“Danzatrice del secolo” per la rivista ‘TIME’, “Icona del secolo” per ‘People’, “Tesoro nazionale” per il Presidente Gerald R. Ford, Martha Graham (1894-1991) è una pioniera della danza moderna, tra le più importanti coreografe americane del XX secolo. A lei è dedicato Omaggio a Martha Graham, in scena in anteprima per le scuole martedì 3 dicembre alle 11.00 e poi per tutti dal 4 dicembre (ore 20.00) al Teatro Nazionale. Protagoniste le giovani stelle della Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma diretta da Eleonora Abbagnato. Il programma della serata, inedita per la Fondazione capitolina, si compone di due parti: nella prima la “Tecnica Graham” viene presentata con una lezione dimostrativa tenuta da Jacqueline Bulnes. Nella seconda viene proposto un trittico di coreografie di Graham, che firma anche i costumi, riprese dalla Bulnes stessa con Lorenzo Pagano: Steps in the street, Prelude to Action (entrambe da Chronicle, 1936) e Panorama (1935). I balletti, creati quando l’ombra della guerra incombeva sull’Europa, sono particolarmente d’impatto, rappresentativi dello stile della coreografa e portatori di un suo chiaro pensiero e messaggio politico.
Dopo la recita riservata alle scuole martedì 3 dicembre (ore 11) e il debutto di mercoledì 4 (ore 20), Omaggio a Martha Graham torna in scena giovedì 5 (ore 20.00), venerdì 6 (ore 17.00 e ore 20.00) e sabato 7 dicembre (ore 18.00).
Steps in the street e Prelude to Action fanno parte di un’opera più ampia, Chronicle, presentata per la prima volta al Guild Theatre di New York il 20 dicembre 1936. È la risposta di Martha Graham alla tragedia della guerra che minacciava l’Europa, una delle sue coreografie più popolari e d’impatto, oltre che esplicitamente politica. In Steps in the Streets ritrae l’oppressione nei confronti degli ebrei, il dolore delle persone e la devastazione dello spirito, non tanto attraverso una rappresentazione realistica degli eventi, quanto con l’evocazione di immagini. L’intento è di universalizzare la tragedia della guerra. Prelude to Action è un’esortazione all’unità, all’azione e alla fiducia nella nostra capacità di lavorare insieme per un futuro migliore. La musica dei due pezzi è di Wallingford Riegger; quella di Steps in the Street vede la nuova orchestrazione di Justin Dello Joio. Le luci originali, di Jean Rosenthal per Steps in the Street e di Steven L. Shelley per Prelude to Action, sono riprese da Giulia Bandera.
Panorama è andato in scena per la prima volta nel 1935, nel ritiro estivo di Bennington, nel Vermont. Allora fu considerato sperimentale. Su una partitura “d’avanguardia” di Norman Lloyd, Graham ha voluto creare un balletto che evocasse il potere del popolo di operare un cambiamento. È la sua chiamata all’azione politica, il suo tentativo di risvegliare la coscienza sociale. Le luci originali di David Finley sono riprese da Giulia Bandera.
Martha Graham (Pittsburgh 1894 – New York 1991) ha fondato la prima compagnia e la scuola nel 1926, in un minuscolo studio della Carnegie Hall nel centro di Manhattan. La sua tecnica di formazione è stata terreno fertile per artisti come Erick Hawkins, Merce Cunningham, Paul Taylor e Twyla Tharp. Ha fornito a ballerini e attori un innovativo vocabolario studiato per aumentare l’attività emotiva del corpo, rendendolo strumento espressivo. Il suo approccio ha rivoluzionato la danza, influenzando e modificando questa forma d’arte in tutto il mondo. La visione e il genio creativo unicamente americani di Martha Graham le sono valsi numerosi riconoscimenti e premi. Accanto a quelli artistici figurano anche la Medaglia presidenziale della libertà conferitagli dal Presidente Gerald R. Ford e la Medaglia Nazionale delle Arti degli Stati Uniti da Ronald Reagan.
Le malinconie, le speranze e le disillusioni di Giacomo Leopardi incontrano la musica di alcuni tra i più grandi compositori. Dopo aver diretto il Simon Boccanegra, Michele Mariotti torna sul podio del Costanzi domenica 8 dicembre, alle ore 20.00, per il suo primo concerto della Stagione 2024/25, trasmesso anche in diretta su Radio3 Rai. Per l’occasione, il Direttore musicale della Fondazione Capitolina ha ideato un programma incentrato su Giacomo Leopardi, in cui brani di Schubert, Mahler e Beethoven saranno intervallati dalla lettura di alcuni testi del poeta, recitati dal vivo per l’occasione da Sergio Rubini, per la prima volta sul palco dell’Opera di Roma. Una partecipazione straordinaria, quella dell’attore e regista, che anticipa la messa in onda su Rai1 della miniserie evento in due puntate, da lui diretta, dal titolo Leopardi – Il poeta dell’infinito, prevista per il 7 e 8 gennaio 2025. Riflessioni tratte dallo Zibaldone, dai Canti e dalle Operette morali di Leopardi si alternano dunque all’esecuzione dell’Entr’acte n. 3 di Schubert dal dramma Rosamunde, al ciclo deiKindertotenlieder di Mahler (baritono solista è Markus Werba) e alla Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 55 Eroica di Beethoven. Prima del concerto, sarà proiettato su uno schermo un estratto dalla miniserie diretta da Rubini.
«Volevo costruire un programma capace di dialogare con una serie di letture e di racconti tratti dagli scritti di Leopardi, – racconta Michele Mariotti – cercando di trovare corrispondenze ed echi di certi temi poetici nella musica della sua epoca, come in Schubert e Beethoven, o in autori come Mahler, che pur lontani nel tempo sembrano condividere la sua sensibilità e la sua visione del mondo. Ad esempio Schubert, come Leopardi, viene ancora oggi spesso considerato come un compositore languido, melanconico, mentre era un uomo con una forza interiore incredibile. Mahler condivide invece con il poeta un immenso amore per la vita, che si lega al contempo a una lucida e terribile consapevolezza della tragedia insita nella stessa».
«Così come ho lavorato con i miei sceneggiatori alla serie televisiva, insieme al maestro Mariotti, che ha voluto questa serata di dialogo tra musica e poesia, ho scelto di raccontare un Leopardi diverso da quello tramandato da una tradizione a volte schematica. – dice Sergio Rubini – Leopardi non era un uomo fragile e triste, schiacciato dalla gobba e ingrigito dalla malinconia. Il suo pessimismo era piuttosto il riflesso di un immenso amore per la vita che lo portava a difendere la libertà, la bellezza, la dignità dell’essere umano contro il potere schiacciante del mondo e della Natura – temi di fronte ai quali il sempre giovane recanatese si rapporta con la forza e il coraggio di un titano.Nel tentativo di far emergere questi aspetti, ho voluto legare alcune riflessioni dello Zibaldone a una serie di letture poetiche tratte dai Canti – alcuni molto noti, come Il passero solitario e Le ricordanze, e altri meno conosciuti, penso a Il sogno -, nonché al racconto a braccio di una delle Operette morali, dove emerge un Leopardi sorprendentemente brillante e spietatamente comico. Il pensiero leopardiano, frutto di un’infaticabile e appassionata indagine sull’animo umano, inviso ai conformisti e incompreso dai suoi contemporanei, risuona straordinariamente attuale per noi uomini del Duemila grazie alla visionarietà di uno dei nostri massimi poeti, patrimonio della storia del nostro Paese, da considerarsi vera e propria icona pop».
La proposta sinfonica della Stagione 2024/25 dell’Opera di Roma prosegue sabato 22 marzo 2025, con Mariotti che propone Ein deutsches Requiem di Brahms, affiancato dal soprano Carolina López Moreno e dal baritono Derek Welton. Il 28 aprile, invece, il Costanzi ospita l’Orchestra Nazionale Barocca dei Conservatori che, diretta da Ignazio Maria Schifani, propone La gloria di primavera di Alessandro Scarlatti in occasione dei trecento anni della morte del compositore. Un progetto del Ministero dell’Università e Ricerca in collaborazione con il Conservatorio di Palermo. Il 10 maggio 2025, James Conlon dirige la Sinfonia n. 5 in re minore op. 47 di Šostakovič e la Sinfonia n. 5 in do minore op. 67 di Beethoven. La programmazione sinfonica si chiude il 26 settembre 2025, con il debutto di Diego Ceretta all’Opera di Roma con il Concerto in re maggiore per violino e orchestra op. 77 di Brahms – violino solista Marc Bouchkov – e la Sinfonia n. 7 in re minore op. 70 di Dvořák.
Al Teatro Nazionale, prendono il via i “Passaporti di Danza” con Eleonora Abbagnato: una novità assoluta della stagione 2024/25 per creare un dialogo con il pubblico sugli aspetti peculiari della danza, in relazione alla proposta artistica. Giovedì 28 novembre (ore 18.00) il primo appuntamento è con il “Passaporto Contemporaneo”. Insieme alla giornalista e critica di danza Carmela Piccione, si entra nel vivo di due spettacoli: Omaggio a Martha Graham (4-7 dicembre 2024) e Trittico Contemporaneo (2-5 marzo 2025). Presenti anche Jacqueline Bulnes e Lorenzo Pagano, per la dimostrazione di Tecnica Graham con gli allievi della Scuola di Danza, e Francesco Annarumma che presenta Creature, la sua nuova creazione nel Trittico con In Esisto di Vittoria Girelli, S di Philippe Kratz.
I prossimi appuntamenti: lunedì 17 marzo 2025 Passaporto di Danza: Onegin
mercoledì 22 ottobre 2025 Passaporto di Danza: Marco Spada
NUOVO TERMINE DI SCADENZA PER LA PRESENTAZIONE DELLA DOMANDA: 24 GENNAIO 2025
NUOVA DATA DELLA PROVA DI SELEZIONE: 27 GENNAIO 2025
INIZIO DEL CORSO DI FORMAZIONE INSEGNANTI: SETTEMBRE 2025
Il Teatro dell’Opera di Roma attraverso l’attività di alta formazione della Scuola di Danza, intende divulgare l’arte coreutica investendo risorse non solo sulla preparazione di giovani che intendono avviarsi alla professione di danzatore ma anche sulla formazione di insegnanti di danza classico-accademica che intendono accrescere e approfondire le loro competenze.
La Scuola di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma, tra le più antiche e prestigiose realtà nel settore della danza, è stata istituita nel 1928 ed è attualmente diretta dalla étoile Eleonora Abbagnato. L’obiettivo finale della Scuola è la divulgazione dell’arte coreutica, investendo non solo sulla preparazione di giovani ballerini, ma anche sulla formazione di futuri insegnanti di danza classico–accademica.
Nel tempo l’attività didattica della Scuola si è evoluta grazie a una sempre maggiore apertura alla modernizzazione, senza tuttavia mai dimenticare le tradizioni. Il metodo ad oggi consolidato nella Scuola rappresenta una eccellenza riconosciuta a livello nazionale. L’alto livello del corpo docente garantisce un’adeguata preparazione, grazie anche alla presenza dei professionisti del Teatro dell’Opera e degli esperti del settore.
Noti e prestigiosi sono i nomi che compongono il corpo docente: tra questi sicuramente Anna Maria Prina, docente di Tecnica accademica, metodologia didattica e passi scenici. Insegnante di danza classica e coreografa da oltre quarant’anni, diplomata alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala di Milano e perfezionata al Teatro Bolshoi di Mosca e al Marinskij di San Pietroburgo. La sua carriera pluridecennale la vede impegnata non solo come ballerina, ma anche come divulgatrice. Nota la sua attività come Direttrice della Scuola di Ballo dell’Accademia alla Scala di Milano e la creazione per la prima volta in Italia di un corso di perfezionamento per insegnanti fondato su disciplina, tecnica e arte.
Con l’istituzione del Triennio di formazione per insegnanti, la Scuola di Danza del Teatro dell’Opera sotto la direzione di Eleonora Abbagnato, si propone di trasferire ai partecipanti il proprio metodo didattico per l’insegnamento ai corsi inferiori della danza classica.
Il Corso, della durata di tre anni, prevede oltre all’insegnamento sia di materie teoriche sia di materie pratiche, impartite da un corpo docente di professionisti, anche il coinvolgimento degli allievi in alcune esperienze didattico-teatrali che saranno modulate nei tre anni di frequenza per un totale di 3600 ore di formazione complessive.
Applausi e grande entusiasmo ieri per étoiles, primi ballerini, solisti e Corpo di Ballo del Costanzi all’Opéra Royal de Wallonie, dove la Compagnia capitolina, diretta da Eleonora Abbagnato, ha debuttato con Giselle, per la coreografia di Carla Fracci ripresa da Gillian Whittingham, di fronte ai 1000 spettatori di una sala tutta esaurita. Un dato, questo della prima del 14 novembre, già annunciato anche alle successive quattro repliche fino al 17 novembre, tutte sold out (il 15 alle 20, il 16 alle 15 e alle 20, il 17 alle 15). Nei ruoli principali, alla “prima”, hanno danzato le étoilesRebecca Bianchi (Giselle) e Alessandra Amato (Myrtha) e i primi ballerini Michele Satriano (Albrecht) e Claudio Cocino (Hilarion). La musica di Adolph Adam è affidata all’Orchestra dell’Opéra Royal de Wallonie diretta da Alessandro Cadario.
Il titolo, il più importante del repertorio classico romantico, è l’unico del genere nel cartellone della città della Vallonia. La volontà di dare sempre più spazio al grande repertorio di balletto è storia recente, e la si deve all’attuale direzione dell’Opera di Liegi, completamente italiana, con Stefano Pace direttore generale e artistico e Giampaolo Bisanti direttore musicale. Una strada che ha incontrato facilmente quella intrapresa dal Sovrintendente dell’Opera di Roma Francesco Giambrone, in cui la danza ha un ruolo centrale, tanto da essere stata protagonista di quattro tournée internazionali nella Stagione 2023/24 del Costanzi.
Dopo esser stato portato in Oman nel 2023, il prezioso allestimento di Giselle dell’Opera di Roma ha dunque conquistato anche il Belgio: un nuovo successo per l’eccellenza italiana rappresentata da Carla Fracci, la più leggendaria interprete di Giselle, che firma la coreografia, dai costumi e le scene di Anna Anni, e soprattutto dagli interpreti, étoiles, primi ballerini, solisti e Corpo di Ballo del Teatro capitolino. Le luci sono di Jean-Michel Désiré.
Nella replica di venerdì 15 novembre Giselle è interpretata dalla prima ballerina Marianna Suriano, che debutta nel ruolo. Al suo fianco, anche nella replica del 16 (ore 20.00), i primi ballerini Claudio Cocino (Albrecht) e Federica Maine (Myrtha). Il 16, alle ore 15.00, un cast d’eccezione con tre étoiles: Rebecca Bianchi (Giselle), Alessio Rezza (Albrecht) e Alessandra Amato (Myrtha). Nel ruolo di Hilarion danzano rispettivamente Walter Maimone(16 ore 15) e Giacomo Castellana (16 ore 20.00). Domenica 17 alle 15 in scena gli stessi interpreti della “prima”.
Dopo Parigi in aprile, Dubai a maggio e Barcellona a luglio, la quarta tournée internazionale del 2024 del Corpo di Ballo dell’Opera di Roma, diretto da Eleonora Abbagnato, porta la compagnia della Fondazione capitolina a debuttare all’Opéra Royal de Wallonie di Liegi. Dal 14 al 17 novembre in Belgio va in scena Giselle con la coreografia di Carla Fracci, ripresa da Gillian Whittingham. La strada delle tournée internazionali conferma l’importanza e centralità che la danza ha nel progetto dell’Opera di Roma e che prosegue nel 2025 con Carmen di Bubeníček. Il balletto è atteso al Palais des Congrès di Parigi dal 21 al 23 febbraio, poco dopo le recite in programma al Teatro Costanzi (dal 26 al 31 gennaio). Grazie al Corpo di Ballo, il nome della Fondazione capitolina è apparso per la prima volta nel cartellone del Gran Teatre del Liceu di Barcellona con Il lago dei cigni, e ora in quello dell’Opéra Royal de Wallonie di Liegi. Per questo debutto è stato scelto un altro grande titolo del repertorio, balletto romantico per antonomasia: Giselle. Il capolavoro va in scena il 14, 15, 16 e 17 novembre nella versione firmata da Carla Fracci nel 2004, con costumi e scene di Anna Anni, le luci di Jean-Michel Désiré. Nei ruoli principali danzano le étoiles Alessandra Amato, Rebecca Bianchi e Alessio Rezza, i primi ballerini Federica Maine, Marianna Suriano, Claudio Cocino e Michele Satriano, i solisti Flavia Stocchi, Giacomo Castellana e Walter Maimone. La musica di Adolphe Adam è affidata all’Orchestra dell’Opéra Royal de Wallonie diretta da Alessandro Cadario. Il balletto, già portato con successo in Oman nel 2023, saprà incantare il pubblico della Vallonia. Lo storico Teatro di Liegi, che ha visto la posa della prima pietra nel 1818, si presenta oggi con una magnifica sala che mantiene lo splendore del passato, in stile italiano con 1000 posti a sedere, e una macchina scenica tra le più moderne al mondo.
Si intitola “Aspettando Simon Boccanegra” ed è una rassegna di quattro appuntamenti che, dal 16 al 25 novembre, anticipa la messa in scena del capolavoro verdiano che il 27 novembre inaugura, con la regia di Richard Jones e la direzione di Michele Mariotti, la Stagione 2024/25 dell’Opera di Roma (repliche fino al 5 dicembre). Il ciclo di iniziative permette al pubblico di approfondire la storia del primo doge di Genova, che in Verdi diventa figura simbolo della crisi di un sistema politico e di un sofferto scontro tra responsabilità istituzionali e affetti familiari. Oltre a incontri e lezioni d’opera, tra gli appuntamenti in rassegna anche una nuova produzione, lo spettacolo teatrale Il sogno di Simon Boccanegra, adattamento del tutto inedito dell’opera lirica di Verdi scritto e diretto da Dario D’Ambrosi, prodotto dal Teatro Patologico in collaborazione con il Teatro dell’Opera di Roma e con il supporto dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata e della Fondazione Angelini. Un progetto unico in cui mondo della lirica e dell’arteterapia si incontrano, con protagonisti sul palco gli attori con disabilità della Compagnia stabile del Patologico.
Il primo appuntamento di “Aspettando Simon Boccanegra” è in programma sabato 16 novembre alle ore 18.00 in Sala Grigia al Teatro Costanzi, con la consueta “Lezione di Opera” a cura di Giovanni Bietti, per la quale sono già esauriti tutti i biglietti. Sarà comunque possibile ascoltare gratuitamente la lezione sul sito del Teatro dell’Opera di Roma nei giorni successivi all’incontro. Tra i più apprezzati divulgatori italiani e voce radiofonica di Radio3 Rai, Bietti illustra contesto e drammaturgia del capolavoro verdiano, con esempi musicali sia dal vivo sia registrati.
Si prosegue venerdì 22 novembre (ore 17.30 in Sala Grigia al Costanzi) con la presentazione a ingresso libero del Simon Boccanegra e del quinto numero di “Calibano”, la rivista di approfondimento culturale del Teatro dell’Opera di Roma realizzata in collaborazione con effequ. Lo spettacolo è raccontato dal direttore musicale della Fondazione Capitolina Michele Mariotti. A presentare in anteprima il nuovo numero di “Calibano”, dedicato alla figura di Simon Boccanegra e al tema del potere, sono invece Paolo Cairoli, direttore della rivista, Donata Columbro, insegnante di Data Journalism al Master di giornalismo LUISS e autrice di un saggio sulle discriminazioni e sui pericoli del potere algoritmico, e il musicologo Giuliano Danieli. Quest’ultimo ha scritto per la rivista un contributo sull’evoluzione dei teatri d’opera come spazi di rappresentazione del potere nel corso dei secoli.
Sabato 23 novembre (ore 20.00) e domenica 24 novembre (ore 18.00), al Teatro Nazionale (Via del Viminale 51) va in scena lo spettacolo teatrale Il sogno di Simon Boccanegra, prodotto dal Teatro Patologico in collaborazione con il Teatro dell’Opera di Roma e con il supporto dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata e della Fondazione Angelini. Dario D’Ambrosi – regista, drammaturgo, creatore del movimento teatrale chiamato Teatro Patologico, che ha come principale mission l’integrazione delle abilità della persona con disabilità nel contesto delle Arti tutte – propone una personale rielaborazione dell’opera lirica Simon Boccanegra di Verdi, affinché lo spettacolo possa essere a misura di attore con disabilità.
«Tenendo conto delle patologie singole e condivise, il potenziale di ognuno e ciò che dalle stesse malattie può essere estrapolato (e diventare così risorsa, novità e non più disagio) – dice il registaDario D’Ambrosi – si è approfondito il materiale umano di cui ogni singolo attore disabile è prezioso portatore, ambientando lo spettacolo in un luogo inedito (un Conservatorio), dove il lavoro del Teatro Patologico nell’arte terapia si armonizza perfettamente con la messa in scena di un Simon Boccanegra assolutamente affascinante».
Lo spettacolo, che vede protagonisti sul palco gli attori con disabilità della Compagnia stabile del Patologico, racconta di uno scontro tra promotori della musica del corpo e dell’anima. Ad emergere da questo conflitto è tutta la potenza della teatralità degli attori con disabilità, che cattura la scena stravolgendo la drammaturgia classica per trasportare il pubblico nel mondo e nella musica che lo compone. La drammaturgia è di Dario D’Ambrosi, gli interventi musicali di Francesco Crudele, Ilaria Serrato e Maurizio Proietti. Scene e costumi rispettivamente di Danilo Mancini e diMario Celentano. Luci di Danilo Facco. Assistenti Matteo Binetti e Ilaria Serrato. I biglietti sono in vendita sul sito del Teatro dell’Opera di Roma e al botteghino.
Il ciclo di iniziative si conclude lunedì 25 novembreal Nuovo Teatro Ateneo della Sapienza Università di Roma. Alle ore 17.30 Michele Mariotti è ospite dell’incontro “L’opera in Sapienza: Simon Boccanegra”, promosso da Fondazione Sapienza in collaborazione col centro Sapienza CREA – Nuovo Teatro Ateneo. Mariotti parlerà del Simon Boccanegra di Verdi insieme al musicologo Fabrizio Della Seta. Modera il professor Franco Piperno. L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili previa prenotazione all’indirizzo https://www.sapienzacrea.uniroma1.it/. Le prenotazioni apriranno una settimana prima dell’incontro.
È il grande regista inglese Richard Jones a firmare lo spettacolo che il 27 novembre inaugura la Stagione 2024/25 dell’Opera di Roma: Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi. La nuova produzione, che segna il ritorno al Costanzi del regista dopo i successi de La dama di picche e Káťa Kabanová, vede impegnato sul podio il direttore musicale della Fondazione Capitolina Michele Mariotti. Protagonisti Luca Salsi nel ruolo del titolo, Eleonora Buratto come Maria Boccanegra, Michele Pertusi nella parte del nobile Jacopo Fiesco, Stefan Pop nelle vesti di Gabriele Adorno, Gevorg Hakobyan come Paolo Albiani. A firmare scene e costumi è Antony McDonald, mentre le luci sono di Adam Silverman. Coreografa per i movimenti mimici è Sarah Kate Fahie e maestro d’armi è Renzo Musumeci Greco. Orchestra e Coro, diretto da Ciro Visco, sono del Teatro dell’Opera di Roma. La serata inaugurale del 27 novembre è trasmessa da Rai Cultura in prima serata su Rai5 alle 21.15 e in diretta su Radio3 Rai alle 18.00. Repliche fino al 5 dicembre.
Intrighi politici e scontri di classe, passioni irrisolte e bramosie di potere. La storia del primo doge di Genova, Simon Boccanegra, è per Verdi un dramma sulla crisi di un sistema politico, e sul tormento di un uomo diviso tra l’amore per la figlia e il compimento dei propri doveri istituzionali. Una tragedia in cui il mare, cornice onnipresente nell’opera, è sia sfondo di una Genova in tumulto sia riflesso dell’animo inquieto dei protagonisti. Verdi tornò sulla partitura più di vent’anni dopo l’insuccesso di una prima versione, rappresentata a La Fenice di Venezia nel 1857, in un momento di svolta delle proprie concezioni drammaturgiche.
A interpretare la storia di Simon Boccanegra in questa nuova produzione per l’Opera di Roma è chiamato Richard Jones. Pluripremiato regista britannico – ha vinto nove Olivier Awards e due South Bank Show Awards – Jones lavora da più di trent’anni per i palcoscenici di tutto il mondo. Oltre a mettere in scena spettacoli nei principali teatri londinesi (Royal Opera House, English National Opera, National Theatre, Royal Shakespeare Company e Young Vic), ha collaborato con il MET di New York, i festival di Glyndebourne, Aix-en-Provence e Bregenz, l’Opéra di Parigi, Scala di Milano e, ancora negli Stati Uniti, per Broadway, il New York Public Theatre e il Park Avenue Armory Theatre. Nominato Regista dell’anno dalla rivista Opernwelt Magazine per il suo Giulio Cesare alla Bayerische Staatsoper di Monaco, è inoltre dal 2015 Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico. Tra le produzioni premiate con gli Olivier Awards si ricordano Alcina (Royal Opera House), Hänsel und Gretel (Welsh National Opera) e Lady Macbeth del distretto di Mtsensk (Royal Opera House). Torna al Costanzi dopo aver messo in scena nel 2022 Kat’a Kabanova di Janacek, spettacolo vincitore di un South Bank Show Award.
Sul podio sale invece il direttore musicale dell’Opera di Roma Michele Mariotti, che ha diretto il suo primo Simon Boccanegra nel 2007, a soli 28 anni, per l’apertura della stagione del Teatro Comunale di Bologna. Nel 2021, è tornato ad eseguire il titolo in forma di concerto, sempre con la stessa orchestra, al Festival Verdi di Parma.
«Nel Simon Boccanegra di Verdi, amore e potere si trovano crudelmente schierati l’uno contro l’altro.– dice Mariotti – Da una parte la musica esprime un’atmosfera liquida, scura e inafferrabile proprio come gli intrighi del potere, dall’altra, per mezzo del canto isolato di un fagotto o delle oscillazioni cromatiche degli archi, ci commuove. Nel finale del primo atto, ad esempio, Verdi delinea un quadro di inaudita violenza: uno scontro tra patrizi e plebei che sarà interrotto solamente dal pianto del doge che va gridando ‘pace’ e ‘amore’. Ma in un mondo così bieco non c’è posto né per l’amore né per la pace, se non quella che Simon Boccanegra troverà nell’ultimo abbraccio con il mare, che diventerà così la sua tomba».
Premio Abbiati 2017 come Miglior Direttore d’orchestra, Mariotti è ospite regolare dei principali teatri italiani e internazionali, come la Wiener Staatsoper, la Royal Opera House, la Deutsche Oper Berlin, il Festival di Salisburgo e il MET di New York. Nella stagione 2024/25 della Fondazione Capitolina dirigerà la prima delle tre riprese di Tosca firmate da Alessandro Talevi per i 125 anni del capolavoro pucciniano (14 e 16 gennaio 2025), il dittico Suor Angelica/Il prigioniero (23 aprile – 2 maggio 2025), lo Stabat Mater per la regia di Romeo Castellucci (26 – 31 ottobre 2025) e due concerti sinfonici (8 dicembre 2024 e 22 marzo 2025).
Protagonista sul palco nel ruolo del titolo il baritono Luca Salsi, già apprezzato Simon Boccanegra al Festival di Salisburgo nel 2019 e più recentemente alla Scala di Milano. Interprete di riferimento del repertorio verdiano, ha cantato nei principali teatri al mondo, tra i quali il MET di New York, la Royal Opera House e la Wiener Staatsoper. Torna al Costanzi dopo aver interpretato Michele ne Il Tabarro diretto da Mariotti nel 2022. Accanto a lui, nel ruolo di Maria Boccanegra, il soprano Eleonora Buratto, insignita del Premio Abbiati 2021 come Miglior Cantante e applauditissima Madama Butterfly nella Stagione 2022/23 dell’Opera di Roma. Al Costanzi ha già interpretato la figlia del doge nel 2012, ruolo che poi ha portato nel 2014 in tournée con l’Opera di Roma al Bunka Kaikan di Tokyo, entrambe lo volte sotto la direzione di Riccardo Muti. A cantare Jacopo Fiesco è invece il basso Michele Pertusi che, in questa veste, è già salito sui palchi di Vienna, Torino, Bologna e Parma. Il tenore Stefan Pop è invece Gabriele Adorno. Vincitore di due premi Operalia e di un Oscar della Lirica Young Generation, Pop torna sul palco della Fondazione Capitolina dopo aver cantato nel Requiem di Verdi diretto da Mariotti a febbraio 2023. Nei panni del filatore d’oro Paolo Albiani canta il baritono Gevorg Hakobyan, mentre il popolano Pietro è incarnato dal basso Luciano Leoni.
Nelle repliche del 29 novembre, 1 e 4 dicembre, Simon Boccanegra è invece interpretato dal baritono Claudio Sgura, apprezzatissimo Scarpia nella recente produzione di Tosca al Caracalla Festival e di cui tornerà a rivestire i panni, a maggio all’Opera di Roma, nella ripresa di Alessandro Talevi; Maria Boccanegra da Maria Motolygina, soprano al suo debutto con la Fondazione Capitolina; Jacopo Fiesco da Riccardo Zanellato, anche lui prima volta sul palco del Costanzi; Gabriele Adorno da Anthony Ciaramitaro, che torna all’Opera di Roma dopo aver interpretato Faust nel Mefistofele che ha inaugurato la Stagione 2023/24.
La prima rappresentazione è prevista per mercoledì 27 novembre alle ore 18.00. Repliche venerdì 29 novembre (ore 20.00), sabato 30 novembre (ore 18.00), domenica 1 dicembre (ore 16.30), martedì 3 dicembre (ore 20.00), mercoledì 4 dicembre (ore 20.00), giovedì 5 dicembre (ore 20.00). Anteprima giovani domenica 24 novembre (ore 16.30). Lezione di opera con Giovanni Bietti sabato 16 novembre (ore 18.00).
In occasione dello spettacolo inaugurale esce il quinto numero di “Calibano”, la rivista di attualità culturale dell’Opera di Roma realizzata in collaborazione con effequ che, pubblicata ogni quattro mesi, trae ispirazione dalle opere in cartellone per riflettere sul mondo di oggi. Il nuovo numero collega Simon Boccanegra al tema del potere e si interroga, con contributi che spaziano dalla nonviolenza politica all’antispecismo, dagli algoritmi alla seduzione dell’immagine televisiva, sulle molteplici forme che oggi questo assume. Tra le firme di questo numero Giancarlo De Cataldo, autore di una testimonianza sul potere visto dall’esperienza di un magistrato, e Andrea Tarabbia(Premio Campiello 2019), presente per l’occasione con un racconto inedito.
Una morte sospetta proietta un’ombra sinistra su una prima all’Opera di Roma. La scena del delitto? Il laboratorio dei costumi del Costanzi. Nell’ultimo libro di Giancarlo De Cataldo, Il bacio del calabrone – edito da Einaudi Stile Libero – le vicende del protagonista Manrico Spinori della Rocca si intrecciano inaspettatamente con il mondo dell’alta moda internazionale, per un nuovo caso da risolvere ambientato proprio dietro le quinte del Teatro lirico capitolino. Un giallo dalla trama affascinante, dal sapore classico e dal ritmo serrato, cheDe Cataldo presenta – insieme al giornalista Alberto Mattioli – martedì 5 novembre, alle ore 18.00, in Sala Grigia al Teatro Costanzi. L’appuntamento è a ingresso libero.
In questa nuova avventura, il Pm romano Manrico Spinori della Rocca viene chiamato a indagare sull’improvviso decesso di Tito Cannelli – titolare di una prestigiosa maison – avvenuto al Teatro Costanzi di Roma. Per puro caso Manrico, noto melomane, ha assistito al fatto. Nemmeno a lui è chiaro fin dall’inizio se si sia trattato di un incidente, di una fatale disgrazia o di un ingegnoso omicidio affidato a un «killer» esotico. In compenso è subito evidente che, dietro l’apparenza scintillante delle sfilate, delle creazioni esclusive, dei costosissimi pezzi unici, si agita un microcosmo complesso dove non mancano sfruttamento, avidità, corruzione. Dopo Io sono il castigo (2020), Un cuore sleale (2020), Il suo freddo pianto (2021) e Colpo di ritorno (2023), Il bacio del calabrone (2024) è il quinto libro del ciclo di romanzi – tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero – che ha come protagonista Manrico Spinori.
Giancarlo De Cataldo è nato a Taranto e vive a Roma. Ex magistrato, ha scritto romanzi e saggi di grande successo; da molti suoi libri sono stati tratti film, documentari e serie tv internazionali, come nel caso di Romanzo criminale (2002) e Suburra (2013, scritto con Carlo Bonini). Sceneggiatore e drammaturgo, è autore del libretto dell’opera di Giovanni Sollima Acqua profonda (Premio Abbiati 2021 per l’opera per giovani). È tradotto in tutto il mondo. Ha inoltre condotto programmi televisivi e attualmente collabora a «Repubblica» e «La Stampa». Per Einaudi Stile Libero, oltre al ciclo di romanzi con protagonista Manrico Spinori, è uscito nel 2022 anche il romanzo La Svedese.
A vent’anni dalla morte del suo autore, il coreografo tedesco Uwe Scholz, Il rosso e il nero fa il suo debutto assoluto a Roma. Ultimo titolo della stagione 2023/24 della Fondazione Capitolina, il balletto basato sull’omonimo romanzo storico di Stendhal va in scena al Teatro Costanzi il 26 ottobre ed entra per la prima volta nel repertorio della compagnia. La coreografia è ripresa da Giovanni Di Palma. Il nuovo allestimento è firmato da Ignasi Monreal per le scene, da Anna Biagiotti per i costumi e da Vinicio Cheli per le luci. Nel corso delle repliche, fino al 2 novembre, si alternano tre cast che vedono impegnate le étoiles Alessandra Amato, Rebecca Bianchi e Alessio Rezza, i primi ballerini Federica Maine, Marianna Suriano, Claudio Cocino e Michele Satriano e le soliste Elena Bidini e Flavia Stocchi, che con il Corpo di Ballo fanno rivivere la drammatica storia di passione e potere nata dalla penna di Stendhal nel 1830. Alla produzione partecipano gli Allievi della Scuola di Danza diretta da Eleonora Abbagnato. Il collage di musiche di Hector Berlioz adattissimo a tratteggiare il trasporto romantico dei protagonisti, con prestiti che vanno da Le Corsaire, Les Troyens, Harold en Italie, Béatrice et Bénédict, Roméo et Juliette, Le Carnaval Romain al Te Deum e alla Symphonie Funèbre et Triomphale, è eseguito dall’Orchestra del Teatro dell’Opera diretta da Martin Georgiev, che sale per la prima volta sul podio capitolino.
«Sto mettendo in scena Il rosso e il nero di Stendhalperché sento che i personaggi di questo romanzo sono veri, di carne ed ossa. Il libro contiene moltissimi monologhi interiori ed è difficile trasformare i pensieri in passi di danza». È la dichiarazione rilasciata dal ventinovenne Scholz durante le prove prima del debutto assoluto del balletto all’Opera di Zurigo nel 1988. Nei tre atti della sua composizione è riuscito a dare una veste coreografica al dramma cogliendone a pieno l’essenza. Tratteggiando la struttura del romanzo si è mantenuto fedele al modello settecentesco del “balletto d’azione” rinsaldato negli anni Sessanta da John Cranko (1927-1973), sua guida e primo grande maestro, nonostante si siano incontrati brevemente. Scholz ha iniziato a lavorare a Il rosso e nero nel 1987, l’anno in cui sarebbe ricorso il 60° compleanno di Cranko, un’occasione perfetta per una dedica al “maestro di Stoccarda”.
I primi interpreti, quelli della creazione originale di Scholz, sono stati Vladimir Derevianko (Julien), Eileen Brady (Madame de Rênal) e Lucia Isenring (Mathilde). Per il debutto assoluto de Il rosso e il nero di Scholz a Roma sono protagoniste le stelle della compagnia capitolina, con tre cast che si alternano nel corso delle sei rappresentazioni, dal 26 ottobre al 2 novembre. I primi ballerini Michele Satriano (26, 29, 30 ottobre) e Claudio Cocino (27, 31 ottobre) e l’étoile Alessio Rezza (2 novembre) vestono i panni dell’ambizioso e ardente Julien Sorel, giovane molto controverso che utilizza le sue amanti per la sua scalata sociale. Protetto dall’abate Chélan, Julien vive un’ascesa fulminea e ottiene accesso al mondo dell’aristocrazia. Si ritrova al centro della lotta per il potere ma anche di un triangolo passionale con due amanti molto diverse, così come le relazioni che intesse con loro e su cui Scholz ha costruito i passi a due del balletto: le étoilesRebecca Bianchi (26, 29, 30 ottobre) e Alessandra Amato(27, 31 ottobre) e la prima ballerina Federica Maine (2 novembre) interpretano la borghese Madame de Rênal; la prima ballerina Marianna Suriano (26, 29, 30 ottobre), in alternanza con le soliste Elena Bidini(27, 31 ottobre) e Flavia Stocchi (2 novembre), è invece la folle Mathilde de la Mole.
Lo spettacolo è preceduto dall’Anteprima giovani riservata ai minori di 30 anni, venerdì 25 ottobre alle 19.00. Dopo la prima di sabato 26 ottobre (ore 20), Il rosso e il nero di Berlioz per la coreografia di Uwe Scholz torna in scena domenica 27 (ore 16.30), martedì 29 (ore 20), mercoledì 30 (ore 20) e giovedì 31 ottobre (ore 20), sabato 2 novembre (ore 18).