé nel 2023.

 

Nel ruolo della protagonista Lidia Fridman, soprano belcantista drammatico al suo debutto con l’Opera di Roma. Classe 1996, negli ultimi anni ha debuttato i principali ruoli di belcanto, con recenti successi che includono Norma al Théâtre de la Monnaie e Lucrezia Borgia al MÜPA Festival di Budapest e poi al Teatro Verdi di Trieste. Si è inoltre recentemente distinta cantando Abigaille in Nabucco e Amelia in Un ballo in maschera, entrambe le volte sotto la direzione di Riccardo Muti, con cui ha collaborato anche per il concerto “Puccini secondo Muti” in scena alle Mura Storiche di Lucca nel giugno scorso. Accanto a lei, come Alfonso I d’Este, canta Alex Esposito, Premio Abbiati 2007 come Miglior cantante. Torna all’Opera di Roma dopo aver interpretato Don Basilio ne Il barbiere di Siviglia a Caracalla nel 2022 e nell’opera-film firmato da Mario Martone che ha inaugurato la Stagione 2020/2021 del Costanzi. Nel ruolo di Gennaro è invece impegnato Enea Scala, tenore ragusano al suo debutto con la Fondazione capitolina. Apprezzato per la sua versatilità vocale e per le sue qualità sceniche, è oggi tra gli interpreti di riferimento del repertorio belcantista, specialmente belliniano e donizettiano. Nella parte di Maffio Orsini canta il mezzosoprano Daniela Mack, anche lei per la prima volta sul palco dell’Opera di Roma. Completano il cast Raffaele Feo (Jeppo Liverotto), Arturo Espinosa (Don Apostolo Gazella), Alessio Verna (Ascanio Petrucci), Eduardo Niave (Oloferno Vitellozzo), diplomato “Fabbrica” Young Artist Program dell’Opera di Roma, Roberto Accurso (Gubetta), Enrico Casari (Rustighello), Rocco Cavalluzzi (Astolfo).

 

Nelle repliche del 19, 21 e 23 febbraio, Lucrezia Borgia è interpretata dal soprano americano Angela Meade; Alfonso I d’Este da Carlo Lepore, apprezzatissimo Gianni Schicchi nella scorsa stagione dell’Opera di Roma; Gennaro da Michele Angelini; Maffio Orsini da Teresa Iervolino.

 

La prima rappresentazione è prevista domenica 16 febbraio ore 19.00 ed è trasmessa in diretta su Radio3 Rai. Repliche martedì 18 (ore 20.00), mercoledì 19 (ore 20.00), giovedì 20 (ore 20.00), venerdì 21 (ore 20.00), sabato 22 (ore 18.00) e domenica 23 febbraio (ore 16.30). Anteprima giovani in programma sabato 15 febbraio ore 19.00. Lezione di opera con Giovanni Bietti sabato 8 febbraio alle 18.00.

 

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Memoria genera Futuro 2025

Dal 21 al 31 gennaio, il programma di Roma Capitale per il Giorno della Memoria 2025: mostre, incontri, visite guidate, presentazioni di libri, eventi per le scuole, concerti, spettacoli e proiezioni cinematografiche.

A 80 anni dall’ingresso dell’Armata Rossa nel campo di messa a morte di Auschwitz – Birkenau, il 27 gennaio 1945, dal 21 al 31 gennaio, Roma Capitale celebra il Giorno della Memoria delle  vittime della Shoah, ossia lo sterminio del popolo ebraico,  e  della  persecuzione, la prigionia e la morte nei lager nazisti di Sinti e Rom, omosessuali, Testimoni di Geova, militari e oppositrici e oppositori del fascismo e del nazismo  di tutta Europa con un calendario di 40 iniziative promosse dall’Assessorato alla Cultura nell’ambito del progetto Memoria genera Futuro.

Attraverso mostre, incontri, visite guidate, presentazioni di libri, concerti, spettacoli e proiezioni cinematografiche in 24 spazi culturali diffusi su tutto il territorio, si intende promuovere la conoscenza e la memoria sulla tragedia del nazifascismo per far vivere nel presente i valori di uguaglianza, giustizia, libertà, rispetto della vita e della dignità umana alla base della nostra democrazia e convivenza civile e contro ogni forma di sopraffazione e discriminazione.

Un’iniziativa resa possibile grazie all’impegno delle principali Istituzioni cittadine, delle associazioni locali e nazionali e delle tante studiose e studiosi, scrittrici e scrittori, artiste e artisti che interverranno.

“Memoria genera Futuro 2025” è un’iniziativa promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, con il coordinamento del Dipartimento Attività Culturali, in collaborazione con l’Istituzione Sistema Biblioteche e Centri Culturali, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e le altre istituzioni cittadine: Fondazione Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Fondazione Cinema per Roma, Fondazione Musica per Roma, Azienda Speciale Palaexpo, Fondazione Teatro dell’Opera di Roma, Fondazione Teatro di Roma – Teatro Nazionale, e ancora Comunità Ebraica di Roma-Centro di Cultura ebraico, Centro ebraico Il Pitigliani, Fondazione Museo della Shoah, Istituto Polacco di Roma, UCEI – Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, le Associazioni della Casa della Memoria e della Storia, Teatro Biblioteca Quarticciolo, Teatro del Lido di Ostia, Teatro Tor Bella Monaca, Teatro Villa Pamphilj. Comunicazione di Zètema Progetto Cultura.

Lunedì 27 gennaio, nel Giorno della Memoria 2025, un triplice appuntamento musicale attende i cittadini: alle ore 18.00 e alle ore 19.00, presso l’Auditorium del MUSEO DELL’ARA PACIS, a cura della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma, prenderà vita il Recital per pianoforte e voce con le artiste di “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma con musiche di repertorio scritte dai grandi compositori di origine ebraica ed eseguite per l’occasione dalla soprano Sofia Barbashova e dalla pianista Zenoviia-Anna Danchak; alle ore 20.00, al CENTRO EBRAICO ITALIANO IL PITIGLIANI in via Arco de’ Tolomei, si terrà il concerto Storie e canti degli ebrei d’Europa a cura della Comunità Ebraica di Roma – Centro di Cultura Ebraica, del Centro Ebraico Il Pitigliani, della Fondazione Museo della Shoah e dell’Istituto Polacco di Roma. Bente Kahan, musicista norvegese di origine ebraica che da anni propone performance teatrali e musicali concentrate sull’eredità culturale ebraica, sarà accompagnata dal violinista Marco Valabrega in un repertorio di canti, musiche e racconti della vita delle loro famiglie. Insieme interpreteranno canzoni e poesie scritte nei ghetti di Vilnius, Cracovia, Varsavia e Terezin (Prenotazione al seguente link: Gli eventi di Gennaio 2025 al Pitigliani).

 

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Torna all’Opera di Roma “Carmen” firmata dal coreografo Bubeníček

Terzo titolo della stagione di danza 2024-25 è Carmen, proposto dal 26 al 31 gennaio nella lettura di Jiří Bubeníček, commissionato da Eleonora Abbagnato nel 2018 e vincitore del Premio migliore produzione coreografica EuropainDanza 2019. Noto per essere stato uno dei ballerini icona di John Neumeier, il coreografo cèco torna alle origini letterarie della novella di Prosper Mérimée con novità sui personaggi ma anche sul piano musicale, e con l’inserimento di brani di flamenco eseguiti dal vivo. In scena con il Corpo di Ballo del Teatro, Javier Rojas del Birmingham Royal Ballet, al suo debutto al Costanzi. Sul podio Manuel Coves.

La versione di Bubeníček si focalizza sulla storia di Passione e di Morte che vede protagonista la celebre sigaraia con la quale si sono misurati i più grandi coreografi di fama internazionale. La creazione, fedele al testo, si svolge sulle note di Georges Bizet, Manuel de Falla, Isaac Albéniz, Mario Castelnuovo-Tedesco e Gabriele Bonolis.

Il coreografo descrive così la protagonista del suo balletto in due atti: “È una creatura totalmente libera, ferina. Uno spirito selvaggio, come un cavallo non domato. Quando José prova a convincerla a iniziare una nuova vita accanto a lui, formare una famiglia, insomma cercare una stabilità, lei si ribella e gli risponde che più lui le chiede questo e più lei si allontanerà. È una bellissima zingara, piena di energia e di desiderio, assetata dei piaceri della vita”.

Le scene e le luci, dalla forte valenza drammaturgica, nelle quali si susseguono le varie situazioni narrate dal balletto, sono di Gianni Carluccio. I costumi di Anna Biagiotti.

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