Torniamo a Caracalla con “Carmen” di Bizet dal 15 luglio al 4 agosto

Tra i titoli di opera che segneranno il ritorno della stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma alle Terme di Caracalla non poteva mancare Carmen di Georges Bizet, in scena dal 15 luglio al 4 agosto per un totale di cinque recite, con la regia di Valentina Carrasco, nell’edizione ambientata sulla frontiera fra Messico e Stati Uniti, rappresentata con grande successo, sempre a Caracalla, nel 2017 e 2018; sul podio il maestro Jordi Bernàcer.  Nei panni della eroina ribelle Carmen ritorna Veronica Simeoni che aveva già vestito i panni della protagonista del capolavoro di Bizet nella prima edizione del 2016. Don José sarà interpretato da Saimir Pirgu, Luca Micheletti sarà Escamillo, Mariangela Sicilia sarà Micaëla. A completare il cast di zingari, contabbandieri e brigadieri ci saranno Anna Pennisi (Mercedes), Giulia Mazzola (Frasquita), Michele Patti (Dancairo), Marcello Nardis (Remendado) e, dalla “Fabbrica” dell’Opera di Roma, Alessandro Della Morte (Zuniga) e Arturo Espinosa (Morales).  Repliche il 19, 23, 28 luglio e 4 agosto.

L’allestimento di Valentina Carrasco –  che vede anche la partecipazione del Corpo di Ballo dell’Opera di Roma impegnato nelle coreografie di Erika Rombaldoni e Massimiliano Volpini e la partecipazione della Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera – porta il pubblico in una terra di confine tra Messico e Stati Uniti, grazie anche al supporto delle scene di Samal Blak, i costumi di Luis F. Carvalho e le luci di Peter van Praet, per raccontare una storia che attraverso le vicende di amore e morte tra la celebre gitana e il tenente Don José, si soffermi su tematiche profondamente legate alla condizione dell’uomo oggi.

“Trovare un universo per Carmen che riesca ad allontanarsi dai cliché che di solito accompagnano l’opera, è una grande sfida. – ha affermato la regista Carrasco. – D’altra parte, una visione troppo astratta non ci permette di comunicare uno degli aspetti più importanti del personaggio, la sua marginalità. La grande singolarità di Carmen come eroina, consiste nel fatto che essendo una donna socialmente di bassa condizione sociale, può “permettersi” di essere libera. Molto diversamente da Don Giovanni – personaggio con cui condivide il bisogno assoluto di libertà (non soltanto amorosa, ma libertà totale) – lei non è nobile, ma lavora in una fabbrica, non ha casa, ma è nomade, e soprattutto, non è uomo. È un’eroina tragica senza averne quasi il diritto. Partendo da questo presupposto e dal fatto che i conflitti presenti nell’opera sono di assoluta attualità, abbiamo ambientato l’azione nella frontiera tra il Messico e gli Stati Uniti. Questo ci permette di dare una caratterizzazione nella quale un ceto sociale povero, marginale, svalutato, quello dei lavoratori e immigrati illegali messicani, va incontro ad un altro che, pur considerandosi superiore, non riesce a comprendere il mistero della loro cultura, ma ne è affascinato. Il contesto attuale, col ritorno delle divisioni nazionali, l’ascesa del maschilismo e la condizione degradata della donna, fa di questa opera e le riflessioni che innesca, una questione più che mai necessaria”.

 

 

Roma, 13 giugno 2022