SCUOLA DI DANZA: AVVISO DI SELEZIONE STRAORDINARIA

È INDETTA UNA SELEZIONE STRAORDINARIA PER L’AMMISSIONE AL CORSO PREPARATORIO PROFESSIONALE  ISTITUITO ALLA SCUOLA DI DANZA PER L’ANNO SCOLASTICO 2025/2026 E RIVOLTO AD ALLIEVI DI ETÀ COMPRESA TRA I 17 E I 23 ANNI. LA PROVA DI SELEZIONE, CONSISTENTE IN UNA LEZIONE DI DANZA CLASSICA, È PROGRAMMATA PER

LUNEDÌ  9 GIUGNO 2025 – ORE 12,30

O, IN ALTERNATIVA, PER

DOMENICA 6 LUGLIO 2025 – ORE 12,30

PRESSO LA SCUOLA DI DANZA DELLA FONDAZIONE TEATRO DELL’OPERA VIA OZIERI, 8 – ROMA

PER PRENOTARE LA PARTECIPAZIONE A UNA DELLE DUE GIORNATE DI SELEZIONE, GLI INTERESSATI DOVRANNO TRASMETTERE UNA MAIL DI RICHIESTA ALL’INDIRIZZO SCUOLA.BALLO@OPERAROMA.IT INDICANDO I PROPRI DATI ANAGRAFICI, LA DATA SCELTA E UN RECAPITO TELEFONICO.

I CANDIDATI DOVRANNO PRESENTARSI ALLA SELEZIONE 30 MINUTI PRIMA DELL’INIZIO DELLA PROVA MUNITI, SE MAGGIORENNI, DI VALIDO DOCUMENTO DI RICONOSCIMENTO; I MINORI D’ETÀ NON ACCOMPAGNATI DA UN FAMILIARE MAGGIORENNE POTRANNO ACCEDERE ALLA PROVA PREVIA CONSEGNA DI UNA SPECIFICA AUTORIZZAZIONE ALLA PARTECIPAZIONE REDATTA E SOTTOSCRITTA DAI PROPRI GENITORI.

Per maggiori informazioni chiamare il numero della Scuola di Danza 06-70301405

 

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Passi nel Futuro: il 12 aprile spettacolo degli allievi della Scuola di Danza alla mostra “Il Tempo del Futurismo”

I giovani allievi della Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma danzeranno all’interno delle sale della mostra “Il Tempo del Futurismo” in uno spettacolo inclusivo che coinvolgerà il pubblico interpretando dal vivo il dinamismo del movimento artistico protagonista della rassegna: Passi nel Futuro, sabato 12 aprile
(Ore 12.00 | 14.00 | 15.30) alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.

La GNAMC, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, diretta da Renata Cristina Mazzantini, ospita sabato 12 aprile uno spettacolo di danza all’interno delle sale del museo. A esibirsi in tre performances alle ore 12.00, 14.00 e 15.30, i giovani allievi della Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma, diretti da Eleonora Abbagnato. I ragazzi e le ragazze, di età compresa tra i 10 e i 12 anni, danzeranno davanti a una selezione di opere all’interno della mostra “Il Tempo del Futurismo”, tra cui la Caduta degli Angeli di Gaetano Previati, Bambina che corre sul balcone di Giacomo Balla, Danseuse (ballerina in blue) di Gino
Severini, di recente entrata a far parte della mostra e proveniente da collezione privata. Il progetto, dedicato in particolare alle famiglie e ai bambini, valorizza il movimento e il linguaggio della danza per interpretare dal vivo il dinamismo che caratterizza il Futurismo e per descrivere e raccontare anche ai più piccoli alcuni dei capolavori esposti in mostra. I giovani allievi del Teatro dell’Opera, interpreteranno le opere danzando una coreografia di Giovanni Castelli e, nell’ottica della massima inclusione, inviteranno i visitatori a riprodurre azioni e movimenti attraverso la forza del gesto e dell’osservazione partecipata.
Le performance, della durata di 45 minuti ciascuna, sono incluse nel biglietto di ingresso al museo. La partecipazione del pubblico sarà soggetta alla capienza dei posti disponibili nelle sale. La mostra “Il Tempo del Futurismo”, presentata alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, è promossa e sostenuta dal Ministero della Cultura e curata da Gabriele Simongini. La mostra celebra l’ottantesimo anniversario dalla scomparsa del fondatore del Futurismo, Filippo Tommaso Marinetti, avvenuta il 2 dicembre 1944, esponendo circa 350 opere d’arte oltre a centocinquanta oggetti, tra cui arredi, film, libri e manifesti, insieme con un idrovolante, automobili, motociclette e strumenti scientifici d’epoca, con un’attenzione particolare alla matrice letteraria del movimento marinettiano. Per far immergere il visitatore nell’atmosfera futurista, l’esposizione è arricchita da due installazioni site specific di Magister Art e di Lorenzo Marini ed è vivacizzata da eventi di approfondimento.

Consigliata la prenotazione a: gan-amc.prenotazioni@cultura.gov.it
Performance inclusa nel prezzo del biglietto di ingresso, escluse le gratuità previste per legge.
Per acquistare i biglietti visitare il seguente link: bit.ly/LAGNtickets

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Il debutto di Calixto Bieito a Roma con il dittico “Suor Angelica / Il Prigioniero”

«Ciò che lega questi due capolavori è la condizione di claustrofobica prigionia che attanaglia e annienta i protagonisti, cui si unisce la loro speranza delusa». Così Michele Mariotti, Direttore musicale dell’Opera di Roma, racconta la terza e ultima tappa del “Trittico ricomposto”, progetto da lui fortemente voluto e realizzato in collaborazione con il Festival Puccini di Torre del Lago. Dal 23 aprile al 2 maggio al Teatro Costanzi va in scena il dittico formato da Suor Angelica di Giacomo Puccini e da Il Prigioniero di Luigi Dallapiccola, che segna il debutto nella Fondazione capitolina del regista spagnolo Calixto Bieito. Il nuovo allestimento vede le scene di Anna Kirsch, i costumi di Ingo Krügler e le luci di Michael Bauer. Orchestra e Coro, diretto da Ciro Visco, sono del Teatro dell’Opera di Roma.

Dopo Il tabarro / Il castello del Principe Barbablù e Gianni Schicchi / L’heure espagnole, il Trittico pucciniano viene ‘ricomposto’ in un nuovo dittico, che celebra insieme il centenario della morte di Puccini, che cadeva lo scorso anno e attorno al quale è nato questo progetto, e i 50 anni dalla scomparsa di Dallapiccola, avvenuta a Firenze nel 1975. I tre atti unici novecenteschi sono stati scelti anche per assonanza tematica con le altrettante opere del Trittico pucciniano: nel primo accostamento l’incomunicabilità di coppia, nel secondo i drammi familiari, in quest’ultima giustapposizione la violenza e la privazione della libertà espresse attraverso il fanatismo religioso.

«In Suor Angelica – prosegue Mariotti – è commovente vedere come Puccini, con delicate tinte color pastello, descriva un universo femminile composto da donne di differenti caratteri e temperamenti, che il voto preso non può e non deve nascondere. Diversa è l’atmosfera del Prigioniero, la cui indicazione iniziale del compositore, “stridente”, introduce subito in un clima di orrore, delirio e crudeltà. Può una madre sopravvivere al proprio figlio torturato? Può un essere umano avere ancora la forza di sperare nella libertà? Può un’amicizia rivelarsi talmente crudele dopo averti fatto sognare la fine dei tormenti? Queste sono le situazioni descritte dalla musica di Dallapiccola, che alterna momenti di lancinante violenza ad altri più onirici».

Protagonista di Suor Angelica è il soprano Corinne Winters: vincitrice dell’OPER! AWARD 2025 come ‘miglior cantante femminile’, torna a Roma dopo gli straordinari successi dei Dialogues des Carmélites e di Káťa Kabanová. Con lei si alterna Yolanda Auyanet (24 e 27 aprile): il soprano spagnolo, impegnata lo scorso marzo proprio al Costanzi come Tosca, è al debutto assoluto nel ruolo di Suor Angelica. Marie-Nicole Lemieux, la zia Principessa, è invece al suo debutto con la Fondazione Capitolina. Completano il cast dell’atto unico pucciniano Annunziata Vestri (Badessa), Irene Savignano (Suora Zelatrice), Carlotta Vichi (Maestra delle Novizie), Laura Cherici (Suor Genovieffa), Ilaria Sicignano (Suor Dolcina), Marianna Mappa (Prima cercatrice), Claudia Farneti (Seconda cercatrice), Caterina D’Angelo (Seconda conversa) e, dal progetto ‘Fabbrica’ Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma, Jessica Ricci (Suor Osmina / La novizia), Maria Elena Pepi (Suora infermiera) e Sofia Barbashova (Prima conversa).

Protagonista del Prigioniero è invece il sempre più apprezzato Mattia Olivieri: dopo una carriera internazionale, che lo ha portato a debuttare non solo in Europa, ma anche oltreoceano, al Metropolitan Opera di New York (2023), torna al Costanzi dove ha cantato la prima ed unica volta in Così fan tutte firmata da Graham Vick (2016/17). Il baritono è affiancato da Ángeles Blancas nella parte della Madre e da John Daszak (Il Carceriere/Il Grande Inquisitore) oltre che da Arturo Espinosa (Secondo sacerdote) e Nicola Straniero (Primo sacerdote), quest’ultimo talento diplomato del progetto ‘Fabbrica’ Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma.

Atto unico affidato esclusivamente a voci femminili, Suor Angelica, con Il tabarro e Gianni Schicchi, compone il Trittico, l’ultimo lavoro compiuto di Puccini. Nato durante la prima guerra mondiale, proprio per questo ha debuttato al Metropolitan di New York il 14 dicembre 1918, e solo dopo in Italia, come desiderato da Puccini, proprio al Teatro Costanzi l’11 gennaio 1919. Le due rappresentazioni diedero luogo a pareri contrastanti. Suor Angelica, la preferita di Puccini tra le tre, fu molto apprezzata a Roma, meno a New York. Il libretto, fallito il tentativo di collaborazione con Gabriele D’Annunzio, è stato affidato a Giovacchino Forzano.

Il Prigioniero è un’opera in un prologo e 1 atto, su musica e libretto di Luigi Dallapiccola, ispirata al racconto La torture par l’espérance di Philippe-Auguste Villiers de l’Isle Adam e al romanzo La légende d’Ulenspiegel et de Lamme Goedzak (1868) di Charles de Coster. Iniziata dal compositore istriano nel 1944, come nel caso de Il Trittico in tempi di guerra, è andata in scena per la prima volta al Teatro Comunale di Firenze il 20 maggio 1950, dopo l’esecuzione radiofonica nell’Auditorium Rai di Torino diretta da Hermann Scherchen. All’Opera di Roma manca dall’unica altra rappresentazione, il 19 febbraio 1964, diretta da Antal Dorati, regia di Luigi Squarzina.

 

La prima rappresentazione del dittico Suor Angelica / Il Prigioniero, diretto da Michele Mariotti con la regia di Calixto Bieito, mercoledì 23 aprile (ore 20), è trasmessa in diretta su Radio3 Rai e ripresa da Rai Cultura che la trasmetterà su Rai5 in data da definirsi. Lo spettacolo torna in scena giovedì 24 aprile (ore 20), sabato 26 (ore 18), domenica 27 (ore 16.30), martedì 29 aprile (ore 20) e venerdì 2 maggio (ore 20).

 

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Compie 250 anni “Il re pastore” di Mozart in scena al Nazionale

Una nuova produzione per celebrare i 250 anni de Il re pastore di Wolfgang Amadeus Mozart, che l’Opera di Roma mette in scena da mercoledì 14 maggio al Teatro Nazionale. Il raro titolo mozartiano è affidato alla regista Cecilia Ligorio, che debutta con la Fondazione Capitolina ed è affiancata da Gregorio Zurla per le scene, da Vera Pierantoni Giua per i costumi e da Fabio Barettin per le luci. Sul podio Manlio Benzi dirige l’Orchestra dell’Opera di Roma. Dopo la prima del 14 maggio (ore 20), quattro le repliche fino al venerdì 23 maggio.

Protagonista nella parte di Alessandro, il monarca razionalista deus ex machina della vicenda, il tenore Juan Francisco Gatell. Sul versante idilliaco, ispirato all’Arcadia, spicca la figura di Aminta, il re del titolo che, suo malgrado, deve passare dalla condizione pastorale alla condizione regale. A incarnarlo il soprano Miriam Albano. L’amore è ben rappresentato dalle figure femminili cui danno voce Francesca Pia Vitale, nei panni della ninfa Elisa amata da Aminta, e Benedetta Torre, in quelli di Tamiri, la principessa in vesti da pastorella. Completa il cast Krystian Adam che interpreta Agenore, fedele amico di Alessandro.

Ultima commissione per il teatro di corte di Salisburgo, Il re pastore è stata scritta da un diciannovenne Mozart, in tempi straordinariamente brevi. La iniziò dopo il successo de La finta giardiniera a Monaco, al Salvatortheater il 13 gennaio 1775. Solo pochi mesi dopo, il 23 aprile 1775, Il re pastore vede la sua prima esecuzione assoluta a Salisburgo. Il libretto di Pietro Metastasio esalta tutte le virtù ispiranti la politica asburgica. Un soggetto ideale per l’occasione celebrativa per la quale fu stato commissionato: la visita dell’Arciduca Massimiliano, il più giovane figlio di Maria Teresa, in viaggio da Vienna verso l’Italia.

“Amore contro ragion di Stato”: è questo il tema del dramma scritto da Metastasio nel 1751, mentre era «poeta cesareo» proprio alla corte viennese dell’imperatrice Maria Teresa. Lo ritroviamo nel Re pastore di Mozart, insieme a tutti gli elementi metastasiani: quelli tipici dell’Illuminismo, quelli del clima pastorale dell’Arcadia, e quelli sentimentali, che culminano nel finale in cui trionfa Amore.

Il re pastore, definita serenata per il carattere concertante, è composta da una serie di arie introdotte da una ouverture. Per il pubblico del debutto non era previsto un apparato scenico, se non ridotto al minimo, come da tradizione della corte viennese, né un’esplicita azione teatrale, nonostante i personaggi siano fortemente caratterizzati da Mozart attraverso lo stile musicale.

L’Opera di Roma sceglie di proseguire la sua indagine nei repertori meno frequentati con produzioni pensate appositamente per lo spazio del Teatro Nazionale. Il re pastore è stato messo in scena solo un’altra volta nel teatro della capitale, il 13 ottobre 1988, diretto da Wolfgang Rennert, con la regia di Sandro Sequi.

Dopo la prima rappresentazione, mercoledì 14 maggio alle 20.00, anche in diretta su Radio3 Rai, Il re pastore di Mozart torna in scena al Teatro Nazionale venerdì 16 maggio (ore 20), domenica 18 (ore 16.30), mercoledì 21 (ore 20) e venerdì 23 (ore 20).

 

La nuova proposta del Teatro Nazionale prosegue, dal 18 al 24 ottobre 2025, con un dittico che unisce Il diario di uno scomparso di Janáček – in continuità con la proposta del compositore ceco di questi anni, di cui sono state rappresentate Kát’a Kabanová, Da una casa di morti e Jenůfa – e La voix humaine di Poulenc. La nuova regia è affidata ad Andrea Bernard, Premio Abbiati 2024. Nel primo titolo sono impegnati il tenore Matthias Koziorowski e il mezzosoprano Veronica Simeoni. La donna de La voix humaine è invece Anna Caterina Antonacci, già straordinaria protagonista dei Dialogues des Carmélites di Poulenc che ha inaugurato la stagione 2022/23. I due atti unici sono proposti nella versione con pianoforte eseguita da Donald Sulzen.

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Nicoletta Manni e Friedemann Vogel per la prima volta insieme in “Onegin” di Cranko

«La tua Tatiana è un personaggio vero, in carne ed ossa. Devi trasmettere verità per evitare di cadere nella trappola del melodramma». Siamo a Roma nel 1996 e così Reid Anderson-Graefe parla ad Alessandra Ferri, protagonista dell’Onegin di John Cranko, in scena per la prima e unica altra volta al Teatro dell’Opera. A distanza di quasi 30 anni Anderson-Graefe, già direttore dello Stuttgart Ballet e custode dell’eredità artistica di Cranko, è nuovamente supervisore coreografico del balletto in programma al Teatro Costanzi dal 3 al 9 aprile, con Anteprima Giovani il 2 aprile (ore 19). Dramma in danza per eccellenza, ispirato al romanzo in versi di Aleksandr Puškin, Onegin è considerato espressione ed esempio perfetto dello ‘stile Cranko’ per genialità narrativa e spessore drammatico, uno dei capolavori della seconda metà del nostro secolo tra i balletti di questo filone. Anderson-Graefe è assistito da Yseult Lendvai, tra le elette interpreti del personaggio di Tatiana dopo Marcia Haydée, musa di Cranko che ha danzato in questo ruolo alla prima assoluta di Onegin sessant’anni fa, il 13 aprile 1965, a Stoccarda.

A far rivivere la grande storia d’amore infelice narrata nell’Evgenij Onegin da Puškin, sono state chiamate due stelle: Nicoletta Manni e Friedemann Vogel. Già interpreti di Tatiana e Onegin, i protagonisti, li interpretano per la prima volta l’una accanto all’altro, alla prima di giovedì 3 aprile alle 20.00, il 5 (ore 20) e l’8 aprile. Nicoletta Manni debutta così all’Opera di Roma nel ruolo che le è valso il titolo di étoile del Teatro alla Scala di Milano. Friedemann Vogel, star internazionale spesso ospite della Fondazione Capitolina, torna in uno dei suoi ruoli d’elezione, in cui ha debuttato nel 2015. Il danzatore viene dallo Stuttgart Ballet, che Cranko ha diretto dal 1961 alla morte, nel 1973. Qui la sua eredità è custodita e trasmessa.

Nelle altre quattro repliche fino al 9 aprile, cui si aggiunge una rappresentazione riservata alle scuole, gli stessi ruoli sono affidati agli artisti della compagnia capitolina diretta da Eleonora Abbagnato: l’étoile Rebecca Bianchi (4; 6; 9 ore 20) e la prima ballerina Federica Maine (5 ore 15; 9 ore 11 per le scuole), rispettivamente con il primo ballerino Claudio Cocino (4; 6; 9 ore 20) e il solista Giacomo Castellana (5 ore 15; 9 ore 11 per le scuole). Nei ruoli di Olga e Lenskij, complementari a quelli dei protagonisti, l’étoiles Susanna Salvi e Alessio Rezza (3; 5 ore 20; 8), le soliste Flavia Stocchi (4; 9 ore 20) e Marta Marigliani (6 aprile) con Simone Agrò (4; 6; 9 ore 20), Eugenia Brezzi con Mattia Tortora (5 ore 15; 9 ore 11 per le scuole). Dall’interazione fra questi quattro personaggi prendono vita i momenti chiave per lo sviluppo dell’azione drammatica che sono il cuore di Onegin: quei pas de deux fra i più belli della recente scena coreografica, innegabile specialità di Cranko.

Al Corpo di Ballo sono destinate le danze di insieme, folcloriche e contadine, ma anche i valzer, le danze borghesi e quelle aristocratiche.

Le musiche, un collage di brani di Čajkovskij elaborato da Kurt-Heinz Stolze, sono eseguite dall’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma diretta da Philip Ellis.

L’allestimento del De Nationale Opera di Amsterdam vede le scene e i costumi di Elisabeth Dalton e le luci di Steen Bjarke.

Onegin di Cranko non è una semplice versione danzata dell’Evgenij Onegin di Aleksandr Puškin, che il coreografo conobbe per la prima volta attraverso l’omonima opera di Čajkovskij. La gestualità moderna del suo linguaggio coreografico, non ricercato ma che al contrario dà un’impressione di spontaneità, è capace di tratteggiare la psicologia dei personaggi e descriverne le emozioni e i sentimenti, andando oltre quello che le parole e i sublimi versi di Puškin possono esprimere. Questo anche grazie alla perfetta aderenza emotiva tra la danza e la musica di Čajkovskij. Onegindi Cranko narra di un grande amore impossibile, quel tipo di amore che spesso anima la musica del compositore russo. Dell’opera non è stata usata nemmeno una nota. La partitura, affidata a Kurt-Heinz Stolze, è una colonna sonora che serve a narrare la vicenda. I brani scelti da altre composizioni cajkovskiane (quali Francesca da Rimini, Romeo e Giulietta, Le stagioni, Capricci di Osaka, Gli stivaletti e un gran numero di brani pianistici) forniscono l’accompagnamento ideale alle istantanee psicologiche dello ‘stile Cranko’.

Figura centrale del balletto europeo novecentesco, sudafricano (1927-1973) di famiglia israeliana, John Cranko è maturato all’ombra del Royal Ballet con Ashton, de Valois, Helpman e Tudor, fino alla decisione di spostarsi in Germania, allo Stuttgart Ballet (1961), che diresse fino alla sua morte. Qui è stato autore del cosiddetto “miracolo di Stoccarda” che ha portato la compagnia dalla provincia, all’attenzione internazionale.

Dopo la prima di giovedì 3 aprile (ore 20), Onegin di John Cranko torna in scena venerdì 4 aprile, sabato 5 (ore 15 e ore 20), domenica 6 (ore 16.30), martedì 8 (ore 20) e mercoledì 9 aprile (ore 11 turno scuole e ore 20). Lo spettacolo è preceduto dall’Anteprima giovani di mercoledì 2 aprile (ore 19) di cui sono protagonisti l’étoile Rebecca Bianchi (Tatiana), il primo ballerino Claudio Cocino (Onegin), la solista Flavia Stocchi (Olga) e Simone Agrò (Lenskij).

 

Roma, 28 marzo 2025

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Sabato 22 marzo Mariotti dirige “Ein deutsches Requiem” di Brahms

«È un viaggio meditativo e riflessivo intorno all’idea della morte, intesa non solo come parte inalienabile della vita, ma anche come passaggio obbligato verso una dimensione migliore». Così il Direttore musicale dell’Opera di Roma Michele Mariotti descrive Ein deutsches Requiem di Johannes Brahms, che interpreta per la prima volta nel concerto in programma al Teatro Costanzi sabato 22 marzo alle ore 20, trasmesso in diretta su Radio3 Rai.

«La musica di Brahms – prosegue Mariotti – pur nella sua natura matematica, riesce a non diventare mai calcolata, ma rimane sempre profonda e ricca di sorprese armoniche e melodiche. Scompare il rapporto quasi di sudditanza verso un Dio terribile. Il testo di questo Requiem, liberamente modellato dall’autore, ci parla delle fragilità umane che troveranno conforto e consolazione solo dopo la morte. Questo spiega la predominanza di tonalità calde, maggiori e proprio per questo rassicuranti».

 

Accanto a Michele Mariotti sono impegnati il soprano Carolina López Moreno, al debutto al Costanzi, e il baritono Derek Welton, che torna invece dopo aver cantato in Elektra (2010-11), Candide (2011-12) e Curlew River (Basilica di Santa Maria in Ara Coeli, 2013). L’Orchestra e il Coro, diretto da Ciro Visco, sono quelli del Teatro dell’Opera di Roma.

 

Johannes Brahms (1833-1897) ha composto Ein deutsches Requiem tra il 1854 e il 1868, ispirato probabilmente dalla morte dell’amico Robert Schumann (1856) e, sicuramente, da quella della madre (1865). A lei è dedicata la quinta parte dell’opera (Ihr habt nun Traurigkeit per soprano solo e coro). La composizione venne eseguita nella prima versione in sei movimenti il 10 aprile 1868, Venerdì Santo, nella cattedrale di Brema. Il 18 febbraio 1869 vide la luce la versione completa, con sette movimenti, al Gewandhaus di Lipsia, diretta da Karl Reinecke.

Il Requiem tedesco è il lavoro sinfonico che ha dato notorietà al compositore, allora trentacinquenne. Non si può definire un Requiem in senso propriamente liturgico poiché non ha una diretta relazione con le messe funebri. Il testo è formato da brani biblici scelti da Brahms stesso dalla traduzione tedesca di Martin Lutero.

 

La proposta sinfonica della Stagione 2024/25 dell’Opera di Roma prosegue il 28 aprile: il Costanzi ospita l’Orchestra Nazionale Barocca dei Conservatori che, diretta da Ignazio Maria Schifani, propone La gloria di primavera di Alessandro Scarlatti in occasione dei trecento anni della morte del compositore. Un progetto del Ministero dell’Università e Ricerca in collaborazione con il Conservatorio di Palermo. Il 10 maggio, invece, James Conlon dirige la Sinfonia n. 5 in re minore op. 47 di Šostakovič e la Sinfonia n. 5 in do minore op. 67 di Beethoven. La programmazione si chiude il 26 settembre 2025, con il debutto di Diego Ceretta all’Opera di Roma con il Concerto in re maggiore per violino e orchestra op. 77 di Brahms – violino solista Marc Bouchkov – e la Sinfonia n. 7 in re minore op. 70 di Dvořák.

 

Roma, 19 marzo 2025

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Streghe, maghe e incantatrici nel nuovo numero di “Calibano”

Non solo bacchette magiche, tavolette ouija e tarocchi: la magia è prima di tutto un modo di essere e concepire il mondo. Nei secoli, e ancora oggi, streghe, maghe e incantatrici rappresentano il sovvertimento di un ordine precostituito, devoto al raziocinio e all’efficienza. Attraverso di esse, e in particolare partendo dalla figura della maga Alcina, il sesto numero di “Calibano”, la rivista di attualità culturale dell’Opera di Roma realizzata in collaborazione con effequ, si interroga sul bisogno odierno di reincantare il mondo, e sull’universo di credenze e fenomeni soprannaturali che ancora sollecitano l’umanità. Il nuovo volume, che ospita un racconto inedito di Claudia Durastanti, esce in occasione dell’Alcina di Händel in scena al Costanzi dal 18 al 26 marzo. Tutte le illustrazioni, compresa per la prima volta anche l’immagine di copertina, sono state realizzate dall’artista Lucio Arese con un software di intelligenza artificiale. “Calibano. Alcina/L’incantesimo del mondo” è in vendita presso lo shop del Teatro dal 18 marzo, nelle librerie e sul sito di effequ dal 26 marzo.

Apre il volume un saggio di Paolo Pecere, il quale si interroga sulle possibilità che l’animismo e l’ecologia offrono per reinventare una visione del mondo e dei rapporti fra uomini, animali e natura. Alle radici del mito delle streghe e del sabba, tra falsi storici e artificiose ricostruzioni, ci conduce invece Giulia Paganelli. Annalisa Perrotta, docente esperta di Rinascimento, scritture femminili e studi di genere, si concentra sul potere incantatorio e seduttivo delle protagoniste femminili dell’Orlando Furioso di Ariosto e dell’Orlando Innamorato di Boiardo: Angelica, Dragoncina e Alcina. Dalla magia narrata in letteratura si passa poi al teatro barocco e ai suoi meravigliosi marchingegni scenici con un testo di Davide Daolmi, mentre sul potere incantatorio della voce, cuore pulsante dello spettacolo operistico, scrive Michela Garda. E se Andrea M. Alesci ci conduce tra gli incantesimi nascosti fra le lettere, con un saggio dedicato alla magia delle parole, dei più clamorosi casi di astrologi, illusionisti e ipnotizzatori della tv italiana racconta invece Alberto Piccinini. Le rubriche sono di Loredana Lipperini, Domitilla Pirro e Giuliano Danieli. Questo numero ospita infine un racconto inedito di Claudia Durastanti e la testimonianza di una strega, Sofia Righetti Nottegar.

«La magia è un fenomeno antichissimo, connaturato con l’uomo stesso e con ciò che lo circonda – dice Paolo Cairoli, direttore di “Calibano” –. Nonostante questo, il soprannaturale è stato la scusa per una guerra di genere drasticamente misogina, volta a disciplinare il corpo delle donne, riconducendolo nell’alveo del capitalismo patriarcale, facendone uno strumento di riproduzione, parte del generale processo di accumulazione».

Nata come spazio di approfondimento di temi di attualità ispirati agli spettacoli in scena al Teatro dell’Opera di Roma, “Calibano” esce in libreria ogni quattro mesi con un volume monografico legato a un’opera e a un tema ad essa correlata. Dal numero 0, pubblicato a gennaio 2023, su Aida e il razzismo, la rivista ha poi esplorato il femminismo con Madama Butterfly, il postumano con Mefistofele, il proibito con Salome, l’outsider con Peter Grimes e il potere con Simon Boccanegra, quest’ultimo in occasione dell’inaugurazione della Stagione 2024/25 del Teatro Costanzi. Per ogni numero, è possibile leggere gratuitamente una selezione di saggi, in italiano e in inglese, nella sezione “Calibano” del sito dell’Opera di Roma.

 

Roma, 14 marzo 2025

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“Alcina” di Händel per la prima volta al Costanzi

Dopo il successo di Giulio Cesare in Egitto della stagione 2022/2023, anche quest’anno il cartellone ospita un capolavoro barocco: Alcina di Händel. A 290 anni dalla sua prima assoluta, al Covent Garden di Londra, l’opera più famosa del compositore tedesco naturalizzato inglese viene rappresentata per la prima volta al Costanzi, dal 18 al 26 marzo. Sul podio dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma sale Rinaldo Alessandrini, che aveva diretto il Giulio Cesare nel 2023. Il Coro è diretto da Ciro Visco.

Il nuovo allestimento è una collaborazione con De Nationale Opera, dove ha debuttato nel 2015, quando il suo regista, Pierre Audi, ne era direttore artistico. Il pluripremiato regista libanese torna così all’Opera di Roma, dove ha già firmato Pelléas et Mélisande con le scene di Anish Kapoor nel 2009 e un memorabile Tristan und Isolde, opera inaugurale della stagione 2016/17. In questo spettacolo, nato già nel 2000 per il teatrino del palazzo reale di Drottningholm, vicino Stoccarda, Audi immerge la vicenda del libretto di autore ignoto adattato da L’isola di Alcina di Riccardo Broschi, basato sull’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, in un’ambientazione elegantemente essenziale, dove le scene minimali e i costumi di Patrick Kinmonth rimandano a un Settecento raffinato e le suggestive luci di Matthew Richardson esaltano una regia che mette in primo piano la gestualità degli interpreti. I protagonisti sono il soprano Mariangela Sicilia, Premio Abbiati 2025 ‘miglior cantante del 2024’, e il controtenore Carlo Vistoli, Premio Abbiati 2024 proprio per il Giulio Cesare romano, che tornano insieme sul palco della Fondazione Capitolina dopo lo straordinario successo ottenuto con l’Orfeo ed Euridice di Gluck del 2019, interpretando Alcina e Ruggiero. Quest’ultimo, nelle repliche del 21 e 26 marzo, è interpretato da Tamar Ugrekhelidze. Completano il cast Caterina Piva, nel ruolo en travesti di Bradamante/Ricciardo, Anthony Gregory in quello di Oronte, Mary Bevan che interpreta Morgana, sorella di Alcina, e infine Silvia Frigato (Oberto) e Francesco Salvadori (Melisso).

Sull’isola magica di Alcina si ritrovano e agiscono diversi personaggi, alcuni spinti dalla volontà di ritrovare affetti perduti, ovvero eroi vittime della maga che li ha trasformati in animali o elementi naturali, altri in preda all’amore, anche se non corrisposto. L’intreccio di relazioni si risolve di pari passo con il lento e progressivo crollo del mondo magico di Alcina. Mentre lei piange il suo perduto potere, gli eroi tornano alle fattezze primitive.

Dopo la prima rappresentazione, martedì 18 marzo alle ore 19.00, in diretta su Rai Radio3, Alcina di Händel, diretta da Rinaldo Alessandrini con la regia di Pierre Audi, torna in scena venerdì 21 (ore 18.00), domenica 23 (ore 16.30), martedì 25 (ore 19.00) e mercoledì 26 marzo (ore 19.00).

 

Roma, 14 marzo 2025

 

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Anna Netrebko è Tosca all’Opera di Roma

Dopo aver festeggiato alla presenza del Presidente della Repubblica Mattarella i 125 anni dalla sua prima rappresentazione assoluta lo scorso 14 gennaio, Tosca, il più romano dei capolavori di Giacomo Puccini torna all’Opera di Roma dal 1° al 6 marzo 2025 con una straordinaria protagonista: Anna Netrebko. Accanto a lei sono impegnati Yusif Eyvazov come Cavaradossi e Amartuvshin Enkbath che canta Scarpia. Nelle repliche del 2 e del 5 marzo i rispettivi ruoli sono invece incarnati da Yolanda Auyanet, Luciano Ganci e Gabriele Viviani. Sul podio è impegnato Daniel Oren. Completano il cast Gabriele Sagona come Cesare Angelotti, Domenico Colaianni nella parte del Sagrestano e Saverio Fiore come Spoletta. Orchestra e Coro, diretto da Ciro Visco, sono del Teatro dell’Opera di Roma. Con la partecipazione della Scuola di Canto Corale. La prima di sabato 1° marzo, ore 20.00, è trasmessa in diretta su Radio3 Rai.

Lo spettacolo è proposto nella versione scenica della prima rappresentazione assoluta, ricostruita dalla fondazione capitolina in collaborazione con l’Archivio Storico Ricordi nel 2015 a partire dagli originali bozzetti e, da allora, in scena regolarmente al Costanzi con la regia di Alessandro Talevi. Le scene e i costumi di Tosca, disegnati da Adolf Hohenstein, sono stati ricostruiti rispettivamente da Carlo Savi e Anna Biagiotti. Luci di Vinicio Cheli. Ospitata anche in Spagna, Israele e Giappone, questa produzione di Tosca ricostruisce per lo spettatore odierno la Roma vissuta dal compositore lucchese. «Non ho mai smesso di ammirare la sottigliezza e la cura dei particolari con cui Puccini crea i suoi scenari – dice Alessandro Talevi e il modo in cui richiedono costantemente un’indagine psicologica profonda da parte di cantanti e regista». Le vedute dell’alba romana dalla terrazza di Castel Sant’Angelo, gli interni dorati di Sant’Andrea della Valle, i rintocchi del Mattutino che Giacomo Puccini aspettava di cogliere all’alba per annotare l’intonazione corretta da inserire in partitura. Seguendo le originali volontà pucciniane, l’allestimento punta a far rivivere al pubblico l’opera così come Puccini la vide per la prima volta.

 

In occasione del 125° anniversario della prima assoluta di Tosca, per esplorarne e approfondirne la genesi, l’Opera di Roma allestisce la mostra ‘Tosca 125. Oltre la scena’, con preziosi documenti, bozzetti, fotografie, manufatti e costumi provenienti dall’Archivio Storico Ricordi e dalle proprie collezioni. Un coinvolgente percorso espositivo in sette tappe, che svela le origini di Tosca nell’omonimo dramma di Victorien Sardou ammirato da Puccini; racconta aspetti poco noti del lavoro del compositore, del suo editore e dei suoi librettisti; illustra come vennero concepite scene, costumi e attrezzeria dell’originario allestimento di Adolf Hohenstein; e narra attraverso contributi audiovisivi in che modo il Teatro dell’Opera di Roma abbia ridato vita, nei propri laboratori e sul proprio palcoscenico, alla prima Tosca. ‘Tosca 125’ è curata da Giuliano Danieli, Maria Pia Ferraris, Pierluigi Ledda e Alessandra Malusardi, ed è frutto della collaborazione istituzionale tra Teatro dell’Opera di Roma e Archivio Storico Ricordi, con l’apporto di LeviDigiLab – Fondazione Ugo e Olga Levi per i contenuti audiovisivi. Sarà fruibile gratuitamente prima e durante gli intervalli degli spettacoli, e nel corso delle visite guidate, nella sala-museo al terzo piano del Teatro Costanzi, per l’occasione rinnovata in uno spazio moderno, immersivo e dinamico, che in futuro ospiterà altre esposizioni in dialogo con la programmazione artistica del Teatro.

 

Il capolavoro di Puccini sarà ripreso nella versione della prima assoluta anche in un ulteriore periodo della Stagione in corso, dal 9 al 13 maggio 2025. A dirigere in questa occasione è James Conlon. Protagonisti Anna Pirozzi nel ruolo di Tosca, Vincenzo Costanzo in quello di Cavaradossi e Claudio Sgura come Scarpia.

 

Roma, 26 febbraio 2025

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V Edizione di “Fabbrica” Young Artist Program: nuovi bandi aperti per due tenori, un basso-baritono e un ligthing designer

La quinta edizione di “Fabbrica” dello lo Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma è appena avviata, ma sono ancora aperte le candidature per la selezione di due tenori, un basso o basso-baritono e un lighting designer. Le candidature, esclusivamente per le figure indicate, vanno inviate compilando il form di iscrizione (https://www.fabbrica.operaroma.itentro e non oltre il 31 marzo 2025.

“Fabbrica” Young Artist Program è aperto a 8 cantanti, 2 maestri collaboratori, 1 regista, 1 scenografo/a, 1 costumista e 1 lighting designer. Il programma è rivolto a giovani provenienti da tutto il mondo che abbiano voglia di trasformare la propria passione in un vero mestiere, che abbiano già terminato un percorso di studi attinente e che preferibilmente abbiano già maturato delle prime esperienze in palcoscenico, pronti ad intraprendere la delicata fase di passaggio tra la fine degli studi e l’inizio della carriera vera e propria. L’obiettivo del bando è selezionare un gruppo che unisca le principali professionalità coinvolte nella produzione di un’opera lirica. Sono previsti 19 mesi di lavoro e una borsa di studio complessiva di 20.900€ per ogni partecipante erogata mensilmente.

Il progetto di Fabbrica Young Artist Program è stato lanciato nel 2016 e si appresta ad avviare la sua quinta edizione. Tantissimi giovani da tutto il mondo hanno scelto Roma e l’Italia come luogo per dare inizio alla propria carriera. Il Teatro dell’Opera di Roma ha accolto oltre 60 talenti provenienti da tutti i continenti: Australia, Asia (Cina), Europa Orientale (Albania, Russia, Polonia, Ucraina), Medio Oriente (Israele, Turchia), Europa (Italia, Portogallo, Spagna, Ungheria), America Latina (Argentina, Brasile, Cile, Cuba). La scommessa iniziale è quella di arrivare a un debutto importante sul palcoscenico del Teatro dell’Opera di Roma, ma l’auspicio è che “Fabbrica” sia trampolino per carriere internazionali, per un adeguato inserimento lavorativo. Così è successo a Roberta Mantegna, soprano che ha già calcato i palcoscenici dei maggiori teatri lirici italiani ed esteri, incluso quello della Scala di Milano; ai pianisti Alessandro Stefanelli e Ramon Theobald che sono entrati rispettivamente all’Opera di Monaco di Baviera e Opera di Parigi; al regista Luis Ernesto Doñas che collabora stabilmente con il Teatro di Bergamo, lavora in sinergia tra l’Italia e Cuba, il suo paese d’origine, ed è stato assistente alla regia e alla direzione di scena ne La bohème, film-opera firmato da Mario Martone per la direzione di Michele Mariotti trasmesso dalla RAI. Nel corso delle quattro edizioni i cantanti sono stati coinvolti in moltissime produzioni in scena al Teatro dell’Opera di Roma, sono stati protagonisti di quattro prime assolute al Teatro Nazionale di cui tre completamente affidate al team creativo di “Fabbrica”: On/Off di Sara Caneva, She di Maria Kallionpää, Un romano a Marte di Vittorio Montalti, Acquaprofonda di Giovanni Sollima (Premio Abbiati per la didattica Filippo Siebaneck, 2022) e una nel corso del Caracalla Festival 2023 (Ricostruzione 1.0). La RAI ha trasmesso “L’Opera in Ambasciata a Roma e a Parigi”, film-concerto girato a Palazzo Farnese per la regia di Giulia Randazzo.

“Fabbrica” intende proseguire nel proprio ruolo di promozione della grande tradizione lirica italiana e nella sua grande capacità di attrazione per giovani artisti provenienti da tutto il mondo.

 

Per informazioni: Come partecipare

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