“Tosca” come la vide Puccini, in scena fino al 16 dicembre

Il capolavoro di Puccini, che ha visto il suo debutto nel nostro Teatro il 14 gennaio del 1900, rimane in scena fino al 16 dicembre, nell’allestimento storico firmato da Alessandro Talevi ricostruito sui bozzetti originali di Adolf Hohenstein. Sul podio Stefano Ranzani. Questa la sfida che ha voluto accettare il giovane regista sudafricano: fare una regia viva e credibile con i mezzi di oltre un secolo fa. E racconta: “Un amico, noto direttore d’orchestra, una volta mi ha detto: ‘Tosca deve essere così noiosa per te. Non c’è assolutamente niente da fare per un regista!’. In realtà stava esprimendo un equivoco comune, e cioè che i personaggi sono semplicistici e che l’azione musico-drammatica è così ovvia da aver bisogno di poche indicazioni registiche di base e un tocco degli interpreti perché l’opera prenda vita. Tuttavia, avendo convissuto con questa produzione per tre anni dal 2015 con l’opportunità di portare lo spettacolo in Paesi tanto diversi come Giappone, Israele, Spagna, non ho mai smesso di ammirare la sottigliezza e il dettaglio con cui Puccini crea i suoi scenari, e il modo in cui richiedono costantemente un’indagine psicologica profonda da parte di cantanti e regista”. E continua Talevi: “La sfida per un regista di Tosca è rivelare queste sottigliezze drammatiche a un cast di cantanti in continuo cambiamento, i quali spesso hanno recitato quel ruolo centinaia di volte in altre produzioni, per non parlare del pubblico che potrebbe aver visto tante di quelle recite!

Rifacendo Tosca qui a Roma, ho scoperto una cosa molto interessante: se chiedo a un cantante di limitarsi a pronunciare le sue battute senza la melodia (per fissare un particolare dettaglio di motivazione drammatica), anche una Tosca famosa o un arcinoto Cavaradossi a volte non riescono a ricordare le parole senza la melodia. Questo semplice esercizio è spia di un problema comune: i cantanti molto spesso “si esprimono” automaticamente attraverso la melodia che ormai conoscono, e dimenticano il significato del testo e tutte le sue sfumature.

Una produzione come questa, che rivive più volte in un anno con cast diversi, non sarà sempre la stessa, né dovrebbe! Ciascun cantante porta il proprio talento drammatico e la propria esperienza, nonché particolari qualità vocali e abilità tecniche. Per questo trovo molto utile riportare i cantanti al testo, alle motivazioni che stanno dietro alla sapiente architettura pucciniana, così da riscoprire la sincerità e la ragione di ogni azione drammatica in scena.